Un profitto «ingiusto» ottenuto «con l'inganno», utilizzando il tema della beneficenza, con cui l'influencer Chiara Ferragni avrebbe ricavato un duplice vantaggio: «Incremento del cachet» e il rafforzamento della propria immagine. Sono le valutazioni del sostituto procuratore generale della Cassazione Mariella De Masellis in merito alla presunta pubblicità ingannevole dei pandoro "Pink Christmas" della Balocco, griffato Ferragni, e degli altri prodotti legati alla beneficenza, messe nero su bianco nel decreto con cui ha risolto a favore della Procura di Milano la questione della competenza a indagare, che si era creata tra gli inquirenti milanesi e quelli di Cuneo. Secondo la Procura di Milano, sarebbe stata questa la strategia che l'influencer e le sue società hanno seguito a partire dal 2019 con un «unico disegno criminoso».
Il "modus operandi" di Ferragni
Nelle 13 pagine del decreto, il sostituto pg riporta le considerazioni del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco che nei giorni scorsi aveva sollevato la questione di territorialità con Cuneo. Secondo i magistrati, i consumatori avrebbero subito un "duplice" danno, perché indotti sia a fare una scelta d'acquisto attraverso «un messaggio pubblicitario manipolatorio», sia a pagare per quel dolce un «prezzo maggiorato». E per Chiara Ferragni, in particolare, pure un guadagno «derivante dalla rappresentazione di sé associata all'impegno» per «un progetto benefico»: un rafforzamento della sua immagine sui media e un «accresciuto consenso», che «comporta incrementi nei «cachet accordati dai partner commerciali».
Un «modus operandi» comune a più compagne pubblicitarie. Secondo quanto ricostruisce il Corriere della Sera, in quella della bambola Trudi, per la quale nel 2019 l'influencer non ha ricevuto compensi, i proventi sarebbero andati all'associazione Usa Stomp out bullying, di cui però non ci sarebbe «traccia». Il cachet, invece, c'era per le uova di Pasqua, passato da 200mila euro nel 2021 a 500mila l'anno dopo, a fronte di un fisso di 36mila svincolato dalle vendite versato dalla Dolci Preziosi per progetti per i bambini autistici, per arrivare a un milione con il pandoro "Pink Christmas" del Natale 2022 per il quale Balocco ha dato 50mila euro una tantum.
I consumatori indotti all'errore
In tutti e tre i casi, si legge ancora, Ferragni ha pubblicato sui social post, stories e «video fuorvianti» per i consumatori. La «enfatizzazione» del fine caritatevole nella campagna promozionale sul "Pink Christmas", «amplificata dai mezzi di comunicazione» usati, come i social, ha indotto «in errore i consumatori», che hanno «ritenuto» di «contribuire alla finalità benefica», la «cui serietà era garantita anche dalla credibilità di una influencer da circa 30 milioni di follower». Dal decreto emerge che è iscritto per truffa aggravata, per i capitoli pandoro e uova, anche Fabio D'Amato, manager e stretto collaboratore dell'influencer, e che tutte le società coinvolte nelle due vicende sono iscritte per la legge sulla responsabilità degli enti, mentre a Cuneo erano stati aperti fascicoli esplorativi anche sui casi Oreo e Soleterre.