Che sia napoletana tradizionale, contemporanea o una tonda a degustazione, in abbinamento a grandi birre, cocktail d’autore o carte dei vini da far invidia ai migliori ristoranti, a Milano ci sono ottimi posti dove mangiare la pizza. Ce n’è per tutti i gusti: per gli amanti dei classici, per gli sperimentatori, per chi unisce il rinnovamento alla grande tradizione. In questa lista trovate le migliori pizzerie del capoluogo lombardo e provincia premiate con i Tre Spicchi, il massimo del riconoscimento della guida Pizzerie d’Italia 2025. Senza dimenticare che le aperture sono sempre in divenire, come l’avvio a Milano del nuovo Saporè del maestro Renato Bosco.
Nell’insegna firmata da Francesco Capece e Mario Ventura c’è la volontà precisa di proporre la pizzeria come locale di fine dining, anche grazie a una carta dei vini da stellato e a un ambiente curato e rarefatto. L’impasto matura 72 ore ed è steso molto sottile, il cornicione è alto, la consistenza al contempo avvolgente e di struttura. Ma il punto forte sono i topping, vertiginosi: la Mast’ Mario in Oriente è una divagazione esotica con crema di patate affumicate nel legno di faggio, fiordilatte, pancia di maiale marinata in salsa di soia cbt, cipolla rossa di Tropea fermentata, prezzemolo, olio evo; la Botox con fonduta di caciocavallo stagionato in grotta, fiordilatte, blu a latte crudo di bufala, confettura di fichi bianchi del Cilento, chips di Parmigiano Reggiano, basilico, olio evo. Ma ogni pizza è sinfonica. Si può sceglierne una intera oppure optare per le degustazioni: 4, 5 o 6 portate a 30, 40 e 45 euro e dentro c’è almeno un fritto e/o un bao. Volendo, un pairing studiato (4, 5 o 6 calici a 40, 50 e 60 euro). Servizio agile, prezzi comprensibilmente più alti della media.
p.zza Cardinal G. Massaia – Milano
Confine
L’idea centrale – rivoluzionaria quando dieci anni fa fu lanciata – è di sposare la grande pizza ai grandi cocktail. Un’ottima idea, soprattutto se non ci si ferma alla superficie ma si cerca di fare i drink il meglio possibile (ci pensa il Bar Manager Edris Al Malat). Lo stesso vale per le pizze, grazie a Lorenzo Sirabella. Il suo stile è contemporaneo, cornicione non troppo pronunciato ma dal risultato davvero aereo. Il meglio sta nella fantasia degli ingredienti scelti in base stagionalità, qualità e sostenibilità. Le opzioni classiche sono eseguite con rigore (nota di merito per il Calzone con ricotta, provola affumicata, prosciutto cotto, pomodori grigliati e Grana), mentre tra le signature valgono ben più di un assaggio la broccoli e salsiccia cruda di Bra, la Cinque formaggi, vermouth e barbabietola e la Lardo, asparagi e zola. Buone le focacce farcite (ad esempio con guacamole, insalata di cavolo viola e asparagi) che in versione large diventano un piatto. Assaggi da condividere aprono il menu. Servizio professionale.
via Solferino, 33 – Milano
Dry Milano
Bastione di cultura gastronomica alla portata di tutti, questo locale lavora come bar, bottega, ristorante. Il tutto con una vocazione all’eccellenza e con il rispetto di valori forti che hanno a che fare con la comunità, con la lotta allo spreco, con la valorizzazione dei piccoli artigiani, con l’inclusione. Di giorno pizze alla pala e la sera pizze tonde di notevole qualità, che spaziano dalle tradizionali (Margherita, Mastunicola con lardo di Mora stagionato) alle contemporanee, che dialogano spesso con suggestioni mediorientali (la Falafel, quella con Pollo al curry) e che non hanno paura di sfidare il tabu dell’ananas nella pizza che lo abbina alla ventricina, al coriandolo, al cipollotto. Ottima la pizza Salsa tonno, caramello di peperoni e capperi. Le croste possono essere riempite a richiesta (con chimichurri, arrabbiata, Gorgonzola). Buoni piatti e piacevoli dessert. Si bevono birre e vini agricoli. Servizio affettuoso. Altra sede in via Varesina 204.
via F. Bellotti, 13 – Milano
Crosta Milano
In un locale dall’allure anni Cinquanta, Paolo De Simone – ambasciatore del Cilento a Milano – interpreta la pizza con uno sguardo alle radici contadine, ma anche con un occhio alla salute, che lo spinge a puntare sulla leggerezza e sulla digeribilità, anche grazie agli ingredienti di altissima qualità. Tra le pizze che non escono mai dalla carta, oltre alle classiche, da provare la Menaica, con pomodoro giallo, mozzarella di bufala, alici di menaica, zeste di limone e basilico, e la Cilentana, pomodoro cotto, cacioricotta di capra e olio, anche in versione Sbagliata (con l’aggiunta di fior di latte). Ogni pizza è ben studiata e colta. Notevoli le fritte in versioni mini. La cucina vive di vita propria, le lagane e ceci sono un viaggio nel tempo, la versione di della carne alla pizzaiola merita più di un assaggio. Si beve bene attingendo da una carta ricca che comprende anche alcuni cocktail classici e signature. Seconda sede in corso Magenta, 25 (con una maggiore attenzione al pesce).
via A. Maffei, 12 – Milano
Modus
Bruno De Rosa è da anni uno degli esponenti di spicco della grande scuola pizzaiola di Tramonti. Continua nella sua sperimentazione sugli impasti, affiancato nella gestione del locale dalla moglie Anna e dalla figlia Stefania, valida pastry chef che ha rivoluzionato i dessert di casa. La carta è davvero ampia, forse troppo, di impasti ce n’è per tutti i gusti, di varianti circa un centinaio. Leggere, friabili e gustose, ci sono basi al grano selvatico bio, al monococco, al mais ottofile, al farro dicocco e segale, nonché ai pistacchi, al peperoncino, al limone. Alcune omaggiano le origine tramontine di De Rosa, come l’integrale al finocchietto, ottima nell’Antica Pizza Madre (San Marzano caramellato, datterini, alici del Cantabrico, Parmigiano 30 mesi, olio al basilico, origano di montagna); altre i sapori del Nord, come quella con grano saraceno e mais, che ricorda la polenta taragna. Dolci di grande impatto. Ambiente semplice.
via Grigna, 12 – Legnano (MI)
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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