Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Cities dimostra che gli orti urbani inquinano. Gli studiosi hanno comparato le emissioni di gas serra di una zucchina coltivata in un orto urbano con una da agricoltura convenzionale: la prima ha un'impronta di carbonio sei volte superiore alla seconda.
Orti urbani vs agricoltura convenzionale
«L'agricoltura urbana - si legge nell'abstract dello studio che ha coinvolto agricoltori e “giardinieri” di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti - è una strategia per rendere le città e i sistemi alimentari urbani più sostenibili. Finora mancava una valutazione completa delle prestazioni ambientali dell'agricoltura urbana rispetto all'agricoltura convenzionale e i risultati degli studi precedenti sono stati contrastanti. Questo è il primo studio su larga scala a risolvere questa incertezza». Lo studio dimostra, infatti, che l'impronta di carbonio degli alimenti provenienti dagli orti urbani è sei volte superiore a quella dell'agricoltura convenzionale. Per impronta di carbonio si intende la misura della quantità di emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera da una qualsiasi attività.
Le cause
Siamo nell'ordine di 0,42 chilogrammi di anidride carbonica equivalente per porzione di alimento coltivato in un orto urbano contro lo 0,07 kg di CO2e dello stesso alimento proveniente da agricoltura convenzionale, fuori la città. «Per giungere a questa conclusione - scrivono - abbiamo confrontato gli alimenti prodotti negli orti urbani con le colture convenzionali, considerando gli impatti all'interno dell'azienda agricola, la lavorazione e il trasporto in città. In media, tutte le forme di agricoltura urbana studiate sono a più alta intensità di carbonio rispetto all'agricoltura convenzionale, anche se questa differenza è statisticamente significativa solo per gli orti collettivi e gli orti individuali», molto meno per le fattorie urbane. La causa principale di tale differenza è data, secondo lo studio, dai materiali utilizzati per costruire questi orti urbani che di solito rimangono attivi solo per pochi anni, di conseguenza i gas serra utilizzati per produrre questi materiali non vengono utilizzati in modo efficace.
Rendere gli orti urbani più sostenibili
C'è da dire che lo studio prende in considerazione le emissioni «per porzione, cioè i grammi raccomandati di una coltura che una persona dovrebbe consumare ogni giorno per allinearsi alle linee guida dietetiche». Va da sé che se uno dovesse calcolare il totale delle emissioni, gli orti urbani non rappresentano certamente un grande problema. Ma in vista di un boom di queste modalità di coltivazione – nate principalmente con scopi sociali - lo studio suggerisce anche delle dritte per renderle più sostenibili, come il preferire colture che sono, nell'agricoltura convenzionale, tipicamente coltivate in serra (per esempio i pomodori) o che vengono trasportate per via aerea (ortaggi altamente deperibili come gli asparagi), o anche mantenere attivi questi orti urbani per molti anni (per ammortizzare l’impatto della loro costruzione) e sfruttare la circolarità: «Secondo i nostri risultati, gli orti urbani sono più rispettosi del clima quando riciclano materiali da costruzione, rifiuti organici e acqua piovana». Su una cosa, però, gli orti urbani battono senza ombra di dubbio l'agricoltura convenzionale, ovvero il loro impatto positivo sulla società.