Vicolo Ranocchi è una stradicciola stretta che unisce via degli Orefici e via Pescherie Vecchie. Siamo nell’antico mercato del Quadrilatero di Bologna, proprio alle spalle di piazza Maggiore, dove botteghe alimentari si alternano oggi a negozi di abbigliamento parecchio glamour, qualche mangiatoia acchiappaturisti e alcuni buoni indirizzi in cui si riversano ogni giorno centinaia di persone: molti – ma non tutti – visitatori, avventori casuali, qualche autoctono in cerca di un bicchiere di vino dopo aver fatto acquisti. Le gastronomie di Bologna la grassa sono un invito all’assaggio di salumi e formaggi, e molti esercenti non si tirano indietro trasformandosi da pizzicagnoli a osti grazie a qualche strapuntino ben piazzato ai margini dei vicoli in cui tocca fare slalom. In certi momenti un esercito di taglieri si contende lo spazio con le cassette di frutta e verdura e il pescato in mostra, pronto anche per essere cucinato e consumato in loco, o cammin facendo. Il quadrilatero è insomma un nugolo di stradine vivaci e caotiche, dall’atmosfera caratteristica, ma ormai anche un po’ turistica, che accompagna fino alla soglia dell’Osteria del Sole, in quel viottolo che un tempo ospitava rivendite di ranocchi. Dentro cambia tutto. Non perché sia immune dai flussi di curiosi e turisti, ma perché l’identità di questo posto diluisce qualunque incursione estranea dentro 500 e più anni di storia, senza mai lasciarsi contaminare.
Foto dell’archivio Bolognachecambia
Data di fondazione 1465, probabilmente l’Osteria del Sole è una delle più antiche osterie d’Italia, forse del mondo, sicuramente di Bologna. Nascosta dietro una anonima porta a vetri dagli infissi chiari, l’insegna che recita semplicemente Vino, è un precipitato di umanità varia. Giovani professionisti con giacca e cravatta, famiglie, operai, universitari in gruppo, clienti solitari, qualche personaggio un po’ scalcinato eredità di epoche passate, quartetti di amiche in chiacchiere, coppiette in amore, giovani e vecchi, stranieri arrivati alla spicciolata. Dentro c’è di tutto, perché l’Osteria del Sole tutti accoglie senza farsene scalfire, incurante monumento alla vita e all’ebbrezza. «Chi non beve è pregato di stare fuori» si legge sulla porta, e non capisci se è per un motto di spirito o per evitare l’affollamento di chi vuol solo dare un’occhiata, o di chi vorrebbe approfittare di una sedia, un tavolo e un tetto sulla testa per mangiare in santa pace il suo pasto. Suo, in senso stretto. Qui non si serve da mangiare, ma ognuno può portarsi del cibo da fuori. Che sia un fagotto preso al mercato o una schiscetta preparata a casa poco importa, ognuno provveda da sé: «Ed è per questo che al Sole si mangia bene e nessuno si è mai lamentato» scherzano. Loro pensano al bere: vini bianchi, neri, vini frizzanti, qualche Champagne e vini liquorosi. C’è anche della birra, nient’altro. «Diciamo sempre che che con l’acqua non laviamo neanche i bicchieri» fa Chiara Spolaore che aggiunge «I vecchi avventori di un tempo, che passavano sin dal mattino, brontolavano se il bicchiere non era colmo» così ancor oggi i piccoli bicchieri con lo stelo sono riempiti fino all’orlo e non far cadere neanche una goccia sembra la prova da superare per essere ammessi in questo locale.
Terza generazione alla guida del locale rilevato dalla sua famiglia nel 1945, racconta: «Il fratello di mia nonna Adele, zio Aldo Canazza, correva in bicicletta ma non vinceva mai. Una volta, dopo aver visto l’Osteria ha detto che se mai avesse vinto una gara, con i soldi del premio avrebbe comprato la licenza. Ha vinto una sola volta in vita sua, e così ha tenuto fede alla parola ed è arrivato con la famiglia qui a Bologna da Stanghella, vicino Padova». I primi tempi ci hanno anche vissuto qui all’Osteria. È stato forse l’unico momento in cui si è venduto del cibo: «perché ogni tanto mia nonna, quando cucinava, preparava delle uova sode o un po’ di pasta in più per arrotondare». Ma la tradizione vuole che qui si venda solo da bere, anche le uova sode sono sparite, pare dopo una serata tropo animata. La gente arriva, ordina al banco e si siede in uno dei grandi tavoli in comune o negli altri più piccoli. Tutto molto semplice, spartano, ma accogliente, leggero, vivace. Così sono passati gli anni e di generazione in generazione, nel 2009, alla morte del padre Luciano Spolaore, sono subentrati Chiara con il fratello Nicola e il cugino Federico che hanno lasciato le vecchie vite per occuparsi del locale. Così è stato e probabilmente così sarà per le generazioni future.
Foto dell’archivio Bolognachecambia
Il cortile, un tempo magazzino, è stato allestito con tavoli e qualche anno fa si è aggiunto un altro bancone posizionato in fondo all’Osteria e oggi usato soprattutto per gli spritz, unica deroga alla modernità, «lo ha vinto a carte tanto tempo fa mio padre dal proprietario del ristorante Rodrigo, che forse se ne voleva liberare, e così lo chiamiamo Rodrigo». Il locale è un’infilata di sale nascoste tra i palazzi del vecchio mercato, come la saletta Roversi, dedicata a Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell’università di Bologna e presidente della Fondazione Carisbo che ha contribuito a salvare l’osteria: «nell’estate del 2009 il proprietario voleva venderla a una cifra che per noi inarrivabile, Roversi l’ha fatta comprare alla Fondazione dandoci la possibilità di continuare l’attività pagando l’affitto». È una delle tante storie che custodisce l’Osteria, come quella che vuole che qui sia stato arrestato nel 1879 Giovanni Pascoli, votato come altri alla causa socialista, o come quella che racconta come Luciano, all’inizio degli anni ‘80, fosse il più grande rivenditore di Krug in regione – e questo lo conferma anche uno degli altri cartelli: L’ingresso è riservato a chi beve vino, birra, champagne! – non mancano i racconti di serate leggendarie o quelli sui molti divi nostrani o stranieri accolti oppure rifiutati, secondo gli umori di Luciano, oste burbero e generoso, come ben si addice a un posto come questo: un po’ fuori dal tempo, ma parte di un microcosmo familiare e aperto a tutti. È Consentito l’ingresso ai cani tenuti al guinzaglio (La Direzione gradirebbe bevessero vino o birra anche loro) si legge nel regolamento dell’Osteria del Sole. E tanto basti.
Osteria del Sole – Bologna – Vicolo dei Ranocchi 1/D – + 39 347 968017 – www.osteriadelsole.it
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