Pantagruel. Una nuova rivista letteraria
Si chiama Pantagruel, in omaggio al personaggio di Rabelais, e a Umberto Eco, che tanto apprezzava lo scrittore francese (ma il titolo è frutto di una intuizione di Enrico Ghezzi). Ed è la nuova rivista letteraria battezzata da Elisabetta Sgarbi per l'editore che dirige e ha fondato in seno a Bompiani, La Nave di Teseo. Un nuovo inizio, per dir la verità, che eredita e approfondisce il progetto Panta, rivista monografica ideata qualche anno fa per affrontare in modo trasversale temi d'attualità, dal cinema allo sport, passando per la politica e l'economia. Stavolta, l'esordio è affidato al cibo, e alla cultura della tavola: ognuno dei numeri monografici, a cadenza quadrimestrale, esplorerà un tema attraverso i testi inediti di autori italiani e internazionali, chiamati a intrecciare punti di vista e prospettive anche molto diversi tra loro sull'argomento dato, per fornire al lettore uno specchio composito della realtà, “tra finzione, saggistica, testimonianza, ma anche immagine, racconto fotografico e pittorico”. Spiega Elisabetta Sgarbi, che con Vincenzo Santochirico è curatrice del primo numero, che ogni capitolo di questo viaggio sarà una sorta di rivista-libro che prende le mosse da un'idea del curatore, responsabile di coinvolgere gli autori più adatti a dibattere sul tema in questione. E, prosegue, “Pantagruel ha in sé una vocazione al disordine, alla voracità, alla fame e alla sete di un tutto, mai veramente circoscrivibile. C’è un principio di anarchia e di sovversione, non gridato, non roboante, piuttosto silenzioso e persino pudico”.
La terra del pane. Il numero zero di Pantagruel
La terra del pane – 270 pagine a 19 euro, in libreria dal 17 ottobre scorso – è il numero zero sviluppato in collaborazione con la Fondazione Sassi di Matera (di cui Santochirico è presidente), nell'anno di Matera Capitale della Cultura Europea. E non a caso ha esordito in occasione del Festival Terre del Pane andato in scena nella città dei Sassi un paio di settimane fa. Dedicata al pane in quanto cultura materiale, salvaguardia dell'identità e inno all'apertura e alla condivisione, la prima uscita di Pantagruel centra subito l'obiettivo, sovrapponendo suggestioni disparate, tra letteratura, arte, attualità, religione, pur affrontata con la libertà di riscriverne la simbologia (si veda la moltiplicazione dei pani e dei pesci “riscritta” da Ermanno Cavazzoni: “la moltiplicazione a lungo andare crea inflazione”), o riletta, in tono più sacrale, dal teologo protestante Eberhard Jungel, che porta il suo contributo alla causa analizzando il tema del pane quotidiano a partire da un brano del Vangelo di Giovanni (“Io sono il pane della vita”).
Gli autori e il pane di De Chirico
Tra gli altri, hanno partecipato al numero pilota Camillo Langone, Antonio Rezza, Fulvio Abbate, Ivan Cotroneo, Francesca d'Aloja, Raffaele Nigro, Mariolina Venezia, a dimostrazione del fatto che il progetto coinvolge non solo scrittori di professione, ma anche fotografi, artisti di teatro, filosofi. In copertina, il pane ferrarese di Giorgio de Chirico nel Saluto dell'amico lontano (Paul Guillaume, ndr) dipinto nel 1916 (in mostra fino a gennaio 2020 a Palazzo Reale, nella grande retrospettiva sul pittore metafisico). Ad accompagnare l'opera, la rivista si apre con i versi composti negli stessi anni da Corrado Govoni (Casa paterna), inno al pane e al “bagliore d'aurora” di un forno acceso che diffonde “un'aria di domenica”.
www.lanavediteseo.eu/item/pantagruel-la-terra-del-pane/
a cura di Livia Montagnoli