Negli Stati Uniti è scontro sul consumo dell’alcol: 113 membri del Congresso hanno firmato e inviato una lettera al governo chiedendo di bloccare uno studio della US Dietary Guidelines for Americans (Linee guida dietetiche statunitensi per gli americani) a causa di una serie di irregolarità riscontrate e di una condotta poco imparziale nel modo di trattare i dati. Si tratta delle linee guida su come mangiare e bere, riviste ogni cinque anni sotto la responsabilità della Health and human services e del Department of agriculture.
Le prime irregolarità ravvisate si possono far risalire al febbraio 2022, quando lo studio è stato affidato al Coordinating committee for the prevention of underage drinking. Una scelta ambigua, secondo i firmatari, dal momento che la missione dell’ente in questione «è quella di fermare il consumo di alcol da parte dei minori», come riporta Wine Business. Ma c’è di più. Anche lo studio svolto dalla National academies of science, engineering and medicine, per le quali il Congresso aveva stanziato 1,3 milioni di dollari, presenterebbe «metodologie non comuni, frutto di potenziali pregiudizi». Ad esempio viene rimarcato l’utilizzo di dati di incidenti stradali legati all’abuso di alcol, che nulla hanno a che fare con le conseguenze dirette sulla salute dei consumatori.
Altre rimostranze da parte dei membri del Congresso hanno riguardato l’assenza, tra i membri del comitato, di un esperto con competenze cardiovascolari. Una mancanza grossolana in quanto c’è un aperto e importante dibattito scientifico sugli effetti benefici e dannosi che il consumo potrebbe avere sul cuore. Infine, Tim Naimi, membro del Comitato, avrebbe un conflitto di interesse, essendo stato coinvolto in due tentativi falliti di aggiornare le linee guida sul bere, una volta negli Stati Uniti e una in Canada.
Anche l’industria vitivinicola ha voluto dire la sua, con delle lettere congiunte inviate ai funzionari governativi, in cui si critica la mancanza di trasparenza e la scelta stessa dei membri del comitato. Al coro di voci si è aggiunto anche Robert P. Koch, presidente e ceo del Wine Institute of California. «Lo studio è contaminato da una mancanza di trasparenza e da evidenti pregiudizi», ha detto Koch – Questo è il motivo per cui 113 membri del Congresso hanno chiesto la sospensione di questo lavoro, che non ha nulla a che fare con la prevenzione del bere tra i minorenni».
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