Un ristorante dentro una stazione di servizio a Civitavecchia frequentata da giudici, avvocati e cacciatori. Non è l’incipit di un romanzo weird, ma quello che succede da Panama Cafè a Civitavecchia. Il posto nasce quindici anni fa per mano di una giovanissima chef, Chiara Romiti, - allora venticinquenne - e suo cugino Riccardo di Luca, che decidono di mettere su un locale nascosto in cui bere vino e acquistare singole bottiglie al corner shop. Panama Cafè è un bar & bistrot, come recita l’insegna, “per un periodo è stato anche un locale notturno il venerdì sera, abbiamo fatto anche un sacco di degustazioni e anche cene degustazione, una volta al mese, con produttori di vino”, racconta Chiara Romiti. Il format è inusuale per una stazione di servizio: “Siamo stati sempre un po’ discriminati dalla posizione: è difficile far capire che dentro c’è qualcosa di diverso rispetto all’offerta classica di un stazione di servizio”, spiega Romiti che sottolinea l’importanza delle “materie prime di alto profilo” che vengono “selezionate ogni giorno da inserire in menu semplici: è questo il motivo per cui i prezzi non sono altissimi, scegliamo di lavorare, ad esempio, conserve o paste artigianali, o pesce fresco di stagione, ma in preparazioni semplici per non aumentare i prezzi ai clienti”.
Panama Cafè, il ristorante nascosto in una stazione di servizio
Ci si ferma nello spiazzale con le pompe di benzina, si può parcheggiare l’auto e poi fare ingresso in un posto in cui l’aspettativa viene subito delusa: l’idea comune è quella di trovare una tavola calda becera di passaggio, per prendere un panino incellofanato a costi esorbitanti e un caffè bruciato prima di imbarcarsi per la Sardegna (Panama Cafè è si trova davvero a 5 minuti dagli imbarchi del porto di Civitavecchia), eppure è tutto il contrario. Varcando la soglia ci si ritrova immersi in un locale con ampio spazio di manovra, dove non c’è calca, ci sono una trentina di coperti e i clienti sorseggiano vino dai calici. Tutto è stato studiato per offrire una pausa pranzo degna a una clientela che, per ragioni logistiche o anche di affezione, frequentano il posto. “Qui ci pranzano anche giudici e avvocati, perché siamo vicinissimi al Tribunale”, racconta Chiara Romiti, ma poi è anche il ritrovo per il caffè del mattino dei cacciatori che sono lì a sciorinare le loro migliori imprese; quando le scuole sono aperte “si ritrovano anche un sacco di ragazzi che fanno colazione o bigiano la scuola”, racconta Chiara Romiti, sorridendo. E poi, “È anche il ritrovo di molto autisti ncc”, spiega Romiti. Uno spazio interno, ma anche uno spazio esterno in cui sorseggiare una birra o prendere un aperitivo.
La cucina e i vini
“La mia è una cucina di mercato con prodotti di stagione”, spiega Chiara Romiti che ogni mattina, di buona lena, fa il suo giro al mercato di Civitavecchia alla ricerca del miglior pesce e delle migliori verdure da proporre in menu il giorno stesso, e l’atto creativo comincia proprio lì: “Il menu lo decidiamo giorno per giorno in base a quello che offre il mercato”, tant’è che può svegliarsi con l’intenzione di proporre un pesce spada alla griglia, ma scoprire che c’è un filetto di tonno molto fresco e virare immediatamente su un altro piatto da proporre. La cucina è espressa, il servizio gentile e accogliente: sui tavoli non compaiono menu cartacei o QR code da inquadrare, la cameriera ti dedica del tempo avvicinandosi con la lavagnetta menu e spiegando punto per punto le scelte del giorno della cuoca.
Spaghetti alle vongole è il piatto di punta, molto richiesto. Ma poi, la cucina è semplice e ricercata allo stesso tempo: in menu si trovano, ad esempio, Tagliatelle con zucchine, pesto, pomodori gialli, caciocavallo maturato al bergamotto, o ancora Pesce spada locale alla griglia con verdure, Frittura di gamberi di paranza con majo erbe e limone, bruschetta con ricotta, aringa e pesto. I prezzi sono accessibili: si va dai 3 ai 5 euro per gli antipasti, intorno agli 11 euro per i primi e 13, 15 euro per i secondi. Anche i dolci sono homemade come crostate, ciambelloni e biscotti, tranne i lievitati. Al Panama Cafè c’è un’attenzione particolare per vini: “La scelta ricade spesso su vini territoriali di piccoli produttori che lavorano in modo naturale e pulito, quindi molto Lazio. Poi scegliamo anche altre etichette che scopriamo andando in giro, oppure leggendo e quelle che ci incuriosiscono le mettiamo in menu. Non abbiamo un vero e proprio distributore”, spiega Chiara Romiti che al tavolo serve anche i mezzi calici: “È un modo per far assaggiare il vino al cliente che può comprarlo dal nostro corner shop e portarlo a casa”. L’insegna ha anche un’altra anima, quella delivery che si basa principalmente su pokè bowl, anche in questo caso il pesce si lavora da fresco, si abbatte, si marina tutto in sede.
Chiara Romiti, la chef di Panama Cafè
“Il mio è un percorso un po’ particolare: mi sono laureata in Giurisprudenza, ma mentre studiavo ho seguito dei corsi professionali di cucina, perché ho avuto sempre questa passione”, racconta Chiara Romiti. Nasce come chef a domicilio e poi si sposta nelle cucine professionali di Roma, tra le varie in cui si è formate, compare anche quella dello chef Andrea Dolciotti. Prima di aprire l’attività, ha avuto anche un passato da food blogger: “Ci siamo divertiti un sacco (lei e il suo attuale marito, giornalista e scrittore), poi con l’apertura del locale non siamo riusciti a stare dietro e abbiamo abbandonato”. Ma il blog è ancora online e si possono scovare ancora alcune chicche in cucina di Chiara Romiti.