Nessuno se n’è accorto, eppure c’è chi in sordina a Roma sta costruendo un impero della ristorazione. Parliamo del gruppo La Torre capeggiato da Michele Pepponi, Silvia Sperduti e Rudy Travagli che, negli ultimi anni, sta scalando il successo a passi felpati: nuove aperture, premi, commesse internazionali, cambiamenti intelligenti. Al momento il gruppo conta sette ristoranti (più un servizio catering) e fra il premiato Tre Forchette Villa Laetitia e il locale alla Rinascente di Roma, fa capolino anche un ristorante in cui mangiare uno dei migliori sushi della Capitale. Stiamo parlando di Enoteca La Torre nel quartiere Prati.
Enoteca La Torre a Prati
Il locale di via Sabotino 28 a Roma, a due passi da San Pietro, ha subìto vari cambiamenti. Quando ancora non era della proprietà ospitava una dark kitchen per consegne a domicilio di sushi. Durante il lockdown, la svolta: La Torre decide di acquisire gli spazi per farlo diventare il punto di raccordo per un servizio delivery di box. Eat me box, è il motto che porta a casa scatole di dolci, o dedicate all’aperitivo o ad altri temi gastronomici. Quando la pandemia si attenua, il locale va avanti proponendo una cucina che punta in maniera vincente sugli abbinamenti di signature cocktail con piatti healty, ma anche rivisitazione della cucina romana con un accenno a una proposta da bistrot.
Ricardo Takamitsu, lo chef
I titolari fanno centro quando decidono di investire su Ricardo Takamitsu, chef nippobrasiliano che, alla sua verve estrosa conosciuta da oltre 155mila follower su TikTok, unisce la tecnica, la conoscenza delle cucine del mondo e la caparbietà che solo uno chef può avere. Ed è così che Enoteca La Torre a Prati diventa il punto nevralgico della cucina di Ricardo che non è fusion e non è sushi, come lui stesso ama dichiarare quando gli si chiede una definizione della sua arte in cucina.
Takamitsu vive in Brasile, a San Paolo, fino all’età di 19, ma quando il Giappone chiama lui risponde e ci vive per un anno e mezzo mettendo a frutto la sua inventiva in cucina e sperimentando con gli ingredienti del mondo. Una parentesi a Napoli da Tabi, uno dei fusion più conosciuti in zona, e poi un viaggio diretto a Roma da Sambamaki dove ridà una nuova veste al sushi. Chiusa questa esperienza, il resto è storia.
Cosa si mangia
Nel salotto di Ricardo, così si chiama il suo format a cena, sono approdate centinaia di persone nel giro di poco più di un anno, anche vari personaggi noti come Selvaggia Lucarelli, Lorenzo Biagiarelli, Christian De Sica, Leonardo Pieraccioni. Ci si siede al tavolo di Ricardo per mangiare le sue creazioni che viaggiano fra le cucine di Giappone, Brasile e Italia senza dimenticare il rispetto delle materie prime e delle cucine del mondo. Non si snaturano gli ingredienti e nemmeno le ricette.
Emblema di questa concezione di cucina sono gli Spaghetti alla Marchesi che omaggiano lo storico piatto di pasta di Gualtiero Marchesi servito freddo, che Takamitsu rinnova con uova di salmone note acide, tutto da provare. Da segnare per la cena da Takamitsu, il Salmone in 5 sfumature dove ogni parte del pesce è protagonista del piatto, persino la pelle che con la sua resa affumicata completa il piatto in modo equilibrato.
Il percorso di crudi è un altro piatto da non mancare, dove si ha la possibilità di assaggiare il pregiato gambero blu di Hokkaido.
La pulizia in ogni pietanza, la matematica in ogni pairing, fanno di questo posto uno dei migliori in città. A completare l’offerta, la ricca carta dei vini e i cocktail ben pensati che si consiglia di abbinare alle pietanze, per un’esperienza sfiziosa. Il locale di Takamitsu dà l'idea di un salotto: quando ci si siede al tavolo lo chef accoglie con i suoi racconti, il suo grande sorriso e la spiegazione di ogni piatto che non guasta mai.