Se prima sono stati gli agricoltori a bloccare le strade per protestare contro "l'ecologia punitiva" del nuovo Green Deal europeo, oggi è stata la volta degli apicoltori. Questa mattina, in piazza Santi Apostoli a Roma, si sono riunite in sit-in le tute gialle per dire basta alla concorrenza sleale del miele extra Ue, in particolare quello cinese, non conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare.
La protesta degli apicoltori
«Dobbiamo ringraziare gli apicoltori - ha dichiarato il presidente della commissione Agricoltura Mirco Carloni a margine della manifestazione - perché stanno facendo un favore ai consumatori italiani che devono capire cosa c’è dietro un’etichetta. Perché c’è una grande differenza tra un miele fatto in Italia e l’altro miele. Lo sappiamo bene, per questo stiamo predisponendo un testo per tutelare la tracciabilità del prodotto».
La vera battaglia è con Bruxelles
In Italia ci sono 1,6 milioni di alveari e 75mila apicoltori nazionali che oltre all'aumento dei propri costi di produzione per affrontare i cambiamenti climatici, in particolare la siccità e il caldo anomalo di questo inverno, devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità e a prezzi stracciati. La vera battaglia, però, è con Bruxelles: è la Comunità Europea a dover comprendere, dicono gli apicoltori, che quello che su molti scaffali viene definito così, non è miele, e che sull’etichetta deve esserci scritta la provenienza del prodotto in maniera chiara.
Il sit-in, ha portato in piazza oltre mille tute gialle con alveari e vasetti di miele italiano ed extra UE a confronto. «Un appuntamento fondamentale per sensibilizzare politica e istituzioni – ha detto Riccardo Babini, presidente dell’associazione apistica “Miele in cooperativa” che ha promosso l’iniziativa – e conquistare l’indispensabile consenso, morale e sostanziale, alla nostra azione di richiesta di avviare le procedure antidumping in Europa contro il miele cinese, educando i consumatori verso un acquisto consapevole del miele».
Concorrenza sleale
Tra le eccellenze agroalimentari di cui si può vantare l’Italia, il miele, è una di queste: la produzione di questo oro giallo nostrano, come anche viene definito, però, sta vivendo un periodo molto delicato perché deve tenere testa a uno scenario di mercato che vede una concorrenza dall’estero sleale per prezzi, ma soprattutto per la qualità della proposta.
Coldiretti ha già lanciato il suo grido di allarme: «Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, che ha risentito fortemente degli effetti del clima - secondo l’analisi - Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo». Basti sapere che per produrre un chilo di miele in Italia ci vogliono almeno 4,1 euro.
L'indagine della Commissione Ue
Sulla mole di prodotto estero sono caduti, però, i sospetti della Commissione Ue antifrode dalla cui indagine è emersa la non conformità alle regole comunitarie del 46% dei campioni analizzati. Il miele, infatti, era alterato dalla presenza di sciroppi di zucchero ricavati dal riso, dal grano o dalla barbabietola da zucchero che aumentano la quantità e fanno abbassare il prezzo. Per capirci: il miele contiene naturalmente degli zuccheri, ma, come stabilito dalle norme dell'UE in materia, deve rimanere puro, il che significa che non si possono aggiungere altri ingredienti. Quando si fa per aumentare il volume del miele, si verifica l'adulterazione. Di questi campioni il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina, 66 su 89, pari al 74%, e a seguire dalla Turchia. Un dumping insostenibile ai danni degli apicoltori nazionali.
La frode alimentare è un crimine
La frode alimentare è un crimine e se ne deve parlare apertamente soprattutto per garantire che i cittadini sappiano cosa contiene il cibo che mangiano. In Europa la regolamentazione alimentare per proteggere i consumatori è molto rigida, ma nonostante questo, il miele illegale viene venduto tranquillamente nei supermercati senza che ai cittadini venga fornita alcuna informazione. Per difendere anche i consumatori, quindi, non solo gli apicoltori, dalle truffe, l’associazione degli agricoltori invita a verificare con attenzione che l’origine in etichetta sia italiana, oppure a rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole. Il miele prodotto sul territorio nazionale, infatti, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria sostenuta dalla Coldiretti.
Etichettatura su tutto il miele
Una legge comunitaria che obblighi tutti i produttori alla tracciabilità, invece, non c’è. Ed è proprio questa la battaglia che stanno facendo e intendono proseguire gli apicoltori che sono scesi in piazza oggi: riuscire a far sì che esista un'etichetta con l'indicazione che dica se il miele arriva da più Paesi dell’unione Europea o se da Paesi extracomunitari. Solo così è possibile difendere l’apicoltura italiana, le api, la biodiversità e tutti coloro che amano il miele di qualità.