Ha scelto di lasciare tutto ai dipendenti. Un po’ per gratitudine, un po’ perché non sopportasse che la sua azienda finisse nelle mani di chissà chi, magari di un gruppo straniero. Piero Pittaro, grande uomo del vino friulano, ha seminato molte lacrime quando è morto, lo scorso 24 marzo, all’età di 89 anni, ma ha anche fabbricato molti sorrisi quando qualche giorno fa è stato aperto il suo testamento. Nel quale ha disposto la donazione della sua azienda, la Vigneti Pittaro, ai nove dipendenti. Capofila dei quali è lo storico enologo dell’azienda, quello Stefano Trinco che è anche il presidente della doc Friuli. E che ora, a ripensarci, qualche dubbio avrebbe dovuto farselo venire. “Quando facevamo qualche controllo nei vigneti o le prove in cantina – ricorda – ci diceva in lingua friulana “us lassi dut a vualtris”, lascio tutto a voi, ma francamente pensavamo che Piero scherzasse”.
Non era uno scherzo
E invece Piero non scherzava affatto. E ora i nove dipendenti, tra i quali la segretaria, il perito agrario, la contabile, l’addetto commerciale, dovranno costituire una società secondo il termini di legge, che sarà guidata da un amministratore delegato e nella quale tutti conserveranno i loro incarichi di prima. “La parola d’ordine è: continuità e valorizzazione del marchio, che resta friulano e non viene ceduto al miglior offerente”, dicono i nuovi proprietari. Che ricordano relazioni ottime con il loro munifico padrone scomparso, ma certo non tali da fare immaginare un simile gesto: “Tra noi c’era un bel rapporto, fatto di stima e di rispetto – dice Trinco - ma non avremmo mai pensato a un gesto di così grande generosità. Da parte nostra c’è grande emozione, oltre a un doveroso ringraziamento. E sicuramente c’è l’impegno e la consapevolezza di portare avanti in prima persona l’azienda. È un onore e una grande responsabilità. Un dono prezioso che va valorizzato al massimo, faremo di tutto per portare avanti il suo nome come merita”.
Nata negli anni Settanta
L’azienda Vigneti Pittaro nacque negli anni Settanta. Amava ricordare Pittaro: “Dissodai queste terre aride, sassose, piene di piste in calcestruzzo che i tedeschi avevano costruito nel 1943, pur non disponendo più di aeroplani pensavo: qui farò una cantina, calata nel territorio, senza violenza architettonica. Peccato che nessuno nei secoli abbia pensato di fare un castello, una villa gentilizia, un qualcosa da conservare nei secoli. Ma qui non c’era nulla. Terra bruciata nelle torride estati. Pochi carretti di fieno. Non c’era acqua, l’irrigazione era praticamente sconosciuta. Avevo dei dubbi anch’io sulla riuscita di un vigneto. Poi visitai i vigneti sul fiume Meduna, coraggiosamente portati alla vite dal lungimirante barone De Pauli. Sassi, sassi, ancora sassi, ma l’acqua sempre a portata di mano. Stava lì, a pochi metri di profondità, bastava pomparla in superficie. Devo solo copiare pensai. Fammi povera, diceva la vite, e ti darò buon vino. Tentai, ci riuscii, fu un successo. Cominciai allora, in quegli anni difficili ma entusiasmanti, quando costruivi e producevi, non solo per te, ma per far ricrescere la tua Regione, la tua Patria, la tua Società. Il mondo stava cambiando rapidissimamente. Ciò che non è successo nei millenni di storia precedente dell’intero mondo stava succedendo ora. Il vino, conosciuto solo come bianco e nero, acetoso da marzo in poi, cominciava, con la mia generazione a prendere il fascino di qualità e di immagine che tutti noi ora conosciamo”.
Specializzata in spumanti
Oggi l’azienda Vigneti Pittaro dispone di 90 ettari vitati per lo più nella pianura friulana, con pochi pregiatissimi ettari sulle colline di Ramandolo. Il cuore è aziendale è comunque a Codroipo, dove si trova la cantina. Cosa insolita per un’azienda friulana, le etichette più blasonate sono di bollicine metodo classico, come il Talento Brut Etichetta Oro e il Talento Brut Etichetta Argento, entrambi a base Chardonnay e Pinot Bianco il primo con 60 e il secondo con 36 mesi di affinamento sui lieviti.