Peck, la celebre gastronomia d’alto livello di Milano ci racconta come si è organizzata nelle lunghe settimane di lockdown.
Il ricorso al delivery e la sua organizzazione (interna o usare una piattaforma?); la rinuncia forzata del business della ristorazione, la suddivisione dei ricavi tra il mondo dei ristoranti e il mondo della gastronomia che è l’originario core business dell’azienda; la gestione dei punti vendita, sia quello grandissimo di Via Spadari, sia quello piccolissimo di Porta Venezia, sia quello (che in queste settimane ha chiuso) aperto in CityLife; gli spazi all’aperto.
Peck e il fatturato durante la quarantena
Parlare con Leone Marzotto - amministratore delegato di Peck, la storica gastronomia di Milano - è interessante perché permette di ragionare sulle dinamiche di consumo della città in generale e tutte le sue articolazioni. E ci si può addentrare senza reticenze anche in questioni numeriche, come il fatturato ad esempio. “Le gastronomie, anche grazie al delivery, sono scese solo del 30%” ci spiega Marzotto “certo poi con la chiusura totale della ristorazione siamo arrivati ad un 50% complessivo di calo”.
Peck apre dark kitchen e nuove gastronomie a Milano
L’intervista è stata girata qualche giorno fa e dunque ci sono delle considerazioni superate sulla riapertura e sulle relative norme. Ma restano tanti spunti davvero molto interessanti. Inclusa l’anticipazione sulle nuove aperture con qualche piccolo cambio di strategia rispetto all'ultima nostra intervista di ormai tre anni fa: “a Milano non è saturo il brand Peck e io credo che prima di aprire all’estero apriremo qualcosa ancora a Milano”. Ma per tutti i dettagli su queste aperture e su molto altro vi dovete ascoltare il filmato qui sopra.
A cura di Massimiliano Tonelli