È stata un’estate complessa per il calciomercato, una stagione che ha visto, settimana dopo settimana, giocatori in fuga verso l’Arabia Saudita. Cristiano Ronaldo, Koulibaly, Milinkovic-Savic: tutti cedono alle avances del paese, anche gli chef, da Jason Atherton (dello stellato Pollen Street Social di Londra) ad Akira Back. Intanto, cresce anche il mondo dell’oro nero, e le caffetterie si impongono sempre più come punti di aggregazione per i più giovani.
I nuovi bar in Arabia Saudita
La bevanda tradizionale è il qahwa (patrimonio Unesco dal 2015) a base di caffè, cardamomo, cannella, chiodi di garofano e zafferano, un drink speziato preparato nella dallah, una brocca in metallo tipica dei paesi arabi, con una tecnica simile a quella del caffè alla turca. Resiste ancora il qahwa, ma al suo fianco si trovano anche V60, chemex e aeropress, estrazioni diverse fatte con chicchi selezionati con attenzione.
I bar specialty stanno vivendo un momento di splendore, i giovani li adorano, e l’investimento del governo con la campagna “2022 Anno del Caffè Saudita”, pensata per promuovere il consumo casalingo della bevanda, sta dando i suoi frutti.
Caffè, l'alternativa all'alcol
A conquistare i ragazzi è l'atmosfera informale, l'ambiente conviviale, la possibilità di restare a chiacchierare di fronte a una buona tazza per ore. Un dettaglio non scontato per un paese “no alcol” come l'Arabia Saudita: senza potersi riunire attorno a un cocktail, i giovani scelgono i tavoli delle caffetterie come centro di socializzazione.
A dare il via allo sviluppo dei bar del territorio è stato il boom economico dopo la cosiddetta "Primavera araba", il periodo di proteste tra il 2010 e il 2011 che ha portato a diverse riforme significative per lo sviluppo del paese, e soprattutto alla creazione di una vera borghesia, clientela ideale per le caffetterie. Un format che ha prese sempre più piede: nel 2012 è arrivato il primo bar specialty e ora, un decennio dopo, il settore è esploso, con circa 3.550 caffetterie, secondo quanto riportato da World Coffee Portal.
Un fenomeno in parte legato anche alla presenza di Starbucks nel paese, la grande catena americana che è riuscita a portare un nuovo approccio al caffè un po' ovunque, in barba a qualsiasi distanza culturale. E che qui ha contribuito a diffondere un modo alternativo di vivere il bar, facendo leva sull'aspetto della convivialità, che è ciò che ha conquistato la Gen Z.