Saranno 333 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate nel mondo per le festività di Natale. Solo nel Belpaese oltre 95 milioni, a cui si aggiungeranno gli sparkling esteri (leggi soprattutto Champagne), con circa 6 milioni di bottiglie, per un totale di 101,7 milioni di bottiglie. Poco sopra le quantità dello scorso anno (+1%). È quanto emerge dall’analisi Uiv-Ismea sui consumi natalizi, in cui si evidenzia però che, se gli sparkling italiani sono sostanzialmente in linea con il 2022, a crescere sono soprattutto le bollicine estere che registrano un netto +12%.
Sale il prezzo medio degli spumanti
In totale, gli incassi di produttori e imprese spumantistiche italiane supereranno il miliardo di euro, ma solo a causa dell’inflazione. Sotto l’albero, infatti, le bollicine si presentano quest’anno con un prezzo medio più alto, con i listini cresciuti di oltre il 5% a causa della situazione economica e del surplus di costi produttivi.
La rivincita degli spumanti economici
Ed è proprio questo incremento dei costi che, pur non fermando la voglia di festeggiare degli italiani, finiranno per spingerli verso prodotti più accessibili alle loro tasche.
L’incremento maggiore degli acquisti è, infatti, spostato sugli spumanti più economici come metodo charmat anche varietali e di annata che, a livello produttivo chiuderanno l’anno a 206 milioni di bottiglie (+7,5%).
Una crescita che va a discapito delle denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco e Asti Spumante o agli altri metodo classico che chiuderanno la stagione con una contrazione del 3%, a 727 milioni di pezzi.
Ma c’è chi non rinuncia allo Champagne
Dall’altra parte, invece, c’è una fascia della popolazione che non rinuncerà a comprare bollicine di fascia alta, a patto che arrivino da fuori confine.
Il +12% dei consumi esteri non fa altro che sottolineare una divaricazione che finisce per diventare sociale: da una parte la corsa ai low cost, dall’altra la corsa agli Champagne (che costituiscono l’80% delle bollicine provenienti dall’estero).
Crolla il Prosecco Docg, sale l’Asolo
Chi sale e chi scende tra le grandi denominazioni? La stima produttiva dell’Osservatorio Uiv-Ismea per il 2023 (in linea con le richieste di mercato) indica un notevole calo per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg (-11%). Segno meno, ma contenuto, anche per la Doc (-1,8%), mentre, dell’universo Prosecco, si salva solo l’Asolo che, in controtendenza, mette a segno un +12%. Tra le altre denominazioni in flessione ci sono Lessini Durello (-10%), Asti e Trento Doc (-5% per entrambi), infine Franciacorta (-4%).
In terreno positivo, oltre all’Asolo, figurano Oltrepò Pavese metodo classico (+6%) e Alta Langa (+7%), tenendo presente che si tratta di produzioni molto più contenute rispetto alle Dop sopra citate.