"Il mio olio valutato con cento grandi bottiglie di Bordeaux". La storia del Frantoio Franci e del suo Evo

28 Lug 2024, 13:13 | a cura di
Da riferimento per la produzione olearia in Val d'Orcia il successo del Frantoio Franci si è espanso, grazie a Giorgio, a tutta la Toscana fino a raggiungere la fama internazionale

«È a Montenero d'Orcia che nel 1958 è iniziata la storia del nostro frantoio grazie a mio zio Franco e a mio padre, Fernando Franci, che, dopo aver acquistato lo storico oliveto Villa Magra, ristrutturarono un antico fienile per farne un frantoio». Giorgio Franci, titolare del frantoio che porta il nome di famiglia, ci racconta che in realtà lui aveva ben altri piani per il suo futuro tanto da aver intrapreso gli studi di Architettura all’Università di Firenze.

Dalle latte alla prima etichetta

La svolta avvenne quasi per caso, come ci racconta il titolare: «Nell’inverno del 1995 mi dedicai maggiormente al frantoio per aiutare mio padre, colpito da una brutta bronchite, e quella fu l’occasione che fece scattare la molla. Passavo il mio tempo in frantoio e, sfogliando la rivista “Uliveto” dei Mastri Oleari, notai che diversi produttori in Italia stavano creando un movimento per fare i primi passi verso la qualità. Inoltre un olio che avevamo fatto noi come lavorazione conto terzi aveva vinto il concorso il Leone d’Oro e questa cosa mi stimolò». Già da qualche anno, Giorgio portava le latte del loro olio dai clienti a Firenze, ma una volta iniziati gli studi di architettura ha deciso di creare un'immagine: «Disegnai l’etichetta e partecipammo ad una fiera. Non ce n’era per nessuno, la bottiglia era la più bella ed elegante. Così esordimmo sul mercato con il Villa Magra e il nostro marchio, Franci».

Le fiere, il ruolo del packaging e il prezzo

Il passaggio dalla sola vendita di latte al packaging elegante della bottiglia prevedeva senz'altro un approccio commerciale diverso e quindi iniziarono le prime partecipazioni alle fiere. «Al primo Vinitaly a cui partecipammo mi preoccupai solo di avere una bella bottiglia, pensai più al lato estetico che ai prezzi. Così, quando al nostro banco si presentò il primo cliente, richiamato dalla bellezza della bottiglia, assaggiò l’olio che fu ritenuto buono e chiese il prezzo. Mi resi conto che non ci avevo assolutamente pensato e avevo una frazione di secondo per decidere: quindi sparai 15mila lire il mezzo litro e 20mila lo 0,75. Lui disse che era troppo caro. Però colse la mia ingenuità, quindi fece un primo ordine e ancora oggi è uno dei nostri clienti di riferimento su Roma».

Cento grandi Bordeaux

Il percorso intrapreso all'epoca dal giovane Giorgio e dal padre comincia a dare i suoi risultati. Gli oli cominciano a essere sempre più apprezzati fino a che uno dei prodotti di punta dell'azienda, il Villa Magra Gran Cru, vince il primo premio alla degustazione internazionale organizzata nel giugno 2003 dal Grand Jury Européen e riservata ai migliori extra vergine del mondo, presso lo Château Branaire. «A seguito di questo risultato, nell’ottobre di quell’anno, il presidente del Grand Jury Européen, François Mauss, ha proposto ed organizzato uno scambio alla pari tra 100 bottiglie Villa Magra Grand Cru e 100 bottiglie di vino di grandi Bordeaux, tra i quali Latour, Lafite, Petrus, Cheval Blanc etc... Quel Villa Magra Grand Cru del 2002 è uno dei profili più nitidi nella mia memoria di produttore, uno dei modelli che sempre mi ha ispirato. Quell’olio ha tracciato una strada, ma ci sono voluti tanti anni per imparare a percorrerla, tutte le altre sembravano più facili».

Frantoio Franci oggi

Nel corso degli anni Franci ha avuto il merito di intrecciare come pochi altri l'aspetto della qualità con volumi di produzione, senza mai rinunciare alla valorizzazione delle peculiarità del territorio che lo circonda come nel caso di varietà autoctone come l'Olivastra Seggianese e il più diffuso Frantoio hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella produzione aziendale. Qualità e storytelling che hanno favorito una diffusione capillare anche a livello internazionale: «Oggi produciamo più di 20 etichette diverse e lavoriamo in oltre 40 Paesi nel mondo. Ogni nostro prodotto è frutto di anni di lavoro, di esperimenti, talvolta anche di errori, ma soprattutto di una consapevolezza che ci ha portato a riflettere e ad ascoltare le esigenze ed i gusti dei nostri clienti, piuttosto che inseguire la ricerca del record dei polifenoli. Quello che cerchiamo è il connubio perfetto, un olio che funzioni, che sia buono non solo per gli assaggiatori dei concorsi, ma anche per la pasta o l’insalata di tutti i giorni».

Il nuovo frantoio 4.0

Una realtà avanguardista non si siede mai sui suoi allori ed è con questo spirito che Giorgio Franci ci rivela in anteprima le prossime novità che riguarderanno l'azienda. «La struttura di produzione verrà ampliata per circa 2500 mq. I nuovi spazi serviranno per continuare a lavorare in modo efficiente grazie all’installazione di una nuova linea 4.0 per la lavorazione delle olive, dove tecnologia ed innovazione saranno al servizio della nostra esperienza, per migliorare sempre più la qualità dei nostri oli». A questo si aggiungerà, come ci spiega Giorgio, l'implementazione dell'area ricettiva del frantoio, che da sempre ha deciso di accogliere ospiti e turisti per farli immergere nella produzione e nella degustazione dei prodotti, ma anche l'ampliamento dell'oliveto: «Stiamo lavorando anche per costruire una terrazza panoramica a 360° su Maremma, Monte Amiata e Val d'Orcia. Oltre a questo abbiamo già approntato un nuovo deposito, un magazzino e l’area di imbottigliamento ed è già in opera la messa a dimora di oltre 15mila olivi, utilizzando varietà tipiche toscane, Maurino e Leccio del Corno sperimentandole in super intensivo. In parallelo continuiamo a portare avanti anche modelli di olivicoltura tradizionali come nel caso di alcune piante millenarie e di oliveti plurisecolari da dove produciamo il nostro Rose, monocultivar di Olivastra Seggianese». Non meno importante è l'attenzione alla sostenibilità che prevedrà l'incremento dell'utilizzo dei sottoprodotti della lavorazione delle olive sia per fertilizzare gli oliveti in modo naturale sia per produrre nuova energia in impianti a biomasse, «Il tutto per dar vita ad una economia circolare ecosostenibile, dove la qualità dei nostri oli cresce rispettando l’ambiente ed il territorio».

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