«La magnum è la bottiglia ideale se siete a cena in due. E uno non beve», prendiamo in prestito la battuta di Alessandro Scorsone, maestro cerimoniere della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ama il vino e ha il gusto dell'ironia e della convivialità. Se dovessimo scegliere tra tutti i formati del vino disponibili sul mercato, non avremo alcun dubbio. Indicheremo la bottiglia da un litro e mezzo come la migliore casa possibile per il vino. Sì, stravediamo per la magnum, un contenitore capace di esaltare la freschezza del vino, garantendone un'evoluzione nel tempo senza eguali, lenta e graduale. Ci siamo trovati più volte in degustazioni comparata dello stesso vino proposto in tutti i formati disponibili, la magnum è sempre finita in cima alla classifica. Alla volte se l'è giocata con la Jeroboam, il 3 litri per intenderci, ma si è comunque sempre piazzata in cima alle preferenze di chi era lì ad assaggiare e valutare.
Le forme del vino
Non possiamo dire lo stesso dei formati enormi, sicuramente molto scenografici, ma non sempre perfetti alla prova nel bicchiere. E in alcuni casi talmente difficili da maneggiare da richiedere un esercito di persone specializzate e un'adeguata attrezzatura tecnica per l'apertura e il servizio. Il tema sui grandi formati è tornato d'attualità per via della proposta da parte del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani di autorizzare i formati superiori ai 6 litri per imbottigliare il Barolo e Barbaresco. Delle cinque potenziali modifiche è sicuramente la più risibile, ma non sono mancati spunti da chi abolirebbe la mezza bottiglia e chi sogna il ritorno di un formato in disuso da oltre 50 anni come il quarto di brenta.
La verità sta nel tappo
Perché proprio la magnum? La differenza, ancora una volta sta nel tappo. Il formato che contiene l'equivalente di due bottiglie classiche ha solitamente la stessa chiusura del contenitore standard, il collo ha infatti lo stesso diametro ma il contatto con l'ossigeno diminuisce sensibile vista la quantità doppia di vino al suo interno. In termini di potenziale evolutivo la differenza è enorme, le magnum invecchiano con una grazia e un'armonia che le singole bottiglie possono solo sognare. Il rapporto contenuto/contenitore è ancora più favorevole nei formati di capacità superiore, che hanno tappi ad hoc perché il collo della bottiglia cambia sensibilmente, e non sempre abbiamo trovato vini che sembravano più giovani delle magnum, anzi. Sul terreno del Metodo Classico, poi, la magnum è un grandissimo valore aggiunto. A livello di freschezza, tenuta e finezza del perlage le differenze sono nette. Se avessimo un locale, punteremo fortissimo con la mescita di vini solo da formati magnum. Anche nei vini più semplici e di pronta beva la magnum ha una marcia in più.
Tra re e divinità: tutti i formati possibili
I nomi dei formati più capienti prendono spunto da personaggi mitici, grandi condottieri, riferimenti biblici e non solo. Per una grande bottiglia ci vuole una grande storia. Jeroboam, per esempio, è stato il primo re del regno di Israele, mentre Mathusalem è un patriarca biblico che secondo la leggenda visse ben 969 anni. Balthazar? Fu il re babilonese celebre per i suoi sontuosi banchetti, mentre il formato più grande in assoluto, la Melchizedec da 30 litri, ci riporta al re Mida che aveva il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava.
Quarter: 0,187 l
Piccolo/Benjamin: 0,2 l
Chopine: 0,25 l
Mezzina: 0,375 l
Jennie: 0,5 l
Standard: 0.75 l
Magnum: 1.5 l
Jeroboam (doppio magnum): 3 l
Rehoboam: 4,5 l
Mathusalem: 6 l
Salmanazar: 9 l
Balthazar: 12 l
Nebuchadnezzar: 15 l
Melchir/Solomon: 18 l
Golia/Primat: 27 l
Melchizedek: 30 l