A Piobesi Torinese c’è un ristorante gestito da 121 anni dalla stessa famiglia

18 Feb 2025, 10:53 | a cura di
Quattro generazioni ai fornelli, una cucina piemontese senza fronzoli e una storia che attraversa epoche, clienti illustri e cambiamenti, ma senza mai tradire le proprie radici

Non sono molti i ristoranti che possono vantare oltre 120 anni di storia a gestione familiare. Uno di questi è Celestino nel cuore di Piobesi Torinese, pochi chilometri a sud del capoluogo piemontese.

Una lunga storia che comincia nel 1904, ma ha radici nell’Ottocento

Aperto nel 1904 ha ancora sede in un bell’edificio gotico in mattoni risalente al 1458. “La storia di questa casa si intreccia con quella della nostra famiglia – racconta Sergio Leggero, lo chef che ora conduce il ristorante – perché fu il mio bisnonno Celestino, che già gestiva una locanda poco distante da qui, a comprarla e ad aprirvi un’osteria che inizialmente si chiamava Trattoria dei Cacciatori. Ma tutti dicevano che si andava a mangiare da Celestino e così col tempo la trattoria ha poi cambiato nome”. Siamo a mezz’ora d’auto dal centro di Torino, in una zona agricola che ora è anche un po’ residenziale e qui si viene per apprezzare la cucina piemontese di tradizione, con i suoi piatti di riferimento irrinunciabili: agnolotti, carni, finanziera, fritto misto, zabaione. Se l’esterno è ancora quello storico, sotto il piccolo portico in mattoni, l’interno è stato rinnovato e si viene accolti in un moderno e luminoso ambiente, con i tavoli ben distanziati e qualche bel quadro alle pareti. Sergio Leggero, 59 anni, è in cucina, affiancato dal figlio Lorenzo, mentre in sala ci sono la moglie Daniela Gariglio e la figlia Federica.

Quando al ristorante si arrivava in calesse

Facciamo ancora un salto indietro nella storia, perché gli episodi da raccontare sono tanti. “Siamo nei primi decenni del Novecento, la nostra clientela era la borghesia torinese che arrivava in treno fino a Candiolo, un paese vicino. Mio nonno ebbe l’idea di organizzare un servizio di taxi ante litteram, con un somaro e un calesse con il quale andava a prendere e riportava alla stazione i clienti dopo il pranzo” ricorda Sergio Leggero che è in cucina da 42 anni. Erano tempi in cui i facoltosi clienti cittadini facevano la spesa prima di ritornare a Torino, perché la trattoria fu a lungo affiancata da una macelleria e da un negozio di commestibili. Il nonno passa le redini del locale alla sua sola figlia, Celestina, la mamma di Sergio che, arrivato il suo momento, porta avanti il locale con la sorella Vanna, ora in pensione. Adesso al lavoro c’è già la nuova generazione, quella di Lorenzo e Federica. “Sono ancora legato alle lunghe cotture all’antica, anche se inevitabilmente mio figlio, uscito dall’istituto alberghiero, ha portato idee nuove” prosegue lo chef.

Dalla A di agnolotti alla Z di zabaione: cosa si magia da Celestino

Proviamo a farci raccontare quali sono i piatti per cui vale la pena arrivare fino a Piobesi. “Sicuramente l’agnulot d’ Celestin al sugo d’arrosto che è un vero gioco di squadra: mio figlio prepara la pasta, io il ripieno, mia moglie riesce a comporli con abilità”. Sul ripieno nessuno si sbilancia più di tanto. Ci sono naturalmente i due arrosti di maiale e di vitello, poi salame cotto, cavolo verza, grana padano, uova. Lo chef rivela un piccolo segreto: “io ci aggiungo anche le cervella passate nel burro”. Le quantità naturalmente non si possono raccontare. Ma, a beneficio di chi non è piemontese, è bene aggiungere un particolare importante: gli agnolotti sono quelli quadrati, originali della pianura piemontese. I plin, che pure sono in carta (ripieni di lepre e saltati al civet), sono più una tradizione langarola, anche se ormai sdoganati in tutta la regione. Poi, di ragioni per sedersi a tavola da Celestino, ce ne sono molte altre: l’antipasto misto piemontese (che comprende il tomino elettrico, le acciughe al verde, i peperoni con bagna cauda, il girello con la salsa tonnata e l’insalata russa), la carne cruda con nocciole tostate e tartufo, i brasati, il bollito e alcune proposte stagionali come gli asparagi di Santena (non siamo distanti), la tinca di Poirino quando è tempo di carpioni. E per chiudere lo zabaione al Marsala accompagnato da paste di meliga del Monragalese.

I consigli del grande comico torinese Erminio Macario per far arrivare clienti

Oggi Celestino è frequentato in settimana da una clientela legata alle decine di aziende che gravitano sull’area sud torinese e nel fine settimana da turisti locali che fanno la gita fuori porta. Sergio Leggero ha ancora qualcosa da raccontarci. “Abbiamo avuto molti attori e cantanti che hanno frequentato il nostro locale, anche se purtroppo l’archivio è andato perduto durante la guerra. Mio nonno faceva pubblicità nei teatri, in particolare affidandosi a Erminio Macario che concludeva i suoi spettacoli dicendo in dialetto … e se veule mangé e beive bin deve andé da Celestin”. Se volete mangiare e bere bene dovete andare da Celestino, in italiano non fa rima, ma rimane ancora oggi la motivazione per scoprire un ristorante autentico, con una solida e onesta cucina piemontese senza inutili orpelli.

Ristorante Celestino - corso Italia 10 - Piobesi Torinese (To)

011 9650343 - hotelristorantecelestino.it

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram