Le degustazioni della Sicilia per la guida Vini d'Italia 2025 del Gambero Rosso hanno messo in evidenza il problema principale dell’annata 2023, segnata da un massiccio attacco di peronospora al vigneto siciliano. Questo, accompagnato in misura molto più limitata dal cambiamento climatico, ha comportato un calo produttivo rispetto al 2022 – nell’ordine del 40%, con punte anche superiori per alcune aree, colpite a tal punto da avere costretto diverse aziende a produrre in quantità assai limitata alcune etichette, o addirittura a non produrle affatto. Precisato questo importante dato, meramente quantitativo, andiamo alla sostanza delle cose.
La conferma dei vini dell'Etna e il successo di due vitigni autoctoni
L’Etna conferma, ancora una volta, il carattere e la personalità dei suoi vini - quasi tutti di annate precedenti alla 2023 - in massima parte da cultivar a bacca rossa (degli 11 vini dell'Etna premiati con i Tre Bicchieri 2025 ben 8 sono rossi). Sono vini eleganti, profondi, sfaccettati, marcatamente territoriali: ricchi, insomma, di quelle doti che ne hanno fatto un autentico mito sui mercati di tutto il mondo. È anche arrivato – ed era ora - il momento del catarratto, vitigno a lungo sottovalutato, forse per la poca consapevolezza del suo valore, che adesso è sugli allori nella Sicilia occidentale. Sono molte le etichette che hanno sedotto per bontà, ricchezza gustativa, propensione alla longevità e personalità le nostre commissioni. A questa varietà, da sempre centrata soprattutto nel vasto areale di Alcamo, si lega principalmente – ma non solo – un movimento attivo da più lustri sul fronte dei cosiddetti vini naturali, quello dei “Catarratto boys”, che oggi sta vivendo una stagione di meritato successo.
Questo gruppo – che ha in Aldo Viola il suo punto di riferimento – si rifà alla tradizione del comprensorio nel segno della sostenibilità, dell’etica, dell’enologia di precisione e del rispetto per la natura, aspetti questi cementati da un sentimento di forte responsabilità personale, che ha dato vita a diverse declinazioni che vanno dal biologico al biodinamico fino agli orange. Con una qualità media davvero interessante.
Piccola notazione a margine: abbiamo la sensazione (quasi una certezza) che ci sia un ritorno d’interesse per i vini d’alta gamma da nero d’Avola, cultivar storica su cui non poche cantine sono tornate a scommettere. Abbiamo notato versioni molto diverse rispetto al passato, con profili slanciati e complessi molto interessanti. Cambio di passo? Lo vedremo.