Pratiche illecite, miscela di vini e aggiunte di acqua. L’inchiesta di Report, andata in onda lo scorso 18 febbraio, nell’individuare i presunti nemici del vino ci porta in Oltrepò Pavese, precisamente a Redavalle, facendo nomi e cognomi: Losito & Guarini, uno dei più grandi imbottigliatori della zona. L’accusa, fatta da una ex dipendente che chiede di restare anonima, è pesantissima, così come l’eventuale danno di immagine per il gruppo che produce oltre 25 milioni di bottiglie. In esclusiva al Gambero Rosso il presidente Davide Guarini racconta la sua versione e annuncia che querelerà Report.
Guarini, la sua azienda è stata tirata dentro la trasmissione di Report con la testimonianza di una vostra ex dipendente che sostiene che voi aggiungete acqua nel vino, miscelate diversi vini a denominazione tra loro e con altre tipologie imbottigliandole come Doc …
Ridicolo e gravemente infamante. C’è una gran mole di documentazione amministrativa, check list, analisi chimiche del nostro laboratorio interno e di laboratori accreditati che sconfessano tutte queste accuse inventate che si riferirebbero a presunti fatti avvenuti nel 2015: nove anni fa! Un lungo periodo nel corso del quale abbiamo avuto, come tutte le imprese del settore, decine di controlli da parte degli organi preposti da cui siamo sempre usciti in maniera eccellente.
Quindi contestate questi presunti fatti …
Assolutamente sì, e per questo l’operazione di Report è gravemente infamante e giornalisticamente scorretta perché non siamo stati messi in condizioni di rispondere e contestare le tesi portate avanti dalla trasmissione diffusa con la consapevolezza della contestazione e diffida mossa dall’azienda a fronte delle richieste pervenute nell’imminenza della messa in onda.
Non si può costruire un’inchiesta giornalistica su dichiarazioni di ex dipendenti, dettate presumibilmente da personali risentimenti, senza averne preventivamente verificato la fondatezza. Dispiace di essere stati strumentalizzati da una trasmissione televisiva così tanto seguita, utilizzando fatti mai accaduti, per gettare discredito sull’intero settore facendo passare tutti gli imbottigliatori per miscelatori criminali. È inaccettabile e offensivo.
Sì, ma i fogli di lavoro mostrati da Report parlano chiaro …
Se fossero autentici, certamente. Solo che sono chiaramente falsi e smentiti dai registri di cantina. Sono stati costruiti ad arte, basta vedere le diverse calligrafie, l’inesistenza di serbatoi delle capacità indicate, l’indicazione di fornitori dai quali non abbiamo mai acquistato, l’arbitraria e non corrispondente indicazione dei quantitativi. Dato altrettanto rilevante per la smentita del costrutto accusatorio, è la corrispondenza di carico e scarico sui registri di cantina - del 2015, così come di tutti gli anni successivi - di tutti i prodotti e nel dettaglio, per quanto ipotizzato, di tutti i vini a denominazione e vini vegani, più volte verificati negli anni dagli organismi ufficiali preposti al controllo. Vi sono poi altri elementi che evidenziano la falsa ricostruzione del soggetto intervistato che, addirittura, giunge ad affermare di aver essa/esso stesso acquistato vino mentre in azienda gli acquisti sono da sempre stati effettuati dalla proprietà.
Ma quella che ventilate è un’accusa grave! Report avrebbe falsificato i documenti?
Report non credo, potrebbero essere ricostruzioni falsate effettuate da qualcuno mosso da risentimento nei nostri confronti quale ad esempio, seguendo le indicazioni date da Report, un ex dipendente allontanato dall’azienda. È capitato ad esempio di licenziare un dipendente per furto ed altri per scorrettezze nei confronti del personale ...
Ma lo avete fatto presente a Report?
No, perché non ci hanno dato tempo per rispondere adeguatamente, con i documenti, alle loro affermazioni costringendoci a diffidare tempestivamente la redazione dal divulgare tali notizie false e diffamatorie nei confronti dell’azienda, riservandoci di agire a sua tutela nell’eventualità: e questo è ciò che intendiamo fare.
Certo l’acqua nel vino...
Ancora ridicolo. Solo uno sprovveduto, e non certo un imprenditore a capo di un’azienda che fattura 45 milioni di euro, potrebbe aggiungere acqua ben sapendo che è possibile rintracciarla con semplici analisi di un vino e, quindi, un vino annacquato non arriverebbe nemmeno al punto vendita vieppiù considerando che la Gdo è assai rigorosa nelle verifiche dei prodotti che acquista e che sottopone ad analisi a campione. Peraltro, come ho già detto, tutti i vini da noi imbottigliati vengono analizzati al ricevimento, più volte nella fase produttiva e sempre dopo l’imbottigliamento. Inoltre, e lei sa bene, come credo anche la maggioranza dei vostri lettori, che questa frode, al di là del fatto etico, per noi non secondario, ne compromette la qualità ed espone l’azienda a rischi reputazionali e di credibilità commerciale indubbiamente pregiudizievoli.
Quindi, vi sentite tranquilli?
Assolutamente sì, la lealtà e la trasparenza del nostro operato, peraltro pacificamente riconosciuta dal mercato, risulta comprovata anche dalle certificazioni volontarie internazionali che ci sottopongono a vere e proprie ispezioni a sorpresa e non, sia da parte degli enti di certificazione sia da parte di clienti, con accesso a tutte le aree aziendali, cantina e vasche comprese, e a tutti i documenti di qualsiasi genere presenti. Ne abbiamo avute circa una decina in solo un anno, accurate e ad ampio spettro, e tutte andate a buon fine. Non solo, ma siamo stati noi qualche giorno fa a proporre al consiglio del Consorzio dell’Oltrepò Pavese di introdurre la fascetta anche sulle Igt, oggi possibile dopo il recente provvedimento del Ministero. Siamo convinti dell’importanza della tracciabilità che rappresenta un valore del vino riconosciuto dal mercato.
E adesso come pensate di muovervi nei confronti di Report, dopo questo presunto danno di immagine?
La nostra famiglia è nel mondo del vino dal 1910 e l’azienda è stata fondata molti decenni fa con un obiettivo: produrre vini di qualità ad un prezzo accessibile per tutti. Se in tutti questi anni siamo sempre cresciuti vuol dire che abbiamo lavorato bene ed è questa la risposta più efficace alle calunnie di Report. Sul cosa fare, continueremo a lavorare oggi come abbiamo fatto ieri e faremo domani. Ho già avuto stamani le prime telefonate da parte di operatori della Gdo che mi hanno confermato la loro stima. La serietà di chi opera de decenni non si compromette con una trasmissione, ciononostante ci troveremo, ingiustamente, a dover gestire contraccolpi negativi. Motivo per cui denunceremo Report. Oggi una cinquantina di famiglie, oltre alla mia e di mio fratello, vivono direttamente sull’azienda: un patrimonio sociale ed umano, prima che economico, che abbiamo il dovere di difendere contro la colpevole leggerezza con cui si dà credito ad affermazioni senza verificarne l’attendibilità della fonte e la qualità dell’informazione, da parte di una trasmissione della televisione pubblica il cui atteggiamento ci lascia sconcertati e allibiti.