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Storia

Sopravvissuti ai nazisti, oggi campioni dell’olio toscano: così i Galardi hanno riscritto il loro destino

Quando i nazisti arrivarono a Firenze occuparono l'officina Galardi per riparare i carri armati. Dalla produzione di frantoi si passò a quella olearia, con risultati eccellenti che ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti

  • 08 Aprile, 2025

«Senza mezzi termini posso dire che la terra ci ha salvati dalla guerra». Una frase forte che Martina Galardi, ultima generazione di una famiglia che nel corso del Novecento si è dovuta reinventare un mestiere, rivendica con decisione, ma anche sintomo di una passione che ancora oggi muove i fili di un’azienda che ormai da molti anni si distingue nella produzione olearia toscana di qualità. Un’ostinazione mista a passione che quest’anno si è trasformata in un importante riconoscimento come quello del premio “Miglior Blend”, per l’etichetta Plenum, nella guida Oli d’Italia 2025 del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Banca Monte dei Paschi di Siena e presentata al Sol2Expo di Verona.

La produzione di impianti oleari e l’occupazione tedesca

Una storia aziendale che nasce grazie all’attività dei bisnonni di Martina, Carlo e Alberto Galardi, che, da disegnatori meccanici, crearono brevetti di macchinari per l’estrazione dell’olio. Tanti frantoi storici nella zona di Firenze, infatti, erano (e sono, se conservati come pezzi da museo) marchiati “Officine Meccaniche Galardi”. «Nelle loro officine progettavano macchinari, innovativi all’epoca, per la molitura delle olive, fin quando la Seconda Guerra Mondiale non è arrivata anche a Firenze. La loro officina, nel 1935, venne occupata dall’esercito tedesco che la trovò perfetta come luogo per la riparazione dei carri armati tedeschi, e questo ha segnato la fine di un’epoca per la nostra famiglia», ci racconta Martina spiegandoci che in quel periodo le Officine Meccaniche Galardi chiusero definitivamente, cessando così l’attività di produzione di macchinari così come la loro attività di progettazione e innovazione. Un sopruso che non fermò l’aspirazione dei due ingegneri, che decisero subito di investire ciò che restava nell’acquisto della Tenuta di Poggiopiano, trasformandosi così in agricoltori: «Una scelta azzardata che ha rischiato di mettere a dura prova l’economia familiare, ma che ci ha permesso di ripartire e di arrivare fin qui».

Una varietà sconosciuta e la lotta contro il picchio

Con il corso degli anni Mauro Galardi, papà di Martina, ha osservato la vita di un olivo che ha resistito alla gelata del 1985 (che uccise quasi il 90% degli olivi nella sola Toscana). L’attenzione crescente lo ha portato a segnalare la pianta al Cnr che, in collaborazione con il Distretto Biologico di Fiesole sulla biodiversità degli olivi fiesolani, è sempre alla ricerca di fenotipi e genotipi sconosciuti. Con il tempo la ricerca ha portato all’individuazione di una trentina di olivi unici sul territorio fiesolano, tra i quali l’olivo della famiglia Galardi che, a seguito di analisi e studi, ha preso il nome di Galardo. «Il tronco di quest’albero non ha niente a che vedere con i tronchi degli olivi secolari tipicamente scavati all’interno, perché invece è perfettamente integro. Fin quando un picchio non l’ha scelto come suo albero preferito. Questo amore per il Galardo, condiviso tra il picchio e papà, è ben presto diventato una guerra: in pochi giorni il Galardo aveva un buco tale da entrarci con una mano. Non potendo far nulla nei confronti del pennuto, Mauro ha deciso di sigillare il buco scavato dal picchio come si fa con i tagli di potatura, e così è rimasto fregato e siamo riusciti a salvare l’albero», ci racconta Martina.

La Fattoria di Poggiopiano oggi e il premio speciale al Plenum

La passione e la professionalità che Martina, laureata in Viticoltura ed Enologia ed esperienze in Francia e Nuova Zelanda, mette in ogni attività aziendale è il frutto di un’esperienza familiare fatta di ostinazione e dedizione. Prima di lei sono stati, e sono ancora oggi, i genitori Mauro ed Elisabetta a sporcarsi le mani. Mauro Galardi cominciò a rimboccarsi le maniche subito dopo la gelata dell’85, studiando da autodidatta agronomia ed enologia, impiantando nuovi vigneti e ristrutturando le vecchie case coloniche per destinarle all’agriturismo. La madre Elisabetta si dedica con passione all’accoglienza degli ospiti dell’agriturismo. Un coordinamento familiare invidiabile che ha portato questa realtà, che ormai da molti anni si attesta tra le migliori produzioni olearie toscane e nazionali, a ottenere un importante riconoscimento con l’etichetta Plenum Bio. Infatti, se c’è una garanzia di eccellenza rinchiusa in una bottiglia, questa è il Plenum: un olio straordinario in qualsiasi annata grazie alle sapienti mani dei Galardi nel gestire oliveto e lavorazione. Un blend delle varietà Frantoio, Moraiolo e Leccino, dai toni potenti ed erbacei che si accompagnano alle note vegetali e a quelle ammandorlate in un intreccio che è simbolo di quest’angolo di Toscana.

> Scopri le Tre Foglie e i Premi Speciali 2025

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