Noto sin dall’antica Roma con il nome di trebulanum, il trebbiano è il vitigno che produce la maggior quantità di vino nel mondo. L’origine di quest’uva è senz’altro italica, ma sulla zona di provenienza regna una notevole incertezza dovuta alla grande abbondanza di località geografiche che fanno riferimento a questo etimo. Le caratteristiche che hanno decretato l’enorme diffusione del trebbiano sono la sua resistenza alle malattie e ai parassiti, la sua grande adattabilità e la sua fortissima produttività. In Italia, da nord a sud, lo troviamo in quasi tutte le regioni, e dove il vitigno ha avuto un ruolo chiave, ha aggiunto al suo nome l'aggettivo che ne indica l'appartenenza.
Qui ci concentriamo sulle migliori espressioni di trebbiano d'Abruzzo, regione dove - se tra i vini rossi il Montepulciano d’Abruzzo fa di sicuro la parte del leone - per quanto riguarda il lato bianchista, ormai è conclamato lo strapotere del pecorino sul trebbiano: durante le degustazioni per la guida Vini d'Italia 2024 abbiamo assaggiato oltre 100 campioni per il primo, poco più di 60 per il secondo. Ma il trebbiano non ci sta ad abdicare. Ci è sembrato che i produttori stiano cercando di restaurare il bianco abruzzese per antonomasia con versioni che escono almeno dopo un anno, o anche di più: abbiamo trovato vini complessi, sfumati, molto interessanti man mano che siamo andati indietro nel tempo.
I migliori Trebbiano d'Abruzzo DOC
Ecco i Trebbiano d'Abruzzo che abbiamo premiato con i Tre Bicchieri e i Due Bicchieri Rossi.
Il Trebbiano '21 di Amorotti è sfaccettato, complesso e solido come pochi altri vini della tipologia. Camomilla, frutta secca, zenzero candito, una tipica nota di grano si fondono in un profilo aromatico che sfocia in una bocca un filo rustica, ma di grande interesse per come riesce a saldare acidità e sottofondo sapido. Gaetano Carboni è alla guida di questa giovane realtà di Loreto Aprutino, una delle capitali nobili del vino abruzzese. Una decina di anni fa ha deciso di dedicarsi alla produzione di vino, riaprendo le porte del Palazzo dei Baroni Amorotti, recuperandone la vecchia cantina. Il vigneto, suddiviso in più parcelle, si estende per 16 ettari; le fermentazioni avvengono in maniera spontanea e per le maturazioni si prediligono legni di grandi dimensioni: il risultato è una piccola gamma che quest'anno ci ha fatto saltare sulla sedia.
I vini di Ciavolich che abbiamo assaggiato quest'anno afferiscono tutti alla linea Fosso Cancelli, una manciata di etichette di stampo artigianale pienamente convincenti. A tirare la volata al piccolo gruppo troviamo il Trebbiano '20: erbe mediterranee, susina bianca, uva spina, fiori gialli per un palato tattile supportato da grande freschezza e da un finale in crescendo: bianco molto affascinante. La famiglia Ciavolich arriva dalla Bulgaria a Miglianico, sulle Colline Teatine, intorno al 1500; circa 350 anni dopo, inizia a dedicarsi alla viticoltura. Inutile quindi porre l'accento sulla lunga tradizione di famiglia. Quello che conta, infatti, è l'oggi: spetta a Chiara il compito di guidare l'azienda, una realtà forte di un vigneto suddiviso in due parcelle principali, 24 ettari a Loreto Aprutino, con viti che risalgono agli anni '60, e sei ettari a Pianella, con pergole e tendoni impiantati nel 2000.
Fieno, erbe di campo, refoli iodati, cenni balsamici, polpa di limone: sono queste le suggestioni che si fanno largo nel calice del Trebbiano Vigneto di Popoli '20 di Valle Reale. In bocca brilla per finezza ed eleganza, ma anche per la gestione del sapore che si allunga in un affusolato finale. Leonardo Pizzolo arriva a Popoli, da Verona, nel 1999. Si trasferisce dalla città scaligera verso uno dei territori più affascinanti dell'Abruzzo, uno spazio incontaminato dove si incontrano tre grandi aree protette, Gran Sasso, Majella e Sirente-Velino. La conduzione delle vigne è biodinamica e le vinificazioni sono di stampo artigianale, ingredienti che danno vita a una piccola gamma dove montepulciano e trebbiano diventano vini caratteriali quanto territoriali, già a partire dalle etichette d'entrata, e che nei "cru" guadagnano sfumature e complessità.
I vini di Valentini sono sempre di livello eccellente ma ultimamente, soprattutto sul Trebbiano, la ricerca di freschezza e agilità ha tolto alle iconiche etichette gialle quel tratto umorale e materico che ne costruivano il fascino. Tuttavia, siamo pronti ad essere smentiti dalla prova del tempo: l'evoluzione di certi vini, a volte, vive di una strana magia. Nel 2023 Francesco Paolo Valentini è stato proclamato Cavaliere del Lavoro. L'onorificenza è solo un altro sigillo di eccellenza sul prezioso lavoro svolto in questi anni, un impegno che ha portato l'azienda di famiglia nell'Olimpo del vino italiano e non solo.
Il Trebbiano d'Abruzzo Di-vèrto 2021 di Torre dei Beati è un vino che esprime un carattere solare netto, i profumi ricordano il grano e la camomilla, poi esce fuori una pesca matura. La bocca è ricca, calda, avvolgente, potente, di notevole espansione aromatica e allungo. Nella seconda parte di bocca sviluppa una traccia delicatamente fumé, di mandorla tostata e nocciola; chiude pieno e succoso su sensazioni fruttate e rimandi di tè. Loreto Aprutino è una delle capitali del vino abruzzese. In una delle sue contrade, Poggioragone per la precisione, troviamo la cantina di Adriana Galasso e Fausto Albanesi. Lasciati i propri lavori, nel 1999 decidono di dedicarsi al vino: una scelta che, col senno di poi, possiamo giudicare più che saggia visti gli ottimi risultati raggiunti dall'azienda.
Ottimo il Trebbiano d'Abruzzo La Collina Biologica 2022 di Cirelli: paglia e cereali, sfumature iodate, erbe officinali, bocca scattante e tesa con una bella energia di sottofondo. Francesco Cirelli è un imprenditore agricolo in grado di sviluppare in maniera chiara e precisa le tante idee che gli vengono. L'ultima, in ordine di tempo e risalente allo scorso anno, è il "glamping", una sorta di campeggio di lusso tra le vigne, ma è solo un altro aspetto di un'azienda agricola a 360 gradi che insieme alle vigne vede protagonisti, l'ortofrutticultura, l'allevamento e gli uliveti. In cantina nascono vini dai tratti artigiani realizzati con fermentazioni spontanee, anfore, sensibilità e un pizzico di personalità.
Molto buono il Trebbiano Notàri 2021 di Fattoria Nicodemi: limone, cedro e lime costituiscono la componente agrumata di un naso che si racconta anche tramite le erbe aromatiche, soprattutto il basilico. La grande pulizia olfattiva prelude ad altrettanta nitidezza gustativa, un sorso elegante che torna sulle sensazioni erbacee e di scorze di agrumi. Elena e Alessandro hanno seguito le orme del padre Bruno continuando la produzione di vini iniziata alla fine degli anni '90. Il vigneto aziendale si trova sulle colline di Contrada Veniglio, a Notaresco e gode di quanto di meglio possa offrire il territorio Teramano: un terreno argilloso-calcareo e brezze serali che provengono dall'Adriatico. In cantina non manca la voglia di sperimentare, senza dimenticare le radici della tradizione, caratteristiche che si riscontrano in una gamma di vini dedicata agli autoctoni della regione.
Il Trebbiano Spelt 2020 di La Valentina profuma di camomilla e cedro che si uniscono a una bella sensazione di frutto bianco dolce; poi arrivano le erbe aromatiche ad aprire la strada a un sorso disteso, rilassato e molto saporito. Rispetto del territorio e sostenibilità: su queste due direttrici i fratelli Di Properzio portano avanti il loro progetto vinicolo fondato negli anni '90. I vigneti insistono su diversi territori, avvalendosi del sole e delle brezze marine e montane. La produzione dell'azienda di Sabatino, Andrea e Roberto si avvale del prezioso aiuto di Luca D'Attoma che trasforma le uve in una gamma di etichette di grande espressività e dalla forte impronta territoriale. A contendersi la scena, due etichette di pregevole fattura.
È davvero un grande Trebbiano il Tenuta di Professore che l'azienda D'Alesio - Sciarr ci ha presentato quest'anno. Si tratta della versione 2016, affascinante nei toni di cedro, fiori gialli e curcuma, lievemente tostato in bocca, con un palato tattile e materico che tuttavia non manca di freschezza.
Il Trebbiano d'Abruzzo Zione 2021 di Spinelli è molto buono, ampio nella tavolozza aromatica dove si affastellano le sensazioni di pesca matura, aghi di pino, cedro e fiori gialli. Complesso in bocca, solare e ricco, eppure dotato di grande bevibilità. L'azienda, fondata nel 1973 da Vincenzo Spinelli, si può annoverare tra quelle che hanno fatto conoscere l'Abruzzo vinicolo nel mondo. Oggi a guidarla ci sono i suoi figli, Carlo e Adriano, che, negli anni '90, hanno impresso una forte accelerazione all'attività di famiglia e soprattutto alle esportazioni che oggi occupano circa il 60% del totale della produzione. Era da un po' che l'azienda non trovava spazio nelle pagine della nostra Guida, ma i vini della linea Zione, che a dire il vero non avevamo mai assaggiato, quest'anno ci hanno pienamente convinto.