È rottura in Oltrepò Pavese: nove aziende lasciano il Consorzio. Erga omnes a rischio?

30 Dic 2024, 18:43 | a cura di
A luglio si faranno i conti sulle Dop Sangue di Giuda, Bonarda e Oltrepò Pavese. L'ente di tutela risponde: «Altrettanti ingressi in arrivo. Il nostro progetto non cambia»

Non c'è pace in Oltrepò. Questo tumultuoso 2024 si chiude con l'annuncio dell'uscita di nove imprese dal Consorzio di tutela vini Oltrepò Pavese, tra cui importanti imbottigliatori come la Vinicola Decordi e la Losito e Guarini. La vicenda segue le dimissioni di cinque consiglieri (Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Valeria Vercesi) dal Consiglio di amministrazione dello scorso luglio, in polemica contro la gestione dell'ente presieduto da Francesca Seralvo. Il Cda si era ricostituito in poche settimane e il Consorzio aveva scelto in Riccardo Binda (ex Doc Bolgheri) il nuovo direttore, ma le questioni sono rimaste aperte e ora è arrivata la scelta di nove associate di fare un passo ulteriore e di abbandonare. Il Consorzio ha risposto immediatamente, in un comunicato, annunciando di aver ricevuto altrettante richieste di adesione e sottolineando che il numero dei soci si mantiene «stabile» e, anzi, che oggi «raggiunge il livello più alto degli ultimi anni».

I motivi del dissenso

«Decisione sofferta ma non più prorogabile», hanno spiegato i dimissionari in una nota ufficiale. Si tratta di imprese appartenenti non solo alla categoria degli imbottigliatori ma anche dei viticoltori e vinificatori, che pesano per circa il 27% dei voti in assemblea. Tra le cause scatenanti, secondo i fuoriusciti, c'è la scelta di non applicare la fascetta di Stato ai vini Igt Provincia di Pavia. A febbraio 2024, anche per segnare un cambio di rotta rispetto agli scandali giudiziari che negli ultimi anni hanno interessato il territorio, l'assemblea dei soci aveva chiesto e ottenuto il via libera dalla Regione Lombardia per ottenere la tracciabilità. Tuttavia, notano i dimissionari, le «mancate attuazioni di delibere assembleari ad oggi completamente affossate, fatto di per sé già molto grave, fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta ministeriale sulle Igt». Altro tema caldo è la decisione di «non procedere con il disciplinare della Docg (il metodo classico a base pinot nero; ndr) per il cambio del nome della nostra denominazione» in "Oltrepò", nonostante una delibera assembleare del dicembre 2022, arrivata dopo diversi anni di lavoro e che ora, secondo i dimissionari, rischiano di andare persi. Non è piaciuta, infine, la scelta di «azzerare la promozione su prodotti considerati minori (il riferimento è a Bonarda e Barbera: ndr) ma che sono quelli su cui vive oggi l'intero territorio, senza preoccuparsi della proporzionalità tra contributi versati (quote associative: ndr) e promozione delle singole denominazioni».

Il nodo dell'erga omnes

«Non ci sentiamo più rappresentati – hanno sottolineato gli imprenditori fuoriusciti - da un Consorzio che sta inoltre cercando in tutti i modi di modificare lo Statuto, da poco approvato da tutta la filiera, dopo un ampio confronto con Regione, associazioni di categoria e i tavoli delle denominazioni, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al Cda a discapito dei soci (grandi e piccoli) e dell’intero territorio dell’Oltrepò Pavese». La frattura, che appare insanabile, potrebbe avere ripercussioni sulla rappresentatività del Consorzio, che attualmente opera in regime di erga omnes (avendo almeno il 40% dei viticoltori e il 66% della produzione certificata a Do e a Ig) per denominazioni importanti come Bonarda, Sangue di Giuda e Oltrepò Pavese. E, ovviamente, avrebbe conseguenze finanziarie: meno fondi per la promozione di quei vini sui mercati.

Oltrepo Wine Experience © Francesco Vignali Photography

La risposta del Consorzio

«Queste dinamiche non incidono sulla solidità e coesione del nostro progetto di rinascita e di rilancio del territorio, che non sarà condizionato in alcun modo da questi eventi», ha risposto il Consorzio parlando di «speculazioni inopportune e fuori luogo». In merito al rischio della perdita delle funzioni erga omnes, ogni valutazione «sarà effettuata, come sempre, in conformità alle richieste del Masaf, alla fine dell'attuale incarico, previsto per giugno 2025». Ad oggi, rispetto al passato, il peso della rappresentanza delle varie anime territoriali in Cda vede i viticoltori prevalere rispetto agli imbottigliatori. Il cambiamento, di cui ha parlato al Gambero Rosso la stessa presidente Seralvo, include anche la valorizzazione di aziende che hanno una filiera integrata. «Consorzio, territorio e Cda restano compatti nella promozione di una strategia unitaria, capace di superare le dissonanze che in passato hanno penalizzato il nostro potenziale. L'Oltrepò non può più permettersi di essere frammentato o incoerente. Questo momento segna una discontinuità netta - si sottolinea nella nota, in riferimento alle dimissioni delle nove aziende - e rappresenta l'inizio di una nuova fase per il territorio».

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