Vinitaly a Bruxelles presenta il vino italiano. In Europa le etichette valgono 130 miliardi euro: "Ora basta attacchi"

20 Mar 2024, 18:55 | a cura di
Dal parlamento europeo la presentazione della nuova edizione del Vinitaly racconta lo stato delle cose nell'ambito del vino e la posizione della fiera a riguardo

Saranno 1.200 i top-buyer presenti al prossimo Vinitaly. Un contingente che supera del 20% quello gestito lo scorso anno e di oltre il 70% rispetto al 2022. A una manciata di settimane dall’apertura della fiera (13-17 aprile) Veronafiere alza l’asticella. E lo fa da un palcoscenico inedito: la sede del Parlamento europeo, centro nevralgico della politica comunitaria, dove si è svolta la conferenza di presentazione del Salone. Scelta tutt’altro che casuale in un momento non facile per il vino e per l’agricoltura. Non a caso nel prossimo Consiglio Ue (21-22 marzo a Bruxelles) il settore primario sarà tra i temi all’ordine del giorno. Un segnale dal cuore dell’Europa per accendere i riflettori sul quadro vino, in un momento in cui, per dirla con il presidente di Veronafiere Federico Bricolo «convergono crisi geopolitiche, dinamiche evolutive dei mercati di riferimento e dei modelli di consumo, cambiamenti climatici e istanze dell’integralismo salutistico».

Vinitaly 2024

La nuova edizione di Vinitaly si allinea e rilancia i propositi di quella del 2023 che Bricolo descrive come «l’edizione della svolta rispetto al passato». Il quartiere fieristico di Verona torna a ospitare una tra le più importanti rassegne mondiali dedicate al vino italiano e che, come ricorda Maurizio Danese, ad di Veronafiere, racchiude «quattromila imprese espositrici, 180mila mq netti occupati in rappresentanza di tutte le produzioni dello Stivale, oltre 30mila operatori esteri della domanda attesi da 140 Paesi». Due sono le parole chiave che andranno a contraddistinguere la 56esima edizione: «La prima è senz’altro "business", la seconda è "consapevolezza" di un capitale strategico – oltreché identitario – per l’economia italiana ed europea» afferma Danese.

La fiera internazionale del vino italiano

Al centro di tutto, naturalmente, c’è il vino italiano come prodotto di eccellenza e punta di diamante all’interno dell’economia italiana. «Il valore economico del vino italiano è fuori discussione» sottolinea il Bricolo, che con «530mila aziende attive lungo tutta la filiera, più di 30 miliardi di fatturato nel 2022, circa 870mila lavoratori occupati nelle diverse fasi di questa catena del valore è una forza trainante e rappresenta la prima voce della nostra bilancia commerciale agroalimentare con un attivo di 7,2 miliardi di euro», ma anche un “booster” apripista per l’internazionalizzazione di tutto il settore alimentare.

Una presentazione a Bruxelles «che ci proietta a Verona per una edizione che sicuramente si profila già importante anche in relazione alle incertezze dello scenario globale per le quali le aziende attendono risposte concrete anche dalla politica comunitaria. E Vinitaly vuole continuare a fare la sua parte, agevolando il confronto costruttivo utile per la crescita di questo settore strategico» conclude Bricolo.

Numeri europei

Una ricerca effettuata anche al livello europeo, come testimonia Ignacio Sanchez, direttore generale del Ceev, presente a Bruxelles: «Come sarebbe l’Europa senza il vino? Molto più triste tanto per cominciare. Spesso, quando ci troviamo davanti ai politici, diciamo: dovete aiutarci. E loro chiedono: ma quanto è il valore del vino? Be’, la premessa è che ci sono stati e ci sono tanti attacchi, c’è una demonizzazione del nostro settore, e allora chiediamoci che cosa saremmo senza il vino. Dallo studio europeo, emerge che il dato macro del valore del vino è di 130 miliardi di euro, con quasi tre milioni di lavoratori (e 52 miliardi di tasse pagate). Ma la dimensione sociale è quella che vale di più. Il vino è l’àncora dei territori rurali: il vino si fa con passione, con le mani e con qualità. Le aziende vitivinicole hanno 37% in più di contabilità economica rispetto alle altre. E il suo valore incide sul benessere della gente».

“Se tu togli i vino all’Italia….”. La ricerca

«Analisi dei mercati e delle nuove tendenze, incoming della domanda, crescita dei servizi ed evoluzione nella gestione di una banca dati enorme sono gli asset strategici del Vinitaly» afferma Maurzio Danese. «In occasione della prima giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la ricerca Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia».

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