Da Manhattan agli Hamptons, da New Jersey a Miami. Ogni settimana chef Pasquale Martinelli conquista i palati di ricchi americani. Uomini d’affari, star dello spettacolo come Nancy Pelosi, Henry Kissinger, Liza Minelli, Paul McCartney, Bloomberg e famosi sportivi. Lo fa attraverso i piatti della tradizione pugliese, a base di ingredienti semplici ma di qualità eccellente, che cucina a casa loro. È così che è nata "Alloro New York Private Dining", un servizio di cene extra lusso a domicilio.
Lo chef pugliese che prepara cene di lusso a domicilio
«L’idea di cucinare a casa delle persone è venuta a un mio cliente. Molti anni fa avevo aperto - in società con altri - un ristorante a New York, ma non ci diedero la licenza per somministrare alcolici. Così decisi di vendere la mia quota, che fu acquistata da un chirurgo americano. Un giorno questa persona mi chiamò perché cucinassi nella sua villa negli Hamptons. Io lo feci senza nemmeno pensarci e poi lui mi pagò. Così capii che la cosa avrebbe potuto funzionare».
Cena dopo cena, chef Martinelli, originario di Mola di Bari e residente a New York da oltre vent’anni, entra in un circuito di eventi di beneficenza molto diffusi negli Stati Uniti, ma anche di party privati. I clienti, attraverso il passaparola, cominciano a chiamarlo, conquistati dai suoi piatti della tradizione italiana e pugliese. «Questo chirurgo aveva una fondazione a sostegno dei bambini. Mi chiese se volessi donare una mia cena per un’asta di beneficenza e così cominciai. Una di queste fu acquistata da uno dei giornalisti più famosi degli Usa, Geraldo Rivera. Si andava da qualche migliaio a oltre decine di migliaia di dollari».
Cucinare a casa delle persone permette a Pasquale di Martinelli di esprimersi al meglio e di mostrare agli americani cosa significa davvero stare a tavola insieme per gli italiani, che è molto più che mangiare. «Quando accolgo i miei ospiti dico loro: per le prossime ore non sarò il vostro chef, ma la vostra nonna. Perché credo che nessuno cucini con più amore di quello che mettono le nonne». Quando è arrivato negli Usa, Pasquale ha cominciato lavorando nei ristoranti più famosi di Manhattan, ma solo quando ha fondato Alloro ha potuto trasmettere la sua vera idea di cucina, fatta di piatti semplici preparati con i migliori ingredienti possibili. Piatti che realizza in base alla stagione e all’attrezzatura a disposizione. «Se c’è il forno a legna, ad esempio, preparo il pane di Altamura e lo servo a tavola con il nostro olio pugliese. Gli americani impazziscono per il nostro pane. A volte mi chiedono di saltare il secondo e di avere ancora pane e olio».
Dal mercato alla tavola
Ma lo chef pugliese, nel tempo, ha anche approfondito gli aspetti nutrizionali, per proporre piatti ancora più equilibrati e sani: «Ho frequentato diversi corsi, tra cui uno di Scienze della nutrizione alla Stanford University. «Mi affascinava il fatto che i miei compagni di banco fossero dietisti e medici e che io fossi l’unico chef. Tutto quello che imparavo durante le lezioni mi riportava a casa mia, al modo in cui sono cresciuto, ai piatti della mia infanzia. La cucina semplice che dovremmo smettere di chiamare povera, perché è quanto di più prezioso esista». La sua mission, però, è raccontare il rapporto che gli italiani hanno con il cibo, che «parte dall’andare fisicamente a fare la spesa e non ordinarla online. Toccare la frutta e la verdura, guardare quello che stai per comprare. Dedicare del tempo per cucinare qualcosa. Ho riportato un pezzo della mia Puglia qui e la porto con me in ogni casa in cui vado a cucinare».
Oggi, insieme al suo team, Martinelli lavora per eventi di ogni tipo, valorizzando sempre e costantemente la cucina di casa: «Preparo i legumi, l’agnello con i lampascioni, le teglie di carciofi e piselli. Alcuni piatti all’inizio generano scetticismo, ma quando li assaggiano, non hanno più dubbi». E la spesa dove si fa? Un po' giro per New York e non solo. Le verdure vengono da Union Square Farmers Market oppure da alcune fattorie del Connecticut, New Jersey e Pennsylvania. Il polpo, quello no. Quello arriva rigorosamente dalla sua Mola di Bari. «A volte capita che i miei clienti si emozionino quando assaggiano i miei piatti. Credo sia la riconoscenza più grande che possa avere uno chef. Qui ho imparato che esiste un food off the plate e uno on the plate. E quello che è fuori dal piatto è altrettanto importante. Ti porta in luoghi lontani, ti racconta come è stato preparata una ricetta, da dove vengono i suoi ingredienti e tutto l’amore che c’è dietro».