«Quando una cosa non funziona è meglio cambiare strada», parte da qui il ragionamento della produttrice abruzzese Valentina Di Camillo (Tenuta i Fauri) a proposito del dissing interregionale sul nome Montepulciano. E cambiare significa, in questo caso, anche rinunciare all’esclusiva del nome che tanti problemi ha creato in questi anni rispetto ad altre denominazioni. «Mi piacerebbe che la diatriba si concludesse con un atto di coraggio da parte nostra (produttori abruzzesi; ndr) – dice al Gambero Rosso – D’altronde noi siamo altro rispetto ad un semplice nome».
Se inizialmente, infatti, era stata la battaglia con il Nobile di Montepulciano a tenere banco, negli ultimi mesi la questione si è spostata sulla liberalizzazione dell’uso del nome anche fuori regione, a favore di chi – dalle Marche alla Puglia, passando per il Molise – produce vini a partire anche dal vitigno montepulciano. Il nuovo decreto etichettatura – ancora in standby – prevede il via libera ad indicare in retro-etichetta i nomi dei vitigni che compongono i blend nei vini a denominazione, montepulciano compreso. Pur di non rinunciare all’esclusiva, però, il Consorzio abruzzese ha proposto che le altre denominazioni usino al posto di montepulciano il sinonimo cordisco (nome poco conosciuto che fino a pochi mesi fa neppure era inserito nel registro nazionale della vite).
Il pensiero controcorrente di Di Camillo passa, quindi, dalla parola fine ad una battaglia che oggi ha sempre meno senso, soprattutto per le nuove generazioni di produttori. «Ho imparato dalla mia famiglia a non essere troppo legata alla tradizione – spiega– E oggi, da produttrice abruzzese, credo che difendere a tutti i costi un nome non serva a niente. Ho molto rispetto per il lavoro del nostro Consorzio e credo che molte scelte, a partire dalla valorizzazione del territorio e dell’istituzione delle sottozone, vadano nella direzione giusta, ma proprio per questo non vedo il senso di continuare a restare legati al passato. Oltretutto, mi spiace vedere che, nostro malgrado, finiamo sempre dentro a delle polemiche nazionali che alla fine riportano alla questione del nome. Per questo dico basta a questa guerra inutile tra cordisco e montepulciano. Se non si riesce a venire fuori da questa impasse, voltiamo pagina. Le nuove generazioni sono stanche di portare avanti guerre che non sentono proprie. Noi – conclude la produttrice – siamo altro rispetto a questo. Siamo altro rispetto al problema Montepulciano. Ed è ora di dimostrarlo».
<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.
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