“Billets, billetts!”. Il benvenuto al Wine Paris & Vinexpo Paris 2024 ce lo dà un bagarino avvolto in un lungo piumino bianco. Eppure, le temperature sono assolutamente miti per essere in pieno febbraio. I tre giorni di fiera ci regalano impressioni miste, tra voglia di ripartenza e valutazioni molto distanti. Non è stata un’edizione vibrante. L’Italia si è presentata in massa, +75% di presenze in più rispetto al 2023, per la prima volta ha dato vita a un padiglione interamente dedicato. Il Gambero Rosso ha organizzato un evento Tre Bicchieri con 60 cantine premiate in guida, oltre a una masterclass sul Valténesi, una verticale in rosa.
“Comunque meglio di Prowein”, il ritornello in auge tra i padiglioni per provare a risollevare il livello. Ma davvero Wine Paris è la fiera internazionale capace di prendere quella posizione leader sulla scena globale che aveva Düsseldorf fino a pochi anni fa? Il livello dei visitatori è alto, ma il numero non cresce in proporzione all'aumento delle cantine. Proprio quanto è successo a Düsseldorf negli anni. Per tante realtà la presenza in fiera sembra rispondere più a una strategia di posizionamento che di reale business.
Pochi asiatici in Fiera
I numeri ufficiali raccontano di 4,070 espositori e 41,253 visitatori (+14% sul 2023) da 137 Paesi, con una percentuale del 41% di presenze internazionali. Saremo stati sfortunati noi nei tre giorni di fiera, ma di volti asiatici ne abbiamo visti davvero pochi. Se pensiamo alle edizioni di soli cinque anni fa – quando il Vinexpo trovava casa a Bordeaux – il calo di presenze asiatiche è impressionante. Quest’anno avrà giocato anche il vicino Capodanno cinese e le conseguenti vacanze, ma di sicuro la presenza da Oriente, che era il vero punto di forza, è stata nettamente sotto le attese. La stessa fiera, organizzata da Vinitaly e non da Vinexpo, avrebbe generato responsi diversi: gli italiani sono molto più propensi a criticare quando giocano in casa.
Il derby con Prowein
Positivi, invece, i feedback sulla piattaforma online di matchmaking tra produttori e operatori che secondo le stime ha prodotto 10,146 appuntamenti tra vignaioli e buyers.“Per noi che l’avevamo preparata bene è stata una bella edizione in linea con le aspettative”sottolinea Roberto Bruno, direttore di Fontanafredda “rifletteremo sulle priorità che daremo alle nostre partecipazioni, aumentando lo spazio qui e riducendo Prowein. Per tutta una serie di motivi questa è una location, una città, e un periodo dell’anno che offre tanti vantaggi. È una fiera molto incentrata sui francesi che nel mondo hanno grande seguito, un forte appeal che richiama operatori internazionali qualificati. Inoltre, si può decidere di partecipare anche all’ultimo minuto: si trova di tutto, tra voli e hotel a prezzi che vuoi. Non hai bisogno di programmare come Düsseldorf anno su anno: un grande vantaggio”.
Tifa per la fiera francese, anche Markus Schulte, direttore di Fritz Haag, tra le cantine più note della Mosella. “Düsseldorf è diventata insostenibile per la politica dei prezzi, a partire dagli alberghi, e stiamo cercando alternative. Vinexpo ha una bella propensione internazionale, nel complesso siamo contenti della nostra prima partecipazione, abbiamo lavorato bene”, ci racconta. Dalla sua, la fiera di Parigi sembra avere soprattutto il calendario, con lo spostamento a febbraio si candida a muovere per prima i passi nello schacchiere delle wine fair internazionali, giocando d’anticipo. Tuttavia, come fa notare Massimo Furlàn della Vigneti Le Monde sono tante le cantine che, a febbraio, non hanno ancora le nuove annate pronte da presentare. D’altro canto, il calendario fieristico non premia neppure Prowein, visto che ormai si è spostata troppo a ridosso di Vinitaly.
Tra i due contendenti, sorride il Vinitaly
Al di là del confronto con ProWein, sono tanti i delusi da questa edizione di Vinexpo Wine Paris.“Non so se abbiamo preparato male noi la fiera o forse non è matura, ma non è andata bene. In generale siamo in tanti a chiederci se hanno ancora senso queste manifestazioni per quelle che costano, per velocità di esecuzione degli appuntamenti e qualità. Il face to face in cantina o direttamente sui mercati per me è ancora più importante. Di sicuro, gli italiani ameranno la Francia, i ristoranti di Parigi, ma siamo ancora molto lontani dal Prowein come business. Per non dire di Verona”, commenta Daniele d’Orta della Feudi di San Gregorio.
“Vinexpo e Prowein sono troppo vicini come date, dovrebbero dividersi per vocazione e identitá; Vinexpo potrebbe focalizzare sull’Europa e Prowein come Nuovo Mondo visto il suo carattere ancora più internazionale. Per il momento farle tutte due non ha senso, l’unica certezza che abbiamo è il Vinitaly”,
analizza Nicole Vezzola, titolare di Costaripa.
Di sicuro è sempre più urgente una differenziazione più netta tra le fiere di Parigi e Düsseldorf, per attrare cantine e visitatori differenti.Parlando con diversi produttori francesi la volontà di Parigi sembrerebbe quella di proporsi come il modello per i fine wines, lasciando a Düsseldorf un focus su vini di fasce di prezzo più basse. Ma la segmentazione è ancora sulla carta, la partita è tutt’altro che chiusa. La sensazione è che tra tutte e tre le fiere internazionali, quella messa meglio è quella che qualche anno fa era data per spacciata: il nostro Vinitaly. Wine Paris cerca di ampliare la sua vocazione globale, ma 4 padiglioni su 7 erano riservati alla Francia, uno agli spirits.
La maledizione del padiglione 5
Le critiche maggiori arrivano dai produttori italiani ospitati nello sfortunato padiglione 5, che collezionava una variopinta raccolta di espositori da ogni angolo del globo. “Eravamo in mezzo a una frittura di paranza, non sapevi che pesci ci avresti trovato. La posizione era davvero infelice, l’Italia del centro-nord era tutta riunita nel Padiglione 2 (quello dedicato per la prima volta all’Italia; ndr), gli sfortunati sono finiti nel 5. Una sorta di serie B”, commenta franco Daniele Girolami di Poggio Le Volpi. Rumors ci raccontano anche di un forte malumore dei produttori di Bordeaux, soprattutto per la degustazione dei Grand Crus ospitata nel padiglione 7, in mezzo a gin al tartufo e vodka all’avocado. Il flusso è stato molto più basso delle attese, lo abbiamo notato anche noi mentre assaggiavamo l’annata 2021 a Bordeaux, non proprio memorabile. Anche a causa di una segnaletica non proprio all'avanguardia nei padiglioni.
Il fuori fiera? Nonostante lo sbandieramento del programma OFF per coinvolgere l’intera città non sembra esattamente esaltante. Parigi sembra ancora parecchio scollegata con quanto succede in fiera, senza dare continuità agli appuntamenti. È questa la grande fiera internazionale che dovrebbe spodestare i competitor? Non resta che attendere le risposte del Prowein (10-12 marzo) e Vinitaly (14-17 aprile). Nel frattempo, Wine Paris & Vinexpo Paris dà appuntamento dal 10 al 12 febbraio 2025.