La Sinpia, Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, ha tracciato un quadro allarmante sui disturbi dell'alimentazione (qui trovate il nostro approfondimento pubblicato sul mensile del Gambero Rosso di marzo). «Negli ultimi anni queste patologie colpiscono sempre di più, con un aumento preoccupante negli anni successivi alla pandemia da Covid-19, e presto, soprattutto le ragazze, con esordio sempre più precoce, anche prima della preadolescenza», spiega Renato Borgatti, direttore Sc Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza della Fondazione Mondino Irccs di Pavia, università di Pavia e membro Sinpia.
I nuovi disturbi alimentari
Ai classici come bulimia e anoressia, adesso si affiancano nuovi disturbi che coinvolgono sempre più persone di tutte le età. Si va dal disturbo evitante-restrittivo che consiste nel consumare quantità di cibo molto limitate ed evitare determinati alimenti: ne avevamo parlato qui riportano la storia di Hannah, una bambina di otto anni seguita da oltre un milione di follower su Instagram che documenta il suo Arfid, questa la sigla del disturbo, provando a combatterlo condividendolo con dei video sui social.
Ma i disturbi alimentari non finiscono qui, già da qualche anno si parla di drunkoressia, che significa digiunare per bere più alcol. Questa pratica è diffusa molto fra i giovanissimi che limitano le calorie introdotte con il cibo durante la giornata per riempirsi lo stomaco con l'alcol. Un fatto impressionante, poi, è il trend che si sta diffondendo sui social: circolano alcuni video di creator che elencano quali sono gli alcolici con meno calorie da poter bere anche per perdere peso.
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È evidente che non si tratta solo di un problema alimentare, ma soprattutto psicologico: bevo per arrivare allo stordimento. Nonostante la diffusione del bere no-alcol, come abbiamo raccontato qui, questo disturbo non conosce limiti: la questione allarmante è che gli alcolici sono più diffusi tra i giovanissimi, fascia d'età fra i 18 e i 20 che approccia all'alcol come prima esperienza, anziché fra quelli della fascia tra i 25 e i 35 anni, che hanno preso consapevolezza del loro palato, dei loro gusti e soprattutto, dell'importanza della salute.
Tra i nuovi Dna vanno poi menzionati l’ortoressia, disturbo che comporta l’ossessione per la dieta e i cibi sani; ancora il picacismo, il mangiare alcune sostanze non nutritive come terra, sabbia, carta, gesso, legno o cotone; e altri disturbi come la vigoressia, che comporta l’idea distorta di vedersi troppo magri e non muscolosi.
I dati sui Dna, i disturbi dell’alimentazione
A incidere è stata anche la pandemia. «Negli ultimi tre anni - dicono gli esperti in una nota pubblicata da Adnkronos - la pandemia da Sars-CoV-2 ha avuto un forte impatto sull'incidenza dei Dna, sul tasso di ospedalizzazione e sulla gravità della sintomatologia. È stato infatti riscontrato un peggioramento dei sintomi tipici dei disturbi dell'alimentazione, di ansia e depressione. Secondo un recente studio sugli adolescenti italiani, nel 51% dei casi sono stati registrati sintomi riferibili alla sfera alimentare nel periodo post Covid (terzo lockdown)».
I dati sono allarmanti, si parla di tre milioni di persone afflitte solo in Italia in cui l'8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia (dati Osservatorio Aba e Istat), ricorda la Sinpia. I disturbo iniziano prestissimo, addirittura a 6-7 anni. Un recente studio dell'Istituto superiore di sanità che ha lavorato sui dati dei centri del Servizio sanitario nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare documenta che il 90% di 8mila utenti è femmina, il 59% ha tra i 13 e 25 anni, e addirittura il 6% ha meno di 12 anni. I Dna più diffusi restano anoressia, bulimia nervosa e binge eating disorder.