Non solo vini no e low alcol, anche nel Belpaese è scoccata l’ora dei ready to drink. A dirlo è l’ultima indagine sulle abitudini degli italiani nel fuori casa, di Cga by Nielsen Iq, che evidenzia le opportunità di crescita delle bevande pronte da bere, soprattutto quelle alcoliche: il 26% dei consumatori dichiara di aver acquistato uno di questi prodotti negli ultimi tre mesi, mentre il 49% potrebbe considerare l’idea di consumarne uno in futuro.
L’azienda vitivinicola che ha scommesso sui ready to drink
A confermare il nuovo trend c'è la scelta di un’azienda di Prosecco di scommettere sulla tipologia. Si tratta di Canella, casa vinicola veneziana che ha iniziato a produrre ready to drink a base di uva glera da fine anni ’80 e che ha chiuso il 2024 con un fatturato attorno ai 25 milioni di euro, per oltre la metà grazie all’exploit rdt. In particolare, dall’azienda di San Donà di Piave calcolano che nell’ultimo anno la produzione del segmento è raddoppiata a livello globale e triplicata nel mercato a stelle e strisce, ma ci sono buone possibilità anche in Italia, dove la crescita riscontrata è in doppia cifra.
«Stiamo raccogliendo quanto seminato non solo grazie al Prosecco Superiore ma per effetto di un’idea che partendo dal vino si possa rappresentare l’italianità in maniera fresca, integrata e inclusiva – racconta Tommaso Canella, che con il fratello Alvise rappresenta la terza generazione dell’azienda.
Bassa gradazione e prodotti autoctoni
«La nostra esperienza nel fenomeno cocktail – spiega il produttore - ci insegna come sia possibile fare squadra anche con le produzioni artigianali del Belpaese: le pesche bianche del Bellini sono realizzate al 40% da noi e al 60% provengono dalla vicina Romagna, per i nostri Mimosa usiamo l’Arancia di Ribera Dop o l’Arancia rossa di Sicilia Igt, le fragole sono del consorzio di Candonga in Basilicata, i mandarini del nostro Puccini sono quelli tardivi di Ciaculli». In rampa di lancio, c’è il Mimosa Granriviera, un low alcol (6% vol) frutto di un mix di vino da uve glera e due produzioni tricolori: la siciliana Arancia di Ribera Dop e il bergamotto calabrese. Un prodotto che ha l’obiettivo di conquistare il mercato statunitense in primis, ma che sarà lanciato anche in Italia, dove per altro c’è l’intenzione di rafforzare la presenza del Bellini pronto da bere anche in versione no alcol. Bassa gradazione, mixology e prodotti autoctoni sono, quindi, una chiave per far breccia nei gusti della GenZ.
Un business promettente
Secondo l’analisi di Cga by Niq, tra gli incentivi che favoriscono l’acquisto dei prodotti rtd in Italia si ritrovano per il 27% dei consumatori, la promessa di un drink diverso dalle proposte abituali, la varietà di gusti offerti (27%), la comodità (17%), la fiducia in uno specifico brand (17%) e l'influenza di amici e familiari (16%). Il 36% degli italiani sostiene invece che vorrebbe una maggiore varietà di prodotti Rtd.
«Con le preferenze dei consumatori in rapida evoluzione, il 2025 offrirà ai fornitori e agli operatori grandi opportunità per ampliare l’interesse dei brand ready to drink – è il commento di Valeria Bosisio, client success & insights manager Italia - Tuttavia, in questa parte di mercato sempre più competitiva, è essenziale comprendere le motivazioni e le preferenze per attirare un maggior numero di consumatori che si avvicinano a questi prodotti per la prima volta. Prezzi competitivi, promozioni specifiche e un'attenzione mirata alla varietà e alla salute sono solo alcuni degli elementi da esaminare. La ricerca offre costantemente molti spunti per aiutare i brand ad avere successo in questo settore dinamico e redditizio».