Quando si scende dalla stazione di Santa Flavia, bastano 10 minuti a piedi per arrivare nel centro della cittadina. Anzi, nella sua periferia. Perché se Santa Flavia è un borgo nell'area metropolitana di Palermo, Porticciolo è la sua estensione sul mare, qualche centinaio di metri di distanza dalla stazione. Inutile cercate di tracciarne i confini, però, perché non ci sono, c'è piuttosto una stradina in discesa che collega una parte con l'altra, senza soluzione di continuità.
Si procede fino ad arrivare al molo, per chi ha voglia di sgambare un po' il consiglio è di seguire la strada verso Sant'Elia con la sua caletta, un fiordo strettissimo e incantevole, e poi ancora più in là, verso Capo Zafferano con il suo faro. Una passeggiata di qualche chilometro che nelle ore più calde può essere impegnativa, ma che non sarà mai troppo affollata. Perché la caratteristica di questo angolo di Sicilia (20 minuti di treno dalla Stazione Centrale di Palermo) è l'essere rimasto fuori dalla traiettorie turistiche.
Santa Flavia e la poesia della vita lenta
Santa Flavia – 10mila abitanti o giù di lì - è famosa per Villa Filangeri, un tempo residenza estiva dell'omonima famiglia, oggi sede del Comune, l’antica tonnara di Solanto ormai in disuso, il sito archeologico di Solunto. Poco altro, ed è questo il bello. Perché nonostante l'immediata vicinanza con località più rinomate – Bagheria, per esempio, è a pochissimi minuti di treno o di macchina – Santa Flavia riesce a mantenere una sua identità, un ritmo lento e quieto di piccolo centro abitato con il suo sfogo sul mare. Dimenticate la mondanità di Mondello, la frequentatissima spiaggia dei palermitani, un luogo che vive dell'eco di un certo jet set internazionale. Bellissima, certo, con quella sua sabbia bianca, il mare cristallino stretto tra il Monte Pellegrino e il Monte Gallo, ma anche parecchio affollata. Dimenticate anche Cefalù, con la sua rocca e la bellissima spiaggia cittadina, tra le più importanti e ambite mete balneari di questa parte di Sicilia. Porticello è un angolo di quiete, un posto per certi versi un po' dimesso, in attesa che il lungomare venga completato, e che pare dimenticato dalle transumanze vacanziere. Ed è - ancora una volta - questo il bello.
Anche se la flotta non è più quella di un tempo, Porticello è ancora un borgo di pescatori, con il mercato che si anima in piena notte, quando le imbarcazioni rientrano con il loro carico. I gamberi locali sono particolarmente rinomati, in zona, ma si pesca un po' di tutto. I ristorantini stretti tra il mercato e il porto sono posti alla mano, ma c'è chi nel corso degli anni ha fatto un lavoro più di precisione, ma per convinzione, e non per conquistare un posto nel cuore di qualche vacanziero. Perché questo posto vive di un turismo soprattutto interno, di seconde case e piccole gite fuori porta. I pochi negozi, per lo più botteghe di prossimità, hanno resistito alla tentazione di trasformasi in altro, come non hanno ceduto alle aperture all day long. E poi per chi? I turisti sono ancora pochi (grazie al cielo). Famiglie con bambini, coppie giovani e meno giovani, ogni tanto uno sparuto gruppetto di amici che si ritrovano all'unico chiosco, nell'angolo più pittoresco di Porticello: Santa Nicolicchia, una falange protesa nel mare che crea un piccolo golfo dove riposano gozzetti e i bambini si bagnano.
È qui che, accanto al chiosco, c'è la pizzeria e sempre qui, in uno spazio con un'incantevole terrazza sul mare, c'è il Faro Verde, un ristorante che nel corso del tempo ha saputo imporsi come punto di riferimento della zona. Rinnovato da un paio di anni, grazie a un intervento che ha valorizzato la struttura originale, con i tre archi che segnano il profilo, le pietre antiche a vista che duettano con metallo, legno, grandi vetrate.
Il ristorante occupa gli spazi che furono di una chiesetta consacrata a San Nicola, a cui si chiedeva una pesca fruttuosa che riempisse le reti e la vicina tonnara. La tonnara non c'è più da tanto, e neanche più la chiesa, diventata in passato un opificio per la lavorazione delle conserve di pesce, fino a che Benito Balistreri, quando l'industria alimentare cominciava a dare le prime zampate all'artigianato, decise di trasformarlo in ristorante, ovviamente di pesce: lui che aveva passato metà della sua vita andando in mare non poteva fare diversamente. Oggi ci sono i suoi figli - a partire da Maurizio, il cuoco artigiano - a mantenere alta quella tradizione di pescato locale.
I gamberi ovviamente sono immancabili: crudi, leggermente marinati e conditi con un giro d'olio appena, rappresentano i migliore benvenuto a Porticello, volendo si trovano anche con panatura panko e maionese, accanto alle polpette di acciughe o alle alici marinate al miele. Il pescato locale sposa spesso i frutti della terra, le melanzane, soprattutto: trasformate in pesto arricchiscono i paccheri con ragù di pesce, in caponata accompagnano il filetto di pescato del giorno alla palermitana. I tortelli di patata e burrata con gambero e pomodorino sono oggi un signature, perfetti nella fattura e pienamente goduriosi, e poi c'è la zuppa di pesce che riunisce il meglio del pescato.
A fare la differenza è sempre la materia prima, selezionata e trattata secondo gli insegnamenti di papà Benito: “Il pesce è sempre quello della 'sua stagione': sarde nei mesi freddi e fino a San Giuseppe, boghe di marzo, triglie d’aprile, tonno a maggio e giugno, ricciole e pesce spada di Ustica, e finalmente tutta la grazia di Dio dei mesi caldi per arrivare ai pesci autunnali: fanfaro e lampuga”. Una regola
Al Faro Verde - Santa Flavia (PA) - Porticello - Largo San Nicolicchia - 091 957977 - https://www.alfaroverde.it