Prezzi record per acqua e panini in aeroporto: le bottiglie costano meno in aereo

9 Nov 2024, 12:37 | a cura di
A Istanbul si arriva a pagare più di 25 euro per un cornetto e cappuccino, un aumento che sembra irrefrenabile: chi affitta gli spazi ha la libertà commerciale di stabilire i propri prezzi, ora divenuti inaccessibili

Un tempo si diceva di non acquistare mai da bere a bordo, oggi invece sta diventando più conveniente. L’Italia mantiene ancora i prezzi più bassi (ma pur sempre a livelli record), mentre alcune città europee arrivano anche a far pagare 16,50 euro per un panino e 9 euro per l'acqua. Un’inchiesta del Corriere della Sera ha svelato i listini più folli degli scali d'Europa.

Quanto guadagnano gli aeroporti con il cibo e l'acqua

Secondo la pubblicazione di settore Moodie Davitt, nel 2023 i ricavi dalla vendita dei prodotti food and beverage in aeroporto ammontano a 11 miliarid di euro, con una spesa media di una decina di euro a viaggiatore. Il bilancio di Aeroporti di Roma (che gestisce Fiumicino e Ciampino) parla di 6,8 euro per passeggero in partenza, per un totale di circa 20 milioni nel 2023, mentre Sea (che amministra Malpensa e Linate) si ritrova con un bilancio di 29,56 milioni di euro. L’aumento dei costi è cominciato già dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, quando insieme alle nuove norme di sicurezza sono arrivati anche diversi costi operativi per portare i prodotti negli scali e assumere persone.

Quanto costa l'acqua negli aeroporti europei

Negli ultimi tempi, però, i prezzi sono schizzati alle stelle, e lo dimostra il caso dell’acqua. Le bottigliette sono quasi sempre da 0.75 litri, e quei pochi formati da mezzo litro sono venduti a prezzi esorbitanti: il primato spetta all’aeroporto di Istanbul, dove si spendono in media 6 euro a bottiglietta, arrivando fino a punte di 9 euro. A Berlino la media è di 5,9 euro, 4,75 a Francoforte, 4,6 a Bruxelles e 4,5 a Londra Luton. In Italia si resiste con 2,8 euro per una bottiglia da 0.75, e circa 2 euro per quella da mezzo litro. Curiosa, però, è la forbice di prezzo che c’è all’interno dello stesso scalo: a Bergamo, per esempio, l’acqua passa da 1.50 euro (prezzo più basso in tutta Europa) a 2 euro una volta superati i controlli extra-Schengen.

La cara colazione all'aeroporto di Istanbul

In Italia, si sa, il caffè costa meno che altrove. Questo non è sempre un bene, ma nel caso dell’aeroporto (dove c’è una qualità media bassa), possiamo tirare un sospiro di sollievo: il record europeo arriva sempre da Istanbul, dove si spendono 6 euro per un espresso e 9 euro per un cappuccino. E chi ha fame deve sborsare 16,5 euro per un croissant farcito da accompagnare alla bevanda.

Insomma, siamo di fronte al più grande paradosso della nostra epoca: è diventato più conveniente comprare l’acqua in aereo che a terra. La bottiglia da mezzo litro costa 3 euro sui voli Ryanair, 3,50 su easyJet, un cappuccino si aggira attorno ai 3.80: prezzi inferiori rispetto a molti aeroporti europei. E questo vale anche per il cibo: per un panino di Ryanair si spendono 6 euro, mentre in gran parte degli scali si parte dagli 8 in su.

Nessuna regola per i prezzi nei duty free

Un aumento senza tregua, difficile da frenare. Nel 2016 Airports Council International-Europe, l’associazione che riunisce gli scali europei, ha adottato una raccomandazione per limitare il prezzo della bottiglietta da mezzo litro a un euro, ma l’iniziativa non ha avuto seguito. Come spiega il Corriere, poi, a gennaio 2024 Adina Vălean, commissaria europea (uscente) per i Trasporti ha riferito agli eurodeputati che «non c’è un regolamento o un altro strumento normativo Ue che prevede meccanismi di limitazione del prezzo dell’acqua in bottiglia». Il governo greco ha deciso di intervenire, ponendo un tetto a 60 centesimi per bottiglie da mezzo litro.

«Chi affitta gli spazi negli aeroporti ha la libertà commerciale di stabilire i propri prezzi, noi non abbiamo l’autorità per intervenire su questo aspetto», ha aggiunto Olivier Jankovec, direttore generale di Airports Council International-Europe. «Va detto poi che operare in uno scalo ha oggettivamente costi aggiuntivi: bisogna trasportare la merce, il personale deve essere formato, ci sono gli obblighi di sicurezza e poi c’è l’inflazione che non ha aiutato di questi tempi».

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