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Per i "nuovi" vini dobbiamo guardare a est. L'avanzata dei vignaioli dell'Europa centrale e orientale

Un evento di degustazione a Londra, dedicato interamente ai vini dell'Europa centro-orientale, mette in risalto il potenziale di questi territori vinicoli poco conosciuti dal mercato internazionale

  • 03 Settembre, 2024

I vini dell’Europa centrale e orientale, spesso ignorati dai mercati internazionali, stanno attirando un’attenzione crescente dopo decenni di silenzio. Grazie a una straordinaria varietà di vitigni autoctoni e a un’abilità vinicola che si tramanda da generazioni, i vini di questi territori stanno conquistando uno spazio importante nello scenario vitivinicolo internazionale. Tuttavia, come rileva Jancis Robinson – giornalista e critica enoica inglese – sul Financial Times, oltre alla scarsa comunicazione di questo territorio vinicolo, c’è la difficoltà dell’import ed export, che rappresenta ancora un ostacolo significativo, soprattutto per i consumatori del Regno Unito dove le complessità burocratiche post Brexit hanno reso l’importazione una vera impresa titanica. Eppure, gli sforzi congiunti di esperti del settore come il commerciante ungherese Zsuzsa Toronyi e Caroline Gilby, giornalista, Master of Wine inglese ed esperta nei vini dell’Europa centro-orientale, hanno permesso di organizzare un evento a Londra, dedicato esclusivamente ai vini di 15 paesi di quest’area.

I vini dell’Europa centro-orientale

L’evento, chiamato Ultimate Cee Wine Fair, raccontato da Jancis Robinson sul Financial Times, è stato un’occasione per esplorare un mondo vinicolo finora trascurato. Durante la degustazione, svoltasi all’interno della chiesa di San Giovanni a Waterloo, sono stati presentati oltre 500 vini, rappresentativi di una vasta gamma di terroir che si estendono dall’Armenia alla Slovenia, passando per la Georgia e la Macedonia del Nord.

Particolarmente degni di nota sono stati i vini croati, che si sono distinti per la loro raffinatezza, in particolare quelli dell’Istria, regione nel nord-ovest del paese. Qui, l’uva bianca Malvazija Istarska ha prodotto vini che, secondo Robinson, «mostravano un carattere corposo e un notevole potenziale di invecchiamento». Anche i vini delle isole, come quella di Bra?, prodotti dalla cantina Stina con un’uva a bacca bianca locale – il Pošip – avevano «un profumo così marino che mi ha ricordato l’Albariño galiziano», afferma la giornalista inglese. Ma anche i vini rossi locali, come il Teran della cantina Kozlovi?, hanno colpito per la loro capacità di evolversi negli anni. E gli spumanti armeni dell’azienda Keush Family Winery non sono da meno. Certo, non hanno nulla a che vedere con gli champagne francesi, «ma erano estremamente soddisfacenti, con sentori di lemon curd», scrive Robinson.

Vini buoni ma con un accesso difficile

Nonostante la ricchezza e la qualità dei vini, la loro reperibilità sul mercato britannico resta problematica. Il tavolo di degustazione ucraino, ad esempio, che ha esposto i vini della Ukrainian Wine Company Uk, ha suscitato grande interesse per la loro storia vitivinicola millenaria (ne avevamo parlato qui), ma la distribuzione resta limitata (per ovvi motivi). Tra i vini ucraini, si è distinto il Telti Kuruk della cantina Beykush, «un bianco aromatico con note di pesca che ha impressionato per la sua struttura». Cipro è stato un altro paese che ha sorpreso piacevolmente Robinson. Sebbene l’isola mediterranea sia meglio conosciuta per la sua produzione di vini dolci come la Commandaria, la scena vinicola cipriota sta vivendo una vera e propria rivoluzione: piccoli produttori indipendenti stanno emergendo con vini di grande finezza, sfruttando le condizioni dei vigneti situati a 1.500 metri sul livello del mare. Robinson cita in particolare Zambartas come uno dei produttori più promettenti, capace di trasformare le uve locali Xynisteri e Promara in «vini bianchi secchi di grande eleganza». Alla fine della degustazione, in generale, osserva la giornalista inglese, «i vini bianchi si sono rivelati più potenti dei rossi», e aggiunge, «il potenziale di questi vini è indiscusso e merita di essere esplorato».

L’interesse crescente per i vini dell’Europa centrale e orientale è indiscutibile, ma la strada per una loro diffusione più ampia è ancora lunga. Molti dei vini presentati a Londra non hanno ancora trovato un distributore nel Regno Unito e la complessità delle normative post Brexit non aiuta. L’evento ha comunque dimostrato che i vini di questi territori non sono solo una moda passeggera. La promessa c’è tutta, ma come spesso accade nel mondo del vino, sarà il tempo a decretarne il successo.

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