Partiamo da un ossimoro: vino senza alcol. Insieme a bevande come Kombucha, Proxies, Kefir d’acqua i vini de-alcolati riempiono sempre di più bicchieri delle persone, incarnando ’indicatore fisico di un cambio di gusto e di abitudini. Il consumo di vino scende, quello delle alternative analcoliche dei no or low alcol (No/Lo) sale, e si generano dibattiti, nuovi spazi nelle grandi manifestazioni del vino o si creano nuovi contenitori fieristici dove poter conversare con i produttori, mentre li si assaggia. Non è solo una questione di gusti che si modificano, ma anche di numeri, di un nuovo mercato che complessivamente fattura milioni di euro, ma anche di nuove generazioni e consumatori che sono sempre più attratti da un mondo a zero gradi alcolici.
Cambiamenti e nuove generazioni
Il settore delle bevande analcoliche non sembra vedere un rallentamento. L’ascesa, iniziata qualche anno fa, registrata nel 2022 dall’International Wines and Spirits Record (IWSR), riportava un tasso annuo di crescita del 5% tra il 2018 e il 2022. Attualmente, stando agli ultimi dati, è prevista per la categoria No/Low alcohol una crescita del 6% tra il 2023 e il 2027. Il Covid è stata una delle componenti cruciali che hanno determinato un cambio di abitudini, ma anche una maggiore attenzione alla salute e l’alimentazione sana.
Usciti dal periodo pandemico si è accentuata la voglia di scegliere cose buone, ma soprattutto sane. Altro fattore che incide su questa diminuzione della richiesta di bevande alcoliche è la Generation Z. Una classe di consumatori nati tra il 1997 e il 2012, nativa digitale, sensibile a diversi temi e valori come giustizia sociale, cambiamento climatico e, non ultimo, salute. In fatto di bevande quindi, la ricerca è spostata verso qualcosa che sia funzionale al benessere, senza però rinunciare alla piacevolezza dei sapori o del rito dell’abbinamento, ma stare bene e essere attenti al proprio corpo diventa una priorità. Un nuovo movimento, quello del no-lo alcol, che ricorda i primi passi del movimento del vino naturale, in cui a una fame di novità si univa una nuova consapevolezza su ciò che si voleva consumare.
No alcohol or Low alcohol?
Guardando alla scelta tra non alcolico e a bassa gradazione di alcol il primo si sta dimostrando di avere un mercato più grande sia per dimensioni che per potenziale di crescita. IWSR conferma questo assunto e suggerisce che le bevande analcoliche continueranno a erodere più spazio delle bevande alcoliche tradizionali. Mettendo tutto in numeri è previsto che il settore analcolico riuscirà a prendersi un 4% dei volumi totali di alcol delle bevande nei primi 10 mercati (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sudafrica) entro il 2027.
Una conversione alla totale sobrietà? Non proprio. Lo scenario mette in luce una diversa modalità di consumo in cui le persone alterneranno bevande alcoliche e non alcoliche. Il mercato risponde a colpi di vini rosa, rossi, frizzanti, spumanti, ma anche birre, gin, tequila, rum e distillati vari tutti rigorosamente senza alcol, strizzando l’occhio al mondo della mixology.
Tra Kombucha, Proxies, Kefir
Un grande successo stanno avendo le proposte analcoliche che si pongono come alternativa al vino. Un fenomeno che si è diffuso a macchia d’olio per tutti i paesi, tra cui l'Italia in cui i nomi delle bevande alternative stanno entrando nel linguaggio e nella realtà quotidiana e sempre più produttori si stanno affermando in questo settore. La maggior parte dei produttori italiani di Kombucha e Proxies sono partiti tra il 2019 e il 2022, ma sono entrati nel mercato solo negli ultimi mesi.
Da una parte la base di partenza è il tè nero, verde o oloong a cui vengono aggiunto zucchero di canna e viene lasciato in contatto con un lo Scoby (Symbiotic Culture of Bacteria and Yeast), letteralmente una madre di batteri e lieviti. Dall’altra troviamo una bevanda creata a partire da miscele di frutta, tè, spezie, amari legni. In comune c’è il processo di fermentazione, ma è al palato che si percorrono due strade di sapori.
La Kombucha è una bevanda fresca, contraddistinta da una tendenza acida piacevolissima e una sensazione zuccherina appena accennata. Nei Proxies ci avviciniamo a una bevanda stratificata, dove acidità, tannini, consistenza, descrivono una bevanda più complessa che chiama l’abbinamento, ma anche un pizzico di concentrazione in più per poterne sondare tutte le pieghe di sapori. A questo scenario si affiancano i vini low alcohol o de-alcolati. Un business che negli Stati Uniti vale 651 milioni di dollari tra grande distribuzione e retail americani.
I No/Lo nelle fiere
Non sono state a guardare le grandi fiere del vino che hanno integrato quanto prima questa nuova tendenza, andando a creare spazi dedicati. A Parigi, Be Spirits è tornato al Vinexpo di Parigi dove nel padiglione di 1.500 m2 tra i 140 espositori diversi erano produttori di bevande analcoliche. Ben 16 marchi internazionali, tra cui liquori de-alcolizzati, infusi e altre bibite.
Le diverse conferenze e masterclass dedicate a questa tendenza in crescita che andavano dal futuro dei Grands Crus analcolici, al ruolo delle bevande analcoliche nei concorsi per sommelier, hanno evidenziato come il nuovo tema dei No/Lo sia centrale. Spostandoci in Germania, con "ProWein Zero", l’edizione 2024 della fiera di Dusseldorf, ha offerto alle bevande no-alcohol un palcoscenico per la seconda volta, inserendo, a fianco della possibilità della degustazione, una serie di conferenze e tavole rotonde nel programma dell’evento.
E Vinitaly? Per quanto riguarda l’edizione di quest’anno, la fiera non prevede un’area espositiva nuova incentrata su questi nuovi prodotti, pur monitorando attentamente gli sviluppi di questo movimento. Non resta che aspettare le prossime edizioni per sapere se ci sarà mai un padiglione “No/Lo” all’interno di uno dei più importanti eventi del vino italiano.