“Cosa succede in città? C'è qualche cosa... Qualcosa che non va!”. Un attacco che qualcuno avrà letto canticchiando visto che l’abbiamo preso in prestito – forse indebitamente – dal Vasco nazionale. Probabilmente il cantante di Zocca pensava alla sua Modena e a ben altre faccende quando scrisse questi versi che invece noi usiamo per parlare di Roma e di quel che sta accadendo in un quartiere che meriterebbe molto di più. Senza girarci troppo intorno vi diciamo che stiamo parlando di Pigneto e dintorni, un quadrilatero di architettura urbana che nell’arco degli anni ha cambiato diverse volte pelle senza mai stravolgersi nell’anima, che è quella popolare, romanissima che si percepisce appena ci si mette un piede. Un quartiere nato intorno a tre strade – Casilina, Prenestina e Aqua Bulicante – un crocevia di ingorghi ed incroci che quasi vien da pensare che se è vero che tutte le strade portano a Roma, tante di queste attraversano certamente Pigneto.
Da Accattone a Necci
Il Pigneto, che deve il suo nome all’esercito di pini (un centinaio) piantati alla fine del 1700 dalla Famiglia Caballini, per tanti registi è stato un set cinematografico all’aperto. È qua che Rossellini ha girato quel capolavoro neorealista di Roma Città Aperta. Ed è sempre tra le vie del Pigneto che ha preso vita Accattone di Pier Paolo Pasolini che tanto ha amato questo quartiere, scegliendo nell’iconico Bar Necci il suo ufficio-pensatoio. Oggi cosa resta di quel quartiere popolare e autentico del recente passato? Risposta complessa a una domanda che parrebbe pure semplice. Per un lungo periodo, le amministrazioni comunali che si sono avvicendate hanno lasciato che il Pigneto campasse di una ingrata vita propria, condotta all’insegna di una certa dissennata libertà che come prevedibile non portò a nulla di buono. Spaccio, disperazione, malavita e così nel 2015 viene inaugurata la bella isola pedonale che il comune di Roma realizzò grazie al massiccio intervento economico della Serono, la ditta farmaceutica sulla via Casilina che durante e dopo la guerra ha garantito occupazione a tanti cittadini romani. Gli abitanti del quartiere e soprattutto i commercianti, ai tempi dell’inaugurazione dell’isola erano tutti legittimamente felici ed entusiasti perché tra gli anni novanta e i primi del 2000, il Pigneto era diventata una delle piazze di spaccio più “operose” di Roma con tutto quello che ne poteva conseguire. Con l’isola pedonale iniziava un nuovo corso, una nuova vita.
Pompa Malatesta: cinque furti dall'inizio dell'anno
Complice un triste evento di cronaca che ha visto protagonista un locale della zona Malatesta, appena dopo Pigneto, e questo prossimo decennale di isola pedonale, abbiamo voluto parlare con chi questo quartiere lo vive, lo anima e soprattutto ci ha investito sia in termini economici e personali. Sono gl’imprenditori del settore del food&wine che hanno scelto il Pigneto per proporre la loro idea di ristorazione, fatta di qualità e ricerca. Raggiungiamo telefonicamente Gian Marco Saolini, titolare di Pompa Malatesta un locale che incarna perfettamente il concetto di recupero di luoghi abbandonati. “Quando mi è stato proposto di prendere in gestione questo spazio (ex distributore dell’Italiana Petroli, ndr) ho dovuto chiamare una ditta specializzata in sanificazione”.
Sono stai buttati sacchi colmi di siringhe, bottiglie e rifiuti di ogni genere; ma c’è poco da stupirsi, quella era terra di nessuno e quando nel 2022 Saolini prende in gestione il distributore per farne poi il bel locale che è diventato oggi gli abitanti della zona hanno tirato un sospiro di sollievo. “Qua era tutto abbandonato ed era diventato un luogo di bivacco, perennemente occupato. Idem per il parchetto antistante – continua Saolini – che con l’apertura di Pompa Malatesta è tornato nelle mani dei residenti".
Lucine, uno spazio all’aperto curato e grazioso, da Pompa Malatesta ci si viene tutte le sere per burger di qualità, birre e drink e nel fine settimana si balla col DjSet a cura di Giuseppe Di Nola (alias Banana) socio in affari di Saolini. Ma a quanto pare, i clienti del locale non sono gli unici a “divertirsi” qui da Pompa Malatesta. “Dall’inizio dell’anno abbiamo subito 5 furti, quello dello scorso 24 maggio è stato certamente il più grave insieme al precedente avvenuto il 17 aprile”.
A raccontare l’evento ci pensano le scene riprese dalle telecamere di sicurezza pubblicate sul profilo Instagram di Pompa Malatesta e del proprietario: un uomo incappucciato entra nel locale dopo aver spaccato un vetro, ad attenderlo fuori un altro a cui il primo passa bottiglie, tecnologia varia e quel poco di fondo cassa rimasto. “Complessivamente ho stimato oltre 30 mila euro di danni, più di 10 mila solo per gli ultimi due furti”. Un brutto colpo per un imprenditore che, teoricamente, dovrebbe ricavare profitti e che invece, come ci tiene a precisare Saolini, questi furti rappresentano oltre al danno in sé anche una specie di effetto domino che si riversa drammaticamente sull’attività. “Ho dovuto implementare il sistema di sicurezza, ho inserito delle telecamere di ultima generazione e ovviamente sto facendo uno sforzo grandissimo nel rendere questo locale un posto sicuro sia per i clienti ed anche per i miei dipendenti”. Spiega Saolini che, da imprenditore navigato quale è, sa bene che il danno non finisce col furto anzi semmai comincia. Del resto il vetro si sostituisce, gli spazi si sanificano e la merce si acquista di nuovo.
“Il problema è tutto il resto. Io – ammette il titolare di Pompa Malatesta – faccio una fatica enorme a portare la gente qui e allora m’invento le serate, gli eventi e tutto quello che è nelle mie possibilità, ma è dura”. L'imprenditore in questi mesi ha dovuto richiedere in diverse occasioni l'intervento delle forze dell'ordine anche per tentativi di aggressioni ai danni di alcuni suoi dipendenti, ci racconta di quanto siano pittosto demoralizzati anche gli operatori della sicurezza. "I carabinieri, la stessa municipale, sono sempre intervenuti ogni qual volta io ne abbia fatto richiesta ma la situazione ha le sembianze di un'emorragia che loro possono tamponare momentaneamente ma di certo non risolvere in via definitiva".
Il crack che gira tra i giovanissimi
Angelo Del Vecchio nel 2019 ha aperto Pastorie un ristorante che ha portato a Roma la vera cucina abruzzese, racconta che ha notato un cambiamento importante tra prima e dopo il covid. “La pandemia ed il lungo periodo che noi tutti abbiamo trascorso in casa, sono stati fatali per un quartiere come il Pigneto che proprio in quegli anni era nel fiore della sua rinascita.” Nulla di più vero ciò che riporta Del Vecchio, quando ci racconta della fatica che lui e tanti altri commercianti della zona hanno fatto per riappropriarsi di quegli spazi e ancora oggi il percorso di riacquisizione non sembra terminato. “Dopo il covid ho visto un incremento vertiginoso del consumo di crack, soprattutto in ragazzi molto giovani e un conseguente aumento della delinquenza. Ma io, insieme a molti altri commercianti di zona – aggiunge Del Vecchio – non demordiamo e andiamo avanti per la nostra strada, però se ci guardiamo intorno siamo soli”. Mancano infatti le forze dell’ordine, quelle presenti sul territorio sono poche e comunque, come anticipava anche Saolini, di fatto hanno le mani legate. Il proprietario di Pastorie, anch’esso vittima di un paio di furti, ci sottolinea un altro aspetto non meno importante nel lungo lavoro di riqualificazione di tutta la zona. “Siamo in pessima compagnia, perché per un locale che propone un’offerta di qualità cercando di contribuire fattivamente al miglioramento del quartiere, poi ce ne sono molti altri che vanno in direzione contraria con spitz a 4 euro e apericena a 8”.
Presidi durante l'apertura dei locali. Poi il vuoto
“Io ho aperto nel 2014 e l’ho vissuta la vera rinascita di questo quartiere, adesso però ne occorre un’altra”, a parlare è Valerio Curedda titolare di Mezzo, un winebar vermouteria al 19 di via del Pigneto. Valerio, senza troppi giri di parole, racconta che i giovani che frequentavano il Pigneto dieci anni fa oggi sono altrove. “Hanno messo su famiglia e sono andati a vivere in altri quartieri. Il problema è che non c’è stato un reale turn over ed il motivo è abbastanza chiaro – spiega Valerio - I giovani che oggi animano questo quartiere hanno altro da scegliere. Prima e dopo il mio locale ci sono tante attività che sul piano della concorrenza, a me personalmente la fanno sleale”. Torniamo al discorso fatto qualche riga fa, troppi locali in cui acquistare drink e aperitivi per qualche euro che vanificano lo sforzo di chi come Valerio, Angelo e Gian Marco, ha fatto una scelta di campo sia imprenditoriale ma anche per partecipare attivamente alla riqualificazione di tutto il quartiere che parte anche dall'offerta gastronomica. Ma c’è un’altra nota dolente che Valerio sottolinea ed è quella della sicurezza “L’area pedonale è pattugliata nelle ore serali, ma appena si spengono le luci dell’ultimo locale, si accendono i motori delle gazzelle della municipale che abbandonano il campo e noi restiamo soli”. Strade vuote e spesso poco illuminate, tornare a casa diventa una missione.
Un appello alle istituzioni
Nel nostro giro di pareri, abbiamo chiesto anche quello di Vincenzo Caruso che nel 2015, in piazza dei Condottieri, ha aperto Vigneto un'enoteca di vini naturali. “Sono qua da quasi dieci anni, forse perché sono abbastanza distante dall’isola pedonale, ma non posso dire di non sentirmi al sicuro – racconta Caruso – sì, ho avuto qualche bega con alcuni disperati che hanno tentato qualche furtarello, ma nulla di più”. Interessante la sua testimonianza perché racconta di come, ognuno dal proprio canto, ce la stia mettendo tutta per contribuire a dare un nuovo volto a questo quartiere. “Negli anni mi sono impegnato costantemente nel costruire un buon rapporto con il vicinato, in primis gl’inquilini del palazzo in cui sorge il mio locale. E poi ci tengo tantissimo a mantenere decorosa ed ordinata tutta l’area che circonda vigneto perché è uno spazio comune, non solo mio o dei miei clienti”.
A tutti i ristoratori contattati abbiamo chiesto se negli ultimi mesi avessero avvistato Gualtieri tra le vie del Pigneto. Il sindaco infatti, in vista del Giubileo, è protagonista di una campagna social che lo vede impegnato a raccontare tutte le operazioni che la sua amministrazione ha messo in campo. I nostri intervistati dicono di non averlo visto, noi per sicurezza ci siamo fatti un giro sul canale TikTok del Sindaco ed effettivamente non c’è traccia di una sua visita al Pigneto o nelle zone limitrofe. Allora sindaco ci permettiamo di darle un consiglio, se la faccia una passeggiata tra le vie di questo quartiere magari verso mezzanotte o l’una, venga a respirare l'aria che tira anche oltre l'isola pedonale. Si metta nei panni di un commerciante, di un ristoratore o semplicemente di un residente che vorrebbe tornare a casa senza il terrore di essere aggredito. Questi imprenditori vogliono continuare ad investire nel quartiere che hanno scelto, li metta nella condizione di portelo fare.