Se c’è un’area che quest’anno ha visto un importante segno positivo in termini quantitativi è quella del nord Italia che, dopo il disastro del 2021, è tornata sui suoi soliti livelli produttivi e in alcuni casi sorpassandoli e rientrando così di nuovo nella guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, la tredicesima edizione, la quinta bilingue. Sono dunque tornate le Tre Foglie in nello specifico Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, vediamo come si sono comportati i singoli territori.
Torna in Guida, in pompa magna, la Lombardia dopo la scorsa edizione nella quale è stata assente a causa di un’annata che verrà ricordata per molto tempo in termini negativi. E torna con l’incremento percentuale più alto di tutta la Penisola, con un bel +142% che in termini quantitativi significa passare dalle 157 tonnellate del 2021 alle 380 di quest’anno. Un’annata di carica che, oltre alla quantità, ci ha regalato frutti sani e oli dai profumi nitidi ed estremamente caratteristici, sia sul fronte del Garda bresciano che per quanto riguarda la zona dei Laghi Lombardi.
Deciso incremento anche in Veneto (+67%) che passa da 420 a 700 tonnellate, ma che si conferma ben lontano dalla media quantitativa degli ultimi anni che si aggirava intorno alle 1.800 tonnellate. Una moderata ripresa supportata dalle tante produzioni di qualità che quest’anno ci hanno stupito per intensità dei profumi ed eleganza come nel caso dei monovarietali di Grignano e di Casaliva.
Il percorso di qualità dell’olivicoltura Trentina non è un fatto degli ultimi anni, ma è stato ben testimoniato e raccontato da oltre un secolo attraverso studi e testi come nel caso dell’opera di fine Ottocento del professor Carlo Hugues, all’epoca direttore della Società agraria roveretana, “Trentino oleario: principi generali di elaiografia e monografia dell’olivo e dell’olio nel Trentino” (oggi edita dalla Fondazione Edmund Mach e curata da Franco Michelotti), nella quale si andava ad analizzare in modo avvincente l’olivicoltura di questa area e la qualità della produzione olearia. Oggi questa regione si conferma come una delle più avanguardiste in termini tecnologici e di ricerca, seppur potendo contare su un potenziale quantitativo ristretto. In questa annata si è quasi tornati ai livelli medi con una produzione di circa 200 tonnellate e un +122% rispetto allo scorso anno.
Segno positivo anche per la piccola, ma eccellente olivicoltura friulana che, con un +40% rispetto alla scorsa annata, torna pienamente ai suoi normali livelli produttivi. A far da regina c’è sempre la varietà autoctona Bianchera che condivide le origini con la vicina Croazia dove viene chiamata Belica e che si caratterizza per i toni erbacei e vegetali e per l’amaro intenso e persistente.
a cura di Indra Galbo
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