La Puglia, regione che da sola produce quasi la metà dell’extravergine nazionale, quest’anno ha avuto un importante calo produttivo che però non ha condizionato tante aziende che ormai fanno della qualità la loro cifra stilistica. Tante, infatti, sono state le conferme di aziende che in questi anni ci hanno abituato all’eccellenza, ma anche molte le new entry da territori, come ad esempio la zona del Gargano, che stanno credendo sempre di più in una produzione di qualità attraverso una crescente attenzione nella fase di raccolta e di lavorazione delle drupe.
Infatti è in annate difficili come questa che si è visto chi ha gestito al meglio il lavoro negli oliveti e in frantoio. E infatti non sono mancate le eccellenze che ci hanno deliziato naso e bocca con profumi vegetali, erbacei, di frutta secca e leguminose come quelle assaggiate per l’ultima edizione della guida Oli d’Italia del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Banca Monte dei Paschi di Siena.
La campagna olearia 2024-2025 in Puglia è stata caratterizzata da una significativa riduzione della produzione, stimata tra il 30% e il 40% rispetto all’anno precedente, a causa di condizioni climatiche avverse come siccità prolungata e temperature elevate. Tuttavia, la qualità dell’olio prodotto è risultata eccellente, grazie alle buone pratiche agronomiche adottate. Nella regione olivicola più importante d’Italia, infatti, la fioritura e l’allegagione si sono mostrate abbastanza ridotte quest’anno, a causa dell’alternanza e di un andamento meteo-climatico non favorevole. Le poche piogge estive e le alte temperature hanno causato stress idrico alle piante; le recenti piogge di settembre hanno dato sollievo, sebbene le mutate condizioni climatiche abbiano generato l’allerta mosca. Tutto ciò ha portato ad anticipare la raccolta delle olive di circa 15 giorni rispetto al solito, a partire dalla metà di ottobre, per preservare la qualità delle olive e prevenire ulteriori danni causati dal clima. ?Nello specifico nelle province di Bari e BAT si è registrato un calo fino al 40% della raccolta di olive, mentre nella provincia di Foggia la produzione è stimata in calo del 50% rispetto alla scorsa stagione olivicola.
In Puglia, le varietà di olive più diffuse sono la Coratina, l’Ogliarola, la Peranzana e la Bella di Cerignola. Queste varietà si differenziano per caratteristiche organolettiche e vengono utilizzate sia per la produzione di olio extravergine di oliva che per il consumo come oliva da tavola.
Nello specifico la Coratina, che prende il nome da Corato, in provincia di Bari, regala degli oli dal fruttato medio-intenso, e si caratterizza per l’alto quantitativo di polifenoli, ovvero di antiossidanti naturali, che le donano un gusto fortemente amaro e piccante, ma anche una ottima longevità.
L’Ogliarola invece si distingue per il fruttato di media intensità e per la sua grande versatilità in cucina, mentre a livello aromatico presenta note di erba, carciofo e mandorla.
La Peranzana di differenzia dalle precedenti per la trama aromatica che gioca sul pomodoro e per la sua delicatezza (rispetto alle precedenti) nei toni amari e piccanti, mentre la diffusione riguarda soprattutto il foggiano nell’areale del Tavoliere.
La Bella di Cerignola ha avuto storicamente come scopo principale quello dell’utilizzo come oliva da mensa, mentre negli ultimi anni sono sempre di più i produttori che si stanno cimentando con la produzione olearia. Avendo una pezzatura importante le rese in frantoio non sono alte, ma la sua particolarità è quella di regalare oli dai profumi di leguminose che rimandano alle fave, ai piselli, ma anche all’asparago.
La storia olivicola della Puglia è profondamente radicata nella cultura e nell’identità della regione, ed è una delle più antiche e prestigiose d’Italia. Già in epoca romana, la Puglia era una delle principali aree olivicole dell’Impero, grazie al clima mediterraneo ideale. Successivamente furono i monaci benedettini e cistercensi che continuarono la coltivazione e migliorarono le tecniche di frangitura. L’olio non serviva solo in cucina, ma anche per illuminazione (lampade), riti religiosi e cosmesi. Durante il Regno di Napoli e poi con i Borboni, si incentivò la produzione per l’esportazione verso l’Europa. Nascono così le prime masserie fortificate e frantoi ipogei. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la meccanizzazione migliora la produttività, ma l’abbandono delle campagne e le crisi del settore portano a un calo. La Puglia oggi ha circa 60 milioni di ulivi, di cui oltre 5 milioni sono plurisecolari o millenari. È la prima regione olivicola d’Italia per ettari coltivati e produzione, tanto che da sola produce circa il 40% dell’olio nazionale.
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