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Spagna e Italia si contendono lo scettro del vino biologico

La Penedés si attribuisce il primato, ma in Italia una piccola Doc lo ha già raggiunto. Ecco quale

  • 10 Novembre, 2023

La posta si è alzata. La singola cantina che si converte al biologico non fa più notizia, anche perché, se il vicino di vigna continua a utilizzare una serie di pesticidi basta un soffio di vento per rinviare il problema a data da destinarsi. La sostenibilità ambientale e la svolta bio sono temi sempre più centrali nelle agende dei consorzi e delle denominazioni.

La corsa al primato della Spagna

Dalla Spagna arriva la notizia che la Do Penedès, i cui ettari insistono nelle province di Barcellona e Tarragona, si appresta a raggiungere l’ambito traguardo di prima denominazione completamente biologica nel 2025. Il presidente della Denominaciòn Joan Huguet è stato chiaro nell’intervista rilasciata a The Drink business: “Per noi è facile. Siamo una regione vicina al mare, quindi abbiamo pochi problemi e per noi è facile essere biologici.

Siamo sicuri che il biologico sia migliore per il nostro paesaggio, più sano e più sostenibile. Sicuramente nel 2025 sarà obbligatorio essere biologici. Se non si è biologici non si può far parte della Do Penedès”. La denominazione spagnola produce oggi circa 18 milioni di bottiglie di vino fermo e 1 milione di bottiglie di spumante. Di pari passo, sempre nel 2025 la vicina Cava otterrà la certificazione bio per la categoria più alta, la Cava de Paraje Calificato.

La situazione italiana

E in Italia come siamo messi? Tra le denominazioni più importanti spicca la Franciacorta che oggi vanta circa il 70% dei suoi 3mila ettari vitati condotti secondo il regime biologico e ha varato articolati protocolli interni per valutare e monitorare i livelli di biodiversità. Ma chi è ancora più avanti è una denominazione toscana, ci muoviamo nella provincia di Arezzo (più le sottozone Pratomagno e Pietraviva), parliamo della Doc Valdarno di Sopra (sangiovese e varietà internazionali per i rossi, malvasia, chardonnay o sauvignon per i bianchi), nata nel 2011. E, con buona pace del Penedès, qui il traguardo è già stato tagliato, ma la strada per essere riconosciuto è ancora lunga.

“Oggi la nostra denominazione è l’unica in Italia tutta certificata biologica. Siamo una ventina di produttori più tre erga omnes e nel nostro territorio non ci sono cantine sociali né imbottigliatori. Non è una scelta di marketing né di green washing, bensì un rafforzativo che deve portarci all’obiettivo finale: avere la Doc bio”, dichiara il presidente del Consorzio Luca Sanjust. Ancora però il Ministero non ha approva la questione di inserire il bio come condizione essenziale nel disciplinare. Nel 2020 il Masaf (allora Mipaaf) ha dato riposta negativa, ma i produttori toscani – che già potrebbero sbandierare il primato in Europa – non si arrendono e rivendicano il loro traguardo già raggiunto, ma ostacolato da chi dovrebbe promuoverlo. Nemo propheta in patria…

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