Roberto Sarotto si aggiudica i Tre Bicchieri con un vino dedicato alla figlia Elena: "È la settima generazione della nostra famiglia"

25 Ott 2024, 10:02 | a cura di
L’imprenditore piemontese celebra il riconoscimento del Gambero Rosso con il suo Barbera d’Alba Elena la Luna ‘22. Un omaggio alla tradizione di famiglia e alla nuova generazione, che porta novità e visione fresca in azienda

L’unica Barbera d’Alba premiata dopo tanti anni dal Gambero Rosso con i Tre Bicchieri 2025 è quella dell'azienda piemontese Roberto Sarotto, che, oltre all’orgoglio per il riconoscimento ricevuto, porta grande emozione anche a Elena, figlia di Roberto, new entry della cantina di famiglia da appena un anno. Frutto di un lavoro lungo vent’anni su quella che Sarotto definisce «l’immagine perfetta» del suo terroir. «Ce l’abbiamo fatta» ha detto Roberto - quasi tirando un sospiro di sollievo - ripensando agli inizi degli anni Duemila, quando, mentre Elena cresceva e formava anche il suo carattere, papà Roberto progettava il vino che più la rispecchiasse. E, in fondo, questo premio è molto più di un riconoscimento tecnico: è la celebrazione di una storia familiare che continua e si evolve.

Al via la settima generazione della famiglia Sarotto

«Io sono alla sesta generazione di viticoltori» spiega Roberto, mentre racconta come la sua famiglia lavorava la terra da prima del 1800. «Facevamo vino in quantità limitate, e sempre sfuso. Mio padre ha ripreso questa tradizione e io, fin da bambino, non ho mai pensato ad altro». A sentire lui, l’aria di vendemmia l’ha respirata fin dall’infanzia, tanto che ancora prima delle superiori era già parte integrante della vita in cantina. Nel 1984 poi, fresco di diploma alla scuola enologica di Alba, insieme ai suoi genitori, decise di rilanciare l’azienda di famiglia con un approccio moderno e innovativo. Questa scelta segnerà una svolta epocale per la cantina, che sotto la guida di Roberto si espande rapidamente, diventando una delle realtà vitivinicole più rinomate del Piemonte, con circa 95 ettari di vigneti situati nelle zone più prestigiose del sud Piemonte, tra cui Barolo, Barbaresco, Gavi e la regione del Moscato d’Asti.

Ed è poi dagli anni Novanta che l'azienda, guidata da Roberto e da sua moglie Aurora, comincia a farsi conoscere prima in tutta Italia, poi in tutto il mondo. Ma è solo nei primi anni Duemila che l'imprenditore piemontese decide di rendere omaggio a sua figlia Elena, nata nel 1998, con una Barbera d'Alba che incarna la forza e la dolcezza della nuova generazione. Elena Sarotto, oggi 26 anni, è entrata ufficialmente in azienda da poco più di un anno, portando con sé una ventata di novità. A lei è stato affidato il lato commerciale e amministrativo, mentre Enrico, suo fratello maggiore di cinque anni, dopo gli studi in enologia e marketing, segue i processi interni in cantina. Ma Elena, come il vino che porta il suo nome, è già un pilastro del futuro dell’azienda. «Stiamo ristrutturando i mercati, aprendo agenzie su Torino, Roma e Genova», racconta Roberto, orgoglioso della visione moderna e delle nuove strategie che i figli stanno implementando. «Il  nostro segreto è non portare mai a casa il lato brutto del lavoro, i momenti più stressanti», dice Roberto, «Racconto sempre ai miei figli le soddisfazioni, anche quando tutto sembra andare storto, cerco di far vedere loro la bellezza di questo mestiere».

La Barbera d'Alba Elena la Luna

In quanto alla Barbera d'Alba, a Roberto piace descriverla così: «La prima sensazione è dolce, ma non di zucchero. È un vino vellutato, con una grande forza». Il successo di questo vino è anche il frutto di una profonda conoscenza del territorio: «Siamo originari di queste colline, e ho sempre voluto che i nostri vini raccontassero il Piemonte nella sua essenza», spiega Sarotto. Ma il panorama enologico piemontese sta cambiando, e Roberto ne è testimone diretto. Oggi il mercato si sta spostando sui bianchi, è il momento del Timorasso, ma anche l’Arneis e il Gavi stanno vivendo una fase positiva. Eppure, la Barbera d’Alba, con la sua struttura vigorosa e i suoi aromi intensi, continua a mantenere un ruolo di primo piano, specialmente nelle versioni più moderne e accessibili come la Elena la Luna.

La sfida del clima e della ricerca di manodopera

Nonostante i successi, le sfide non mancano. Il cambiamento climatico sta mettendo alla prova anche le zone vinicole più vocate. «Quest'anno abbiamo avuto un'estate fresca, con alcune punte di caldo molto forti, ma da noi non c'è stato il problema della siccità, piuttosto le copiose piogge primaverili hanno portato problemi con la peronospora», racconta Roberto.  In questo contesto, la discussione su quali versanti nell'areale del Barolo siano più adatti alla coltivazione si è fatta centrale, con una proposta recente da parte dell'ex presidente del Consorzio Matteo Ascheri che suggeriva l'espansione delle vigne verso le aree più a nord (ne avevamo parlato qui). Anni di temperature particolarmente elevate, infatti, hanno penalizzato i vigneti esposti a sud, mentre le zone settentrionali sembravano soffrire meno. Tuttavia, la proposta è stata in definitiva bocciata dai produttori e dal nuovo presidente del Consorzio Sergio Germano.

Roberto Sarotto, a sua volta, sottolinea come la tradizione piemontese da sempre favorisca le esposizioni a sud per ottenere uve di qualità, ma che lo spostamento nel disciplinare a nord di Barolo sarebbe stato, in un momento difficile tra siccità e piogge incessanti, una buona agevolazione per il territorio. Quest'anno, comunque, «Nonostante alcune difficoltà, la vendemmia ha portato uve di buona qualità e quantità soddisfacente, in particolare per i bianchi, che quest'anno sono stati eccellenti». Il Nebbiolo, invece, ha dato un vino più leggero rispetto ad annate precedenti, ma comunque di grande finezza.

Non per ultimo, l'imprenditore accenna al problema nel trovare manodopera specializzata: «La meccanizzazione nelle nostre vigne è limitata, gran parte del raccolto viene fatto a mano, ma mai come in questi ultimi anni è difficile trovare personale», afferma Roberto. Tuttavia, si ritiene soddisfatto del lavoro che la sua azienda, insieme a tutte quelle del Piemonte, hanno fatto negli ultimi anni: «Quando ho iniziato negli anni Ottanta, i vini piemontesi erano visti come austeri e difficili da bere», ricorda Sarotto. Oggi, grazie a un processo di modernizzazione, il Piemonte è riuscito a far apprezzare il suo vino in tutto il mondo: «Sono fiero di vedere i vini della mia regione come i più premiati di tutta Italia», conclude.

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