«Se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra, sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti». È il messaggio lanciato da Papa Francesco ai partecipanti al convegno di Vinitaly su L'economia di Francesco e il mondo del vino italiano, durante l'udienza che si è svolta lunedì 22 gennaio a Roma nel Palazzo apostolico Vaticano a cui, tra gli altri, hanno preso parte il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, l'amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, il presidente di Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi, la presidente di Federvini, Micaela Pallini, editore e ceo di Class Editori, Paolo Panerai, il direttore del Gambero Rosso, Marco Mensurati.
Il pontefice, nel suo discorso, ha ricordato come il settore vitivinicolo sia una realtà significativa per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale: «È dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme - ha sottolineato - sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi».
Non solo le tecniche industriali
«Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi, attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo, indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro - ha proseguito Bergoglio - è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza».
L'importanza della dimensione umana
Citando la Lettera di Giacomo e l'immagine dell'agricoltore che aspetta con costanza il frutto della terra e ricordando il Vangelo di Giovanni in cui Gesù, parlando ai discepoli, descrive il Padre come un agricoltore che si prende cura della vite in modo che porti buoni frutti, papa Francesco ha evidenziato come rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto siano «messaggi preziosi per l’anima, che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione. Essa - ha sottolineato Francesco di fronte una platea di esponenti del mondo del vino italiano, tra cui anche i due master of wine Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi e la produttrice Marilisa Allegrini - comporta un’infinità di competenze, solo in parte trasmissibili in modo tecnico, "scolastico", spesso invece legate alla condivisione di una sapienza pratica, di vita, a un’esperienza specifica da acquisire sul campo, in modo tanto più proficuo, quanto più ci si lascia coinvolgere dalla dimensione umana di ciò che si fa».
Rispetto necessario
«Se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti, per far maturare, a livello di singoli e di aziende, quella capacità di «auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità», che «rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente», considerando «l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé», ha rimarcato il pontefice, citando l'enciclica Laudato sì: «La cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri».
Terra e abilità agricola
«Cari amici - ha concluso Bergoglio - il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per il cuore dell’uomo, e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità». Infine, il Papa ha ringraziato i rappresentanti del vino italiano «per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il creato, sull’esempio di Francesco di Assisi».