«Cambiamo paradigma, leggiamo i dati si, ma dal verso giusto, smettiamola di contare le teste. Contiamo gli scontrini. Smettiamola di dire «quanti turisti sono venuti quest’anno» e cominciamo a dirci «quanto hanno speso?», e poi «quanto avrebbero potuto spendere?».
Daniela Santanchè sta partendo. Quindici minuti all’imbarco. Risponde al telefono e sotto è tutto un trafficare di collaboratori stretti e addetti all’imbarco. «Scusi, sto andando a Madrid per la Fiera internazionale del turismo… Una cosa importante. D’importanza globale… Come Italia lì abbiamo una presenza massiccia… Ma poi ci serve anche per rafforzare quel legame ormai storico con gli spagnoli, un rapporto di amicizia e collaborazione. Abbiamo le stesse visioni comuni, fanno investimenti importanti da noi. Abbiamo molte cose in comune».
Non i dati sul turismo. Loro negli ultimi anni hanno scalato le posizioni della classifica mondiale per afflusso. Noi, insomma.
Be’ sì, sono stati bravi. Hanno fatto gli investimenti giusti, hanno valorizzato il loro patrimonio. Hanno lavorato sulla loro offerta e hanno fatto molto bene. Adesso tocca a noi: il governo Meloni ha finalmente messo il turismo al centro della sua politica.
Per ora i risultati non sembrano premiare molto. Il turismo in Italia è ancora in calo. Secondo i dati dell'Eurostat, mentre i pernottamenti crescono in buona parte dell'Europa, in Italia si registrano numeri ancora inferiori a quelli del 2019. Con la solita, poco consolante, eccezione di Milano. Altro che Spagna.
Quei dati lì dipende da che verso si prendono… nella stagione passata il turismo, compreso il periodo di Natale, è andato molto bene da noi. È chiaro che c’è ancora molto da fare. E lo stiamo facendo. A partire dal concetto chiave della destagionalizzazione: se i turisti arrivano tutti insieme nelle stagioni canoniche, non si riesce a gestire nulla. Il turismo va gestito e non subito. Per questo stiamo supportando i nostri comuni più piccoli, i cammini, gli eventi sportivi. Tutto quello che aiuta a comporre la straordinaria offerta di un paese come il nostro. Se continuiamo a puntare solo sulle città d’arte e su Milano continuando a ignorare le mille incredibili espressioni del nostro territorio finiamo per legarci le mani da soli. Abbiamo più di cinquemila borghi che possono offrire un’esperienza unica e che, tra l’altro, custodiscono più del 50 per cento delle nostre eccellenze enogastronomiche.
«In Italia gli alberghi fanno schifo» e i «turisti vengono fregati». Citiamo Briatore. Non è che i dati del turismo si possono leggere anche in questa chiave? Lei è d’accordo con un giudizio così pesante per i nostri esercenti?
Briatore si esprime in un modo forte. Semmai dobbiamo intervenire sulle offerte turistiche per alzare l’offerta. Aumentare la qualità, lo standard dei servizi, la professionalità degli operatori. È qui che si vince la sfida. Invece di alzare la qualità in Italia alziamo le tasse. Ed è un errore. Il turismo non va tassato, va organizzato. Altrimenti continuerà a procedere per picchi incontrollati, ad abbattersi come una sciagura sulle comunità locali e a generare l'over tourism, insomma, a trasformarsi in un problema invece che in una risorsa”.
Lei è contraria al modello Venezia?
Io sono contraria a tassare tutto quello che non si riesce a gestire. È una forma di impotenza. Ha molto più senso fare quello che ha fatto il ministro Sangiuliano a Roma. Vuoi vedere il Pantheon? Paga. Come a Parigi fanno per la Tour Eiffel e in tutto il mondo per le cose che hanno un valore.
A proposito di valore, si avvicina il Vinitaly, al di là della presenza istituzionale nei padiglioni, il Governo come intende sostenere questo mondo?
Diciamolo chiaramente: l’enoturismo è un asset vitale per il turismo e dunque per il paese. Si tratta di un settore strategico per un comparto che vale 2,5 miliardi l’anno e 14 milioni di persone in arrivo. Il grande richiamo del nostro vino e del Vinitaly, che ormai è un benchmark mondiale, è uno strumento fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi, a partire dalla famosa destagionalizzazione di cui parlavo prima. Dal canto nostro cercheremo di sostenere il comparto in ogni modo, a partire da Verona dove cercheremo di creare più di un momento in cui parlare di vino, di cibo e di turismo. E delle nuove opportunità create dai grandi temi del momento: intelligenza artificiale e sostenibilità.
Qual è la posizione del Governo sul tema?
Che occorre gestire i processi e non subirli. Come sempre. Dobbiamo regolamentare il settore per cercare di cogliere ogni opportunità - e credo ce ne siano parecchie - evitando i rischi. Ne parleremo anche al G7 di Firenze, il Governo Meloni ha inserito per la prima volta il turismo nel programma.
Nei giorni scorsi, commentando le circostanze che hanno portato alla morte della pizzaiola Giovanna Pedretti ha invocato una stretta sulle recensioni online. Cosa intendeva e come pensava di metterla in pratica questa stretta?
Quello che intendevo mi sembra chiaro. Le recensioni online sono un far west. Decretano la vita e la morte di persone e aziende. E come abbiamo visto non è solo un modo di dire. Abbiamo il dovere di tutelare queste aziende e queste persone che per noi, per altro, rappresentano un valore inestimabile. Ora, è chiaro che il settore è complesso e che i player internazionali sono molto forti. Però credo che sia un abominio che tutto questo potere venga consegnato a un esercito di anonimi, gli anonimi recensori, di cui non sappiamo nulla armati fino ai denti di strumenti potentissimi. Chi sono questi signori che decretano la sorte delle nostre aziende, dei nostri lavoratori? Che preparazione hanno? hanno studiato? E ancora: hanno pagato il conto? ci sono stati davvero nel locale che stroncano o raccomandano? Oppure no? Lo stroncano per motivi, diciamo così, “corretti”, o per qualche ripicca personale, ideologica, politica, psicologica? Le recensioni online non possono essere lo sfogatoio istituzionalizzato dell’odio social. Rendiamole tracciabili tutte. Obbligatoriamente. Voglio sapere se chi mi sconsiglia un posto c’è mai stato davvero. Credo sia un diritto anche del consumatore oltre che dell’esercente. E un dovere dell’editore o della piattaforma che ospita la recensione.
Come pensa di attuare una proposta del genere?
Ne parliamo giovedì 25 gennaio, abbiamo il Consiglio dei ministri.
Si rende conto delle resistenze che troverete, soprattutto dalle piattaforme internazionali… Non danno esito alle rogatorie della magistratura per l’evasione fiscale e gli omicidi, figurarsi a una proposta del genere.
Vabe’ ma almeno cominciamo a parlarne. Siamo uomini e donne del nostro tempo. La politica ha l’obbligo di stare al passo con il nostro tempo. Anzi deve stare avanti.
A proposito di influencer e tecnologia. Vogliamo ammettere che la Venere di Open to Meraviglia è stato un flop?
Ma che scherza? è stato un successone mondiale. Guardi, abbiamo dati digitali che non lasciano dubbi.
Quali?
Le dico solo che in Cina We Chat ci ha chiesto di poter trasformare la nostra Venere in una videogioco. We Chat, non so se ha capito le dimensioni della cosa. In Italia è stata accolta come è stata accolta ma all’estero la campagna è stata molto apprezzata. Alcune compagnie aeree ci hanno chiesto di mettere la Open sui dispositivi multimediali delle loro flotte… Non ricordo il nome o il volto di un’altra campagna dei ministeri del Turismo del passato.
Quindi la rivedremo?
Certamente. Sin a quando sarò ministro la Venere di Open sarà la nostra testimonial.