Non è più un mistero che l'olio extravergine d'oliva è da considerarsi come un esempio di "super food" che può aiutare a vivere più a lungo se consumato nell'ambito di una dieta sana come quella mediterranea, aiutando nella prevenzione di alcune patologie. Da qualche anno, nello specifico, gli studi scientifici sulle varie forme di demenza e sull'Alzheimer stanno mettendo in luce l'importante ruolo dell'olio extravergine di oliva nella prevenzione e nel rallentamento della progressione di alcune forme di demenza.
L'ultimo studio del 2023
La ricerca portata avanti dalla dottoressa Anne-Julie Tessier, ricercatrice alla Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha evidenziato come l'introduzione dell'olio d'oliva nella dieta potrebbe contribuire a ridurre il rischio di morire di demenza. Nello specifico i risultati hanno indicato che le persone che consumavano più di mezzo cucchiaio di olio d'oliva al giorno avevano un rischio inferiore del 28% di morire di demenza rispetto a coloro che non lo consumavano mai o raramente. Inoltre, la sostituzione di un solo cucchiaino di margarina e maionese con una quantità equivalente di olio d'oliva al giorno è stata associata a un rischio inferiore dell'8-14% di morire di demenza. Un risultato reso possibile grazie all'oleuropeina aglicone, un polifenolo presente in alti livelli nell'olio extravergine di oliva di qualità, che riduce la formazione di depositi di amiloide, un segno distintivo dell'Alzheimer.
La nuova sfida della ricerca
Dopo i risultati incoraggianti degli ultimi anni la ricerca scientifica si è imposta di abbattere un altro muro: dimostrare la reversibilità della malattia grazie all'uso costante di olio extravergine di oliva. Dopo aver verificato la connessione tra un consumo costante di olio extravergine di oliva e il miglioramento delle funzioni cognitive, ma soprattutto il rallentamento della progressione dell'Alzheimer, un team di ricercatori sta facendo nuovi studi per verificare se ciò sia vero anche per le persone con segni di predisposizione genetica. Lo studio, frutto della collaborazione tra l'Università di Auburn, l'Università di Temple e l'Università di Yale, sarà condotto dalla dott.ssa Amal Kaddoumi dell'Università di Auburn, dal dott. Tassos C. Kyriakides dell'Università di Yale e dal dott. Praticò della Temple. I candidati saranno sottoposti a un consumo quotidiano di extravergine per una durata di 6 mesi dopodiché si provvederà a rilevare i cambiamenti nei livelli di metaboliti antiossidanti e antinfiammatori, colesterolo, trigliceridi e mRNA coinvolti nell'infiammazione e nello stress ossidativo. Se questi valori mostreranno segni di miglioramento l'ipotesi che l'oro verde protegga da queste forme di demenza sarà ulteriormente sostenuta. Lo studio clinico è già stato approvato dall'Institutional Review dell'Università di Auburn e dovrebbe essere completato entro la fine del 2024.