"Nei supermercati thailandesi ci sono intere pareti di Prosecco. Il vino italiano è sempre più ricercato". Parla il brand manager di Italasia

21 Gen 2025, 09:44 | a cura di
L'eliminazione dei dazi ha favorito l'import di vini europei e ha fatto della Thailandia l'unica piazza asiatica in crescita. Gian Carlo De Cesare non ha dubbi: "L'Italia può competere con Australia e Cile"

Per l’export del vino italiano la Thailandia potrebbe essere un nuovo orizzonte su cui puntare. Mentre l’area asiatica mostra segni preoccupanti per quanto riguarda l’esportazione di vino europeo, il mercato thailandese registra segnali positivi di crescita: +2,38% tra gennaio a ottobre 2024, per un valore di 67,71 milioni di euro, complice le ultime riforme fiscali, che hanno temporaneamente sospeso gli elevati dazi di importazione precedentemente fissati al 54% e ridotto l’accisa sul vino della metà, dal 10% al 5%.

Ne abbiamo parlato con Gian Carlo De Cesare, ad e founder della First Global e Global wine Brand Strategist per Italasia Group che evidenzia, come in quest’area ci sia un grande potenziale, ma serve un’accurata strategia.

 

Secondo Eurostat è l’unico mercato asiatico in crescita. Lo conferma?

Sì, il mercato del vino in Thailandia si distingue come un’eccezione positiva nel panorama asiatico, con un incremento notevole nella domanda di vino. È importante però sottolineare un aspetto fondamentale: l’aumento dei volumi di esportazione è stato in parte una risposta a un periodo di rallentamento osservato nel 2023. In quell’anno, molti importatori avevano deciso di posticipare gli ordini in attesa delle nuove regole tariffarie introdotte nel 2024. Questo fenomeno ha temporaneamente compresso i flussi commerciali, contribuendo però a una ripresa più marcata una volta chiarito il nuovo quadro normativo. 

Quanto hanno contribuito le esenzione di tasse sul vino del 2024?

L’obiettivo principale dell’esenzione delle tasse sul vino è stato quello di incentivare il turismo. La decisione del governo thailandese, introdotta il a marzo 2024, ha avuto un impatto significativo. L’eliminazione dei dazi all’importazione e la riduzione delle accise hanno reso alcune categorie di vini decisamente più accessibili. Gli effetti completi si potranno osservare nel corso del tempo, soprattutto quando le scorte tassate con il vecchio regime tariffario saranno esaurite. Probabilmente entro il 2025.

Si parla già di reintrodurle o mantenerle più basse?

Non ci sono indicazioni definitive sulla durata delle attuali riduzioni fiscali. Un ulteriore intervento fiscale potrebbe comprimere il mercato, generando incertezza sia per gli importatori che per i consumatori. Tuttavia, il governo thailandese sta concentrando i propri sforzi sulla ripresa economica. Questo potrebbe spingere verso politiche fiscali favorevoli per incentivare il consumo di prodotti importati, incluso il vino. Non va trascurato il ruolo dei produttori locali di alcolici, che esercitano pressioni affinché vengano adottate misure di protezione della produzione nazionale e riduzioni dei loro costi operativi. La situazione rimane fluida. Toccherà osservare come il governo bilancerà queste dinamiche nei prossimi mesi o anni.

È un mercato basato più sul turismo o c’è anche un interesse locale?

Nelle principali aree turistiche come Bangkok, Phuket, Samui e Chiang Mai, una parte rilevante dei consumi è trainata dai visitatori internazionali. Parallelamente, il mercato locale sta mostrando segnali promettenti. In particolare i giovani thailandesi stanno sviluppando un crescente interesse per il mondo del vino. Questo segmento emergente è fortemente influenzato dall’esposizione a tendenze globali e dall’interesse per cucine internazionali.

Quali sono i trend del momento?

I giovani delle aree urbane, stanno sviluppando una crescente preferenza per vini premium di alta qualità. Un riflesso del desiderio di esplorare prodotti sofisticati e associare il consumo di vino a un’esperienza culturale ed esclusiva. La percezione positiva del Made in Italy va favore dei vini italiani - soprattutto rossi - sinonimo di qualità ed eccellenza per i consumatori.

Altre categorie che stanno riscontrando successo?

Le statistiche evidenziano una crescita dei vini fermi, ma è nel settore degli spumanti che si registra il maggior dinamismo. Lo Champagne mantiene il suo ruolo di status symbol per i consumatori più abbienti. Il Prosecco, invece, sta guadagnando una base di consumatori più ampia grazie al suo ottimo rapporto qualità-prezzo. In Thailandia  ci sono più di 25 marchi con tutte le declinazioni di etichette. Nei supermercati principali ci sono pareti intere di Prosecco.

Vede qualche criticità o punto debole?

Una critica va mossa ai produttori: utilizzare il Prosecco unicamente come prodotto di servizio per incrementare i fatturati rischia di fare un danno. In particolare, la pratica diffusa di proporre Prosecco e Brut imbottigliati da terze parti da cantine di Spagna, Piemonte, Sicilia o persino Stati Uniti mina la percezione di qualità del prodotto del territorio e ne riduce il valore nel lungo termine

Quali sono le altre principali difficoltà per il vino italiano?

Nonostante la forte reputazione del Made in Italy, molte cantine italiane mostrano una carenza di competenze in ambito marketing specifiche per affrontare mercati complessi come quello thailandese, una mancanza di conoscenze normative e di strutture export associative ben organizzate per la gestione degli ordini e della logistica.

Vale a dire?

Per essere incisivi sul mercato del vino in Thailandia vengono richieste azioni mirate ad investimenti di posizionamento con progetti e calendario a 3 – 5 anni. Progetti che devono essere finanziati e poi gestiti da aziende che sono sul territorio. È fondamentale che i produttori prendano coscienza che le dinamiche distributive e di collocamento in Thailandia e in Asia sono completamente diverse rispetto ad altri mercati.

Quali sono i principali competitor del Belpaese? 

Australia e Cile sono i principali esportatori di vino. Questi paesi beneficiano di accordi di libero scambio con la Thailandia, che permettono loro di avere un vantaggio competitivo. L'Italia è un esportatore significativo di vini fermi e principalmente rossi e si colloca al terzo posto come volume di litri. Le regioni Toscana, Veneto, Sicilia, Trentino Alto Adige, Piemonte e Puglia sono in testa alla classifica. In sintesi, l'Italia ha una posizione di rilievo nel mercato thailandese, soprattutto per quanto riguarda i volumi generati nella categoria spumanti dopo Francia e Australia.

Ci dia qualche dritta sui consumi: quando e dove si beve maggiormente? 

Prima di tutto, teniamo presente che il vino rappresenta ancora solo l’1% del consumo totale di alcolici. Un dato significativo è che solo il 30% del vino acquistato in Thailandia viene consumato a casa. Questo evidenzia come il consumo sia fortemente associato a momenti sociali e a esperienze condivise, spesso in ristoranti, wine bar ed eventi. Se i consumatori locali sono orientati a esplorare proposte di vini autoctoni o di piccole cantine e produttori meno conosciuti, il turista preferisce scegliere vini noti con vitigni internazionali o vitigni che hanno già una presenza sul mercato.

I dealcolati o no-alcol sono una realtà che sta prendendo piede?

Non ci sono per il momento indicazioni di interesse per vini dealcolati o no-alcol n Thailandia. Non posso escludere che potrebbero diventare più popolari in futuro, ma non credo sia un paese su cui puntare per i prossimi 3-5 anni. I consumatori locali sono decisamente per un’esperienza pro-alcol. 

Quali sviluppi prevede ci saranno nel prossimo futuro?

La domanda di vino è sicuramente destinata ad aumentare. L’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista. Biodiversità del territorio e molteciplità dei vitigni sono un vantaggio, ma devono essere supportati da molte campagne di promozione, sponsorizzate e supportate dai produttori per avvicinare i consumatori. Il mercato del vino in Thailandia rappresenta un’opportunità significativa per i produttori italiani, ma richiede una strategia mirata e adattata alle sue specificità. In un contesto così dinamico, non basta produrre vini di eccellenza: è fondamentale investire su aziende capaci di garantire una distribuzione efficiente e una presenza strategica nei canali locali.

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