La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne. Oggi intervistiamo Albiera Antinori, che con il supporto delle due sorelle Allegra e Alessia presiede l'azienda Marchesi Antinori.
Intervista ad Albiera Antinori
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Ho iniziato a lavorare in azienda nel 1986 a 19 anni e a quell’epoca erano effettivamente poche le donne coinvolte in questo settore. In questi 30 anni le cose sono molto cambiate e oggi le donne ricoprono ruoli di prim’ordine, dando un contributo forte ed equilibrato. Dal mio punto di vista, non ho avvertito particolari ostacoli o discriminazioni circa il fatto di essere donna, le difficolta venivano più dalla inesperienza e dalla giovane età. È anche vero che la nostra è una azienda familiare, dove la nostra generazione è solo al femminile, quindi il tema di concorrenza interna non si è mai posto...
Tre sorelle, tutte e tre rimaste in azienda. Non era affatto scontato...
Effettivamente pensando a trenta anni fa, non era scontato che tutte e tre avremmo sviluppato una grandissima passione per il vino, senza forzature ma in maniera naturale. Così naturale che non c’è stato un vero è proprio 'momento ufficiale' in cui abbiamo iniziato a lavorare in azienda. È iniziato tutto con una vendemmia, a cui poi ne sono seguite tantissime altre.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Dobbiamo innanzitutto partire dal fatto che le donne sanno fare esattamente le stesse cose che fanno gli uomini, forse le fanno con più attenzione ai dettagli e, in generale, con più equilibrio in quanto orientate a ottenere armonia in tutte le cose. La nostra azienda nello specifico è composta da una quota femminile molto importante e non perché avessimo quote rosa da dover rispettare ma perché ritenute una risorsa valida a prescindere dal genere. Un esempio di leadership al femminile come la nostra certamente aiuta a sdoganare il concetto che le donne possano arrivare a ricoprire posizioni di rilievo e che operano bene tanto quanto gli uomini.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
La carriera lavorativa di una donna ha un momento molto importante di interruzione quando si occupa dei figli (un lavoro vero e proprio, spesso più complicato e in ogni caso importantissimo per la società). Tutto quello che può essere fatto per sostenere aiutare e stimolare questa fase sarà fondamentale in un’ottica di lungo periodo. Asili e scuole, servizi per il tempo libero rivolti ai ragazzi, trasporti dedicati, normative per stage per minorenni, corsi di formazione per personale di assistenza domiciliare, part time, possono essere delle piccole cose 'pratiche' che sostengono le donne che lavorano senza dover interrompere la carriera.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Credo che, in generale, l’unica via per sensibilizzare e portare alla consapevolezza sia quella di informare, istruire e formare, fin dalla giovanissima età, alla parità dei compiti. Un percorso che deve quindi partire dai genitori, passare dalla scuola e arrivare nelle aziende.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni? Anche nel caso del passaggio generazionale.
Di non scordarsi mai di portare avanti quei valori peculiari che ci derivano dal fatto di essere donne, piuttosto che cercare di nasconderli. Guardando alle nuove generazioni, credo ci saranno sempre più donne in ruoli apicali perché le ragazze sono state formate (quasi tutte hanno fatto l'università) in maniera diversa rispetto alla mia generazione. Allo stesso modo, anche i maschi sono cresciuti con un concetto di parità più evidente. La mia generazione fa ancora un più 'fatica' ma ha dato un grande impulso nel rompere gli schemi. Abbiamo infatti insegnato ai nostri figli che non c’è differenza fra uomini e donne, tutti studiano, lavorano e guadagneranno la propria posizione con impegno e passione.
Ci racconti un aneddoto di una delle sue esperienze sul tema.
Quando abbiamo costruito la nostra cantina nel Chianti Classico inaugurata nel 2012 , poiché i nostri collaboratori, abituati per anni a lavorare in centro città, avrebbero dovuto cambiare abitudini dovendo spostarsi in campagna, avevamo progettato un bellissimo piccolo asilo all'interno della struttura, per dar modo alle giovani madri di avere vicino i figli ed evitare troppi spostamenti. Quando poi si chiese quanti avrebbero usufruito del servizio, praticamente non ci furono adesioni. Forse oggi le risposte sarebbero diverse.
illustrazione di Ilenia Tiberti