Per gentile concessione dell’editore
Bologna, ristorante Al Cambio. Il variopinto gruppo investigativo, capitanato dal commissario Santamaria, si reca a interrogare il sospettato Gianfrancesco Bottaioli, “orrido rappresentate della Prima Repubblica del giornalismo enogastronomico, caporedattore de “La Gola”, supplemento del maggior quotidiano italiano”.
La zuppa inglese erotica
«Buongiorno. Bottaioli. Sette anni fa non abbiamo avuto occasione di presentarci, ma rimediamo subito: sono il commissario Santamaria del commissariato di Torino Centro. Questa è la collega dottoressa Pedroni, Iaccarino lo conosce, e questo è uno che ci sta seguendo, non ho capito perché», dice, rivolto a Domingo, che si adombra (il fatto di essere un ex borseggiatore non gli impedisce di essere una persona sensibile). «Lei sa perché siamo qua?»
«Per la più sontuosa, opulenta, erotica zuppa inglese d’Italia? Come darle torto. – Bottaioli esplode nella sua risata delle grandi occasioni. Gli occhiali con una montatura rosso fuoco gli si appannano per il fiato – e aggiunge: dottoressa, lei dovrebbe prendere un po’ di sole!» e di nuovo a ridere come un cretino.
«E lei dovrebbe mettersi a dieta. Con un’obesità di quella portata a occhio le rimangono pochi anni di vita», risponde, gelida, Pedroni (e io godo).
«Bottaioli, come può immaginare non ho fatto tutta questa strada per una zuppa inglese. Nessuno fa tutta questa strada per una zuppa inglese.»
«Su questo potremmo discutere…», ridacchia Bottaioli, ma Santamaria lo ignora.
«Prima di tutto ho una domanda: che mi dice dell’associazione Foodies for Children?»
La faccia del batrace d’un tratto cambia espressione, passa dall’aria gradassa a quella interdetta.
«Scusi?»
«Lei riceve bonifici periodici dall’associazione Foodies for Children, che cos’è?»
«Scusi? Non…», Bottaioli si pulisce le labbra con il tovagliolo, beve un bicchiere d’acqua con troppa irruenza, si bagna e impreca. «Ah, certo, commissario, è un’associazione benefica di gran prestigio, sa? Opera in ogni angolo del mondo. Sfama i poveri ragazzi in difficoltà…»
«E perché lei prende soldi da questa associazione? A occhio non mi sembra un giovane ragazzo in difficoltà» questa è Pedroni, inviperita dopo il commento idiota di Bottaioli.
«Vede io ho molte collaborazioni, non saprei, bisognerebbe chiedere al mio commercialista… Ne possiamo parlare a Torino…»
«Ne parleremo certo a Torino – di nuovo Santamaria – e non sarei certo venuto fino a qui per domandarle dell’associazione. Lei non ha idea del perché io sia qui, in Emilia?»
«Non so, non saprei…», Bottaioli ha un colorito cadaverico, è in vistoso imbarazzo. Vuoi dire che il commissario abbia visto giusto? Che questa cosa dell’associazione sia collegata ai delitti?
«Non lo immagina?», Pedroni.
«Ma io…»
Il delitto di modena
«Arriviamo ora da Modena – di nuovo Santamaria – dove poche ore fa lo chef Massimo Bottura è morto. Ucciso, per la precisione. Dove si trovava lei questa mattina?»
Bam: il commissario glielo dice così, diretto, come un cazzotto in faccia. L’ha fatto apposta per valutare la sua reazione. Noi tutti guardiamo Bottaioli come fosse una gara a chi legge meglio il linguaggio del corpo: come reagirà questo vasto sessantacinquenne, dietro ai suoi occhiali rossi, dentro al suo panciotto giallo canarino, sotto al tovagliolo? Si alzerà per scappare? Si infurierà? Si metterà a piangere? Balbetterà? Gioirà in cuor suo perché domani potrà scrivere un articolo da prima pagina? La dottoressa gli fissa le mani, in cerca di nervosismi, di movimenti di dita, e i piedi, per cercare accavallamenti, fremiti; il commissario bada agli occhi, alle rughe, ai movimenti della bocca, è convinto che la verità si legga in viso; io aspetto che l’Orrido parli, ché non sono mai stato bravo a leggere il linguaggio del corpo; Domingo invece non sembra partecipare al momento drammatico, pare piuttosto cercare un eye-contact con un cameriere non avendo perso del tutto la speranza in un vassoio di salumi, formaggi ed erbazzone.
Bottaioli, va ammesso, ci stupisce. Non fa nulla di quello che avevo previsto. Anzi, fa una cosa che assolutamente non ci aspettavamo. Apre la bocca. Sbianca. Fa degli strani movimenti con le mani, come ad afferrare l’aria, come a volersi aggrappare a qualcosa. Sgrana gli occhi. Balbetta bocconi di parole – «ma… Bott… Mass… ma quind… ma che… mor…» – e con fragore precipita a terra, tirandosi dietro la lunga tovaglia e producendo così un tracollo di stoviglie, piatti, vassoi e bicchieri che vanno in mille pezzi.
«Quando dicevo che con un’obesità del genere gli rimaneva poco da vivere non intendevo così poco», chiosa Pedroni, chinandosi, senza troppa fretta, sull’enorme corpo disteso.
Dopo avergli poggiato due dita sul collo e avergli illuminato gli occhi con la torcia del cellulare, sancisce:
«È morto».
Luca Iaccarino, "Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia"
EDT, 2024 | Collana Allacarta | 208 pp. | 15 €