Dealcolati: la tecnologia italiana c'è. Mancano i vini (e la normativa)

14 Nov 2024, 12:02 | a cura di
Al Simei tutti in fila per conoscere i nuovi macchinari per abbassare o togliere il grado alcolico. Ma al momento in Italia non si possono utilizzare

Trovare gli stand del Simei dedicati alle tecnologie per la deacolazione dei vini è quasi un gioco da ragazzi. Sono quelli più affollati, dove si possono incontrare grandi produttori incuriositi ed enologi in avanscoperta («Perché precluderci una possibilità?», si chiede uno di loro in cerca di informazioni). Di fatto si tratta della grande novità del Salone delle macchine per l’enologia e l’imbottigliamento di Unione italiana vini, in corso a Milano (12-15 novembre). La grande curiosità da parte dei produttori italiani (dove vale il detto "Si guarda ma non si tocca", visto che i dealcolati non si possono produrre) è superata solo dall'interesse concreto da parte di quelli stranieri (dove la produzione è già consentita), accorsi in massa a conoscere da vicino le nuove possibilità sul mercato per la produzione di vini no e low alcol.

tecnologia Libero Wine di Omnia Technologies

Omnia Technologies scommette sui dealcolati

Non è un caso che proprio nella giornata inaugurale del Salone, sia stata presentato il nuovo macchinario del gruppo italiano Omnia Technologies per dealcolare (totalmente o parzialmente) il vino. Si chiama Libero Wine (c’è anche la linea Libero Beverage) e, come spiega Donatella D’Alessio, marketing manager di Permeare (l’azienda che ha lavorato in sinergia con Ominia Technologies per sviluppare la tecnologia) «al debutto ha già suscitato molta curiosità dal Trentino al Sud Italia, sebbene – aggiunge - le principali richieste siano arrivate da quei Paesi dove è già possibile produrre vini dealcolati, in particolare Francia e Spagna. La prima macchina - svela - la consegneremo a febbraio in una cantina tedesca, con cui abbiamo già fatto diverse sperimentazioni soprattutto sui vini bianchi. Il risultato è un vino equilibrato, dove rimangono le principali caratteristiche varietali del prodotto. Certo - conclude - si tratta di un vino diverso che, infatti, non vuole sostituirsi a quello tradizionale, ma è rivolto ad un’altra fetta di mercato, sempre più ampia, che non vuole o non può bere alcol».

Il processo di dealcolazione

Il macchinario di Omnia Technologies si basa su un doppio procedimento: si inizia dall’osmosi - ovvero la separazione mediante membrana delle componenti del vino dalla frazione di acqua e alcol - e si finisce con una sorta di colonna di distillazione, dove avviene la separazione di alcol e acqua, con quest’ultima che viene ricongiunta a tutte le componenti trattenute nella prima fase. «Il vantaggio – spiega Daniele D’Oria (Business unit leader di Permeare) – è che si può lavorare a basse temperature, in modo da non sottoporre il vino a stress e conservarne gli aspetti varietali, senza incorrere in ossidazioni o perdita di aromi. A fine processo si ottiene da una parte una componente di alcol fino al 90% (che potrebbe anche essere utilizzato per altri scopi; ndr) e dall’altra acqua che converge nel prodotto finale, senza bisogno di ulteriori aggiunte».

stand VasonGroup a Simei 2024

Non solo dealcolati, ma anche low alcol

Chi, invece, è già dai tempo nel mercato dei dealcolati, è la VasonGroup, con sede a Verona, che ha iniziato a sperimentare la tecnica a membrana più di 15 anni fa e che oggi propone il macchinario MR (Master Mind Remove) in varie dimensioni, anche a prova di piccole realtà. «Avevamo già portato MR nella scorsa edizione di Simei, ma quest’anno l’interesse è stato molto più alto – argomenta al Gambero Rosso Francesco Lonardi, responsabile tecnico commerciale per l’Italia - Non solo per la dealcolazione totale, ma anche per la riduzione dell’alcol del 20%: pratica ammessa in Italia già dal 2012 (non per Doc e Docg; ndr) e a cui, negli ultimi anni, fanno ricorso molte cantine, anche a causa dei cambiamenti climatici che portano ad un innalzamento del grado alcolico, in controtendenza con ciò che chiede il mercato».

In alcune piazze, inoltre, abbassare la gradazione può essere un escamotage per pagare meno. Si veda ad esempio quel che sta succedendo nel Regno Unito, dove la nuova riforma delle accise prevede una tassazione divisa per fasce:  meno alcol, meno accisa. Forse l'enologo di cui sopra non ha tutti i torti: perché precludersi una possibilità?

Ultimi numeri
iscriviti alla newsletter
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram