A Roma basta fare un giro nel ghetto ebraico e i profumi e i sapori della cucina giudaico-romanesca sono tutti lì, a portata di mano. Dalla crostata di ricotta e visciole, passando per la concia e l’hummus, si arriva dritti ai carciofi alla giudia, serviti fritti con una presentazione scenica degna dei migliori impiattamenti minimal: il carciofo si presenta come un fiore con petali aperti dorati e capovolto sul piatto di portata. Per realizzare i migliori carciofi alla giudia si utilizzano i cimaroli, detti anche mammole, coltivati fra Ladispoli e Civitavecchia. Si tratta di carciofi tondi e con poca barbetta, pratici per questa ricetta che richiede una grande manualità nella preparazione.
Partiamo dalle basi: i carciofi alla giudia vanno fritti due volte. La prima volta per intero, la seconda volta, vanno fritte solo le brattee le parti esterne che hanno le sembianze di petali di fiore. Dopo la prima frittura le brattee vanno leggermente più aperte e immerse nell’olio bollente, a temperatura più alta rispetto a quella della prima frittura, e il carciofo tenuto per il gambo. Questo permetterà di ottenere delle brattee croccanti e dorate.
Per mangiare qui bisogna fare la fila, ma anche questo ha un senso. Dall’insegna storica della capitale si può assaggiare la vera cucina romana fatta a regola d’arte: carciofo alla giudia, carbonara, amatriciana, coda alla vaccinara. Si consiglia il tiramisù di Enzo e vino della casa.
Via dei Vascellari, 29
Un piacevole locale a conduzione familiare che offre una cucina di territorio solida accanto a poche proposte di pesce ben cucinate. L’ambiente è classico, i tavoli vicini, il menu tipico e saporito: carciofo giudia, fiore di zucca fritto, carbonara, penne all’arrabbiata, gnocchi, coda alla vaccinara, abbacchio scottadito.
La trattoria di Flavio De Maio è un solido baluardo in difesa dell’autentica romanità. Cucina tipica, a partire dalla carbonara e dalla “fettina panata” alla maniera casalinga, carciofo alla giudia preparato alla perfezione, polpette e costine di agnello panate e fritte da manuale.
Via di Monte Testaccio, 97
Carciofo alla giudia di Flavio Velavevodetto
Insegna storica del ghetto ebraico di Roma che due anni fa ha festeggiato il suo primo centenario. Da Giggetto oltre al filetto di baccalà fritto che arriva grande e intero dall’Islanda, immancabile è il carciofo alla giudia che qui si frigge dagli anni Venti quando la nonna Ines cominciò a farlo su improvvisati fornelli di strada.
Via del Portico d`Ottavia, 21/a
Giggetto
Qui oltre alla cucina romana e giudaico-romanesca si apprezza anche la location: ci pranza (e si cena) sotto affreschi risalenti al sedicesimo secolo. L’insegna storica di Roma propone cucina della tradizione come cacio e pepe, amatriciana, abbacchio scottadito, pecorara (fritto misto con cervello, ricotta, cotolette d’abbacchio panate e carciofi). Imperdibile il carciofo alla giudia.
Piazza delle Cinque Scole, 28
Carciofo e fiore di zucca di Al Pompiere
Un inossidabile indirizzo con la stessa gestione familiare dal 1935. Stefania Porcelli è ai fuochi, e grazie alle sue mani esperte arrivano in tavola ricette consolidate che non deludono, a partire dal famoso supplì e il carciofo alla giudia. Tra i piatti più apprezzati le mezzemaniche all’amatriciana.
Via Benedetta, 10
Situato in un palazzo centenario del ghetto romano, Trattoria Renato al Ghetto è uno dei posti dove assaggiare la cucina giudaico-romanesca. Il carciofo alla giudia campeggia in prima posizione sul menu alla voce antipasti seguito da altri piatti della tradizione: concia, hummus, felafel. Fra i primi piatti non mancano amatriciana “kosher” e i tonarelli carne secca e carciofi.
Nel cuore del Ghetto, La cucina è Kasher, fra tradizione giudaico-romanesca (carciofi alla giudìa, concia di zucchine fritte marinate in aceto, baccalà alla giudia) che ricette mediorientali e tripoline (falafel, humus con carne, vari couscous).
Via del Portico D’Ottavia, 57
Il locale, ormai un’istituzione, è situato in un meraviglioso angolo del centro. Il posto è verace così come la sua cucina, con tutti i classici, dalla carbonara all’amatriciana alla cacio e pepe, eccellenti carciofi alla romana o alla giudia. La carta dei vini è enciclopedica, con quasi mille etichette.
Via del Leone, 4
Matricianella
Questa trattoria, ben conosciuta per la sua cucina di tradizione, da qualche anno ha ampliato le sue proposte, dando spazio a piatti vegetariani giocando talvolta a contaminare la cucina tipica con ingredienti del tutto estranei. Così al carciofo alla giudia, all’amatriciana e alla trippa, si affiancano il rognone doppia panna, togarashi e chinotto, il tagliolino all’aglio nero, il baccalà con frutta secca, con sapori, profumi e richiami particolari e avvincenti.
Via Giovanni Battista Bodoni, 62
Piatto Romano
I nipoti della Sora Lella portano avanti la tradizione di famiglia con tanta romanità nei piatti. Si può scegliere tra il degustazione e la carta spaziando tra le ricette romane come coda alla vaccinara, animelle alla cacciatora o pollo e peperoni, gnocchi all’amatriciana, saltimbocca e maritozzo. Tra gli antipasti non manca il carciofo alla giudia
Qui si viene per la storia e la cucina di nonna Betta che trasuda dalle pareti. I carciofi sono immancabili in ogni ricetta, da quello alla giudia classico come l’antipasto, fino alla gricia (con carciofi) e amatriciana con carciofi alla giudia. La cucina della nonna giudaico-romanesca qui è presto servita.
Via del Portico d’Ottavia, 16
Fritto di Nonna Betta
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