Niente da fare per Animal Equality: alle Olimpiadi di Parigi continuerà a essere servito il foie gras (disponibile per chi ha acquistato il pacchetto di ospitalità premium). L’associazione animalista, con il supporto di 60mila persone, si è battuta con una petizione a livello internazionale per far togliere il paté dal menu, ma la cucina olimpionica – che si è impegnata molto a servire pasti perlopiù vegetali e a basso impatto ambientale – all’amato prodotto di lusso non vuole proprio rinunciare.
Gli animalisti contro il foie gras
A sostenere la campagna animalista sono stati anche gli stessi atleti, come Marcus Daniell e Dotsie Bausch, ma Animal Equality ha fatto sapere che il comitato olimpico non ha voluto ascoltare la protesta, ignorando del tutto la petizione. L’associazione aveva presentato anche dei documenti che mostrano le condizioni di vita delle oche da foie gras, mettendo in luce il metodo di produzione, il cosiddetto gavage, con cui gli animali vengono alimentati a forza. Si tratta, in parole semplici, di un ingozzamento. Oche e anatre vengono forzate a mangiare con un tubo in gola, che spinge il cibo direttamente nello stomaco fino a raggiungere un peso a cui in natura non arriverebbero. Il fegato delle oche si ammala così di steatosi epatica, accumula grasso in eccesso, che è proprio ciò che serve per produrre il paté.
Un aspetto positivo dell’azione di Animal Equality è stato quello di sensibilizzare comunque l’opinione pubblica al riguardo: stando a quanto riportato dall’associazione, molte persone sono venute a conoscenza del sistema di produzione del paté grazie alla campagna e hanno dichiarato di voler modificare la propria alimentazione. Intanto, la startup francese Gourmey ha annunciato di aver presentato alle autorità di regolamentazione dell’Ue una richiesta di autorizzazione per il suo foie gras coltivato. Che piaccia o meno, le cose stanno per cambiare ed è tempo di fare i conti con un nuovo modo di alimentarsi.