Parlando dei vini dei Campi Flegrei, famosa zona vulcanica italiana, ci è capitato di citare altre denominazioni che condividono la stessa caratteristica. Una di queste è il Soave. La denominazione nasce nel 1968, tra le prime in Italia, ma già nel 1931 il vino della zona era dichiarato "tipico e pregiato" da un decreto regio. Siamo in provincia di Verona, con i Monti Lessini che da nord digradano verso sud, mentre a ovest il confine è segnato dalla provincia di Vicenza. In questo territorio si fa vino da sempre, come testimoniano gli scritti di epoca romana, ma la zona ha avuto particolarmente successo nei primi anni del '900 quando il Soave era già tra i vini più venduti in Italia e non solo.

Il Soave, una denominazione dall'anima duplice
Con circa 7000 ettari di vigneto, il Soave è una delle denominazioni bianchiste più estese in Italia. Come già anticipato, la particolarità del territorio risiede nella sua componente geomorfologica: infatti gran parte dei vigneti della denominazione, quelli coltivati nella zona centrale, a est della Lessinia, poggia su terreni di matrice vulcanica. Ma in realtà l'anima del Soave è duplice, perché a questa tipologia di suoli si alternano quelli calcarei, nella parte occidentale della denominazione, altrettanto validi per dare vini profondi ed eleganti. La differenziazione presente nella denominazione, aumentata dal fatto che le zone vitate vanno dalla pianura a colline che superano anche i 500 metri di altitudine, ha portato qualche anno fa alla creazione di un sistema di Unioni Geografiche Aggiuntive, con lo scopo di fotografare delle microzone dotate di peculiari caratteristiche pedoclimatiche e geomorfologiche: le 33 Uga riguardano solo il 40% della superficie vitata e sono dedicate esclusivamente alla zona collinare.
Dal punto di vista ampelografico, la protagonista indiscussa dei vigneti del Soave è la garganega, un autoctono coltivato da sempre in queste zone che sembrerebbe avere qualche parentela genetica con il grecanico, vitigno coltivato prevalentemente in Sicilia. Gli altri vitigni che concorrono a creare il Soave sono il trebbiano di Soave e lo chardonnay (questi ultimi in quantità non superiore al 30%).

I Soave dal migliore rapporto qualità-prezzo
La lista che segue raccoglie i nostri migliori assaggi di Soave tra quelli reperibili in enoteca o negli shop on-line a meno di 20 euro e che abbiamo inserito nelle guide Berebene 2025 e Vini d'Italia 2025 del Gambero Rosso. I nomi sono tanti e sicuramente c'è di che divertirsi.
Gini, storica azienda di Monteforte d'Alpone, è conosciuta come una delle interpreti storiche più affermate della bianca denominazione scaligera e anche quest'anno il loro Soave entra con pieno merito nella nostra selezione. Il frutto maturo è contornato da fresche note floreali che si colgono immediatamente nitide al naso; in bocca il vino è agile, succoso e di stimolante sapidità. Saprà essere compagno fedele in molte occasioni.
L'azienda di Claudio e Sandro Gini è una delle realtà più conosciute del comprensorio del Soave e i due fratelli sono spesso indicati fra i custodi dell'identità del bianco scaligero. A questo ruolo hanno saputo però affiancare spinte innovative importanti, accettando la sfida delle varietà internazionali nell'alta val Tramigna e negli ultimi anni quella della Valpolicella, mantenendo sempre alto il livello qualitativo.
La data di fondazione de I Campi recita solamente 2006, ma Flavio Prà percorre le colline del Soave e della Valpolicella da molto prima, avendo sviluppato un'importante attività di consulenza nella zona. Una dozzina di ettari dislocati sulle zone più alte di entrambi i territori costituiscono una base viticola di pregio, destinata a una produzione che interpreta le rispettive denominazioni esaltandone gli aspetti più eleganti e slanciati. Perfetto esempio di questo stile è il Soave Campo Vulcano '23: frutto fresco e fiori, ancora dominati da una espressività giovanile che lambisce la semplicità; palato che conquista per leggerezza e tensione.
Roccolo del Durlo, tratteggiato da note affumicate e di frutto giallo, coniuga immediatezza e complessità donando un sorso energico e denso. Gelmino e Cristina Dal Bosco conducono la piccola azienda di famiglia immersa fra le colline del Soave. Su una terra scura di basalto si estendono una dozzina di ettari dedicati esclusivamente alla garganega, l'uva regina di queste terre, che dà vita a una produzione autentica e di grande carattere, in cui alla perfezione stilistica si predilige l'espressione più grintosa e profonda della denominazione. Prova a tratti quasi imbarazzante per consistenza e classe quella offerta dai vini più ambiziosi di casa, tutti figli della soleggiata vendemmia 2022.
Poche aziende possono fare affidamento su una piattaforma viticola in corpo unico che si adagia su una delle migliori zone del Soave Classico, Castelcerino, una splendida esposizione calcarea che guarda al tramonto. Alberto e Chiara Coffele ne ricavano un Soave che coniuga l'immediatezza della tipologia con l'espressione più affilata ed elegante conferita dal territorio, evidenziata da un palato sinuoso e di ottima incisività.
La grande cooperativa di Soave è la protagonista assoluta del comprensorio viticolo del territorio, forte della collaborazione di migliaia di soci che spesso coltivano solo piccoli fazzoletti di terra. Dalla zona di Castelcerino giungono le uve per questo intrigante Soave, un calice dai profumi intensi di frutto bianco e fiori che ritroviamo anche al palato dove il vino, grazie alla spinta acida, risulta agile e succoso.
Il Soave, quando ben interpretato, è un bianco immediato, appagante e di facile beva in gioventù e complesso, profondo e di carattere con il giusto affinamento. Il Monte Fiorentine di Ca' Rugate ha messo in luce più volte questo profilo, affrontando senza timore anni di affinamento in cantina prima di esprimere tutto il suo valore. Acquistatelo senza paura, saprà accompagnarvi per anni nelle vostre più riuscite cene.
L'azienda guidata da Michele Tessari sembra vivere di sfide. Non passa vendemmia senza che non ci sia un nuovo progetto, che spesso costituisce il punto di partenza per miglioramenti viticoli o di cantina, ma che molte altre volte sfocia nella nascita di una nuova etichetta. Corte Durlo, Amedeo, Studio di Studio sono state tutte esperienze di conoscenza delle tradizioni, dei luoghi e delle uve, per una produzione che non conosce debolezze.
Se oggi concetti quali sostenibilità, biologico e rispetto dell'ambiente sono sulla bocca di tutti, va sottolineato che ci sono aziende che hanno intrapreso questo percorso per prime, convinte che un buon vino può giungere solo da un ambiente sano. I fratelli Tessari conducono l'azienda di famiglia, La Cappuccina, situata sul versante orientale della denominazione del Soave, racchiusa fra le colline della zona classica e quelle che introducono la Lessinia. Qui vi segnaliamo il loro Soave Monte Stelle.
La strada che da Soave conduce a Castelcerino si inerpica sul fianco delle colline e dopo due curve che attraversano un boschetto il paesaggio si apre su vigneti perfettamente curati. Qui è il cuore pulsante dell'azienda Balestri Valda di Laura Rizzotto, la cui cantina si adagia poco più in là circondata dai filari di garganega. Massimo il rispetto per l'ambiente, per una produzione che coniuga classicità e carattere.
Il Soave Sengialta frutto dell'ottima vendemmia 2021 al naso si presenta con profumi tenui e quasi nascosti che liberano però velocemente i ricordi di mela golden, di fiori secchi e un timido accenno di pietra focaia. Al palato ripercorre il medesimo sentiero, debuttando delicato e chiudendo invece in grande spinta.
Giungono dal soavese i vini più interessanti proposti da Giovanni Bartucci, in particolare dalla zona Le Coste, da cui è ricavato il Soave Verso '21, un bianco che matura a lungo in cantina prima dell'imbottigliamento e che oggi evidenzia la sua capacità di sintesi fra complessità e piacevolezza immediata. I profumi spaziano dal frutto giallo maturo alle note di fiori secchi, dalla radice di liquirizia alle sfumare affumicate, per donarsi infine in un sorso di grande ricchezza e sapidità.
La grande cooperativa di Monteforte d'Alpone attraverso l'opera dei suoi numerosi soci coltiva vigneti in tutta la denominazione scaligera. Nelle vigne di Tremenalto, nella zona settentrionale dell'area classica, si raccolgono le uve per questo elegante bianco tratteggiato da profumi di frutto fresco e fiori. In bocca il vino esalta ancor più questa finezza in un sorso succoso e di grande dinamismo.
Fra i protagonisti del nuovo corso del Soave sicuramente va annoverata l'azienda della famiglia Dal Cero, interprete delle colline orientali della denominazione. Qui, sui fianchi degli antichi vulcani Calvarina e Crocetta, le vigne di proprietà si estendono per molti ettari e le uve maturano mantenendo la spiccata acidità che conferisce ai bianchi di questo lembo di Veneto il loro carattere inconfondibile. Perfetto esempio ne è il Roncà Monte Calvarina, un calice che al naso dona profumi freschi di frutto bianco e fiori, con una sottile vena agrumata sullo sfondo. In bocca emerge proprio il carattere territoriale e il sorso rivela grinta e tensione inaspettata.
Nell'ultimo decennio l'area orientale della denominazione del Soave si sta affermando come una delle più interessanti, terra ricca del basalto fuoriuscito dai vicini vulcani che oggi ospitano i vigneti della famiglia Franchetto.
La Capelina '23, un Soave che al naso porge un frutto semplice e fragrante di immediata lettura. In bocca però il vino cambia volto, abbandona la semplicità per aggrapparsi alla forza del territorio, rivelando una sapida e grintosa vena acida che lo rende inconfondibile.
Il Soave Il Casale '22 è una garganega in purezza raccolta a perfetta maturazione, che mette in luce un corredo aromatico tenue ma molto ampio, dove il frutto giallo, i fiori e le note di macchia mediterranea si susseguono e rivelano sempre nuove sfaccettature. In bocca è la pienezza del sorso a recitare da protagonista, risultando succoso e di buona lunghezza.
Pochi anni fa l'azienda della famiglia Vicentini era una fra le tante realtà che cercavano il loro spazio in un mondo enologico trafficato e subissato di offerte, sempre a rincorrere il successo delle aziende più note. Oggi il posto che l'azienda di San Zeno ha conquistato è in prima fila, forte di una produzione di grande carattere e identità. La cura che Agostino pone nella gestione dei vigneti è esaltata dal lavoro del figlio Emanuele in cantina.
Se avete l'idea che il Soave sia semplicemente un bianco fresco e fruttato, il Soave Vulcano '22 è la bottiglia giusta per cambiare idea, per conoscere un lato della bianca denominazione veronese che ha nel carattere il tratto distintivo. Accanto al frutto giallo maturo, note sempre più intense di pietra focaia e fiori secchi. In bocca il vino è ricco, di grande sapidità e poi ravvivato da una vitale spina dorsale acida. Non teme di mettersi in gioco accanto alle carni bianche.
Federico Zambon ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia e nel volgere di pochi anni ha saputo imprimere un deciso cambio di rotta che ha coinvolto tutte le fasi produttive. La piattaforma viticola, che si sviluppa nella zona orientale del Soave, ha nei colli Calvarina, Duello e Crocetta il fulcro produttivo e ha visto l'adozione di una viticoltura sempre più rispettosa dell'ambiente e della valorizzazione delle uve raccolte. In cantina fermentazioni spontanee e vini che sono presentati solo dopo il giusto affinamento.
Sono poche le bottiglie di Soave prodotte da Roccolo Grassi, ma Broia '22 è un vino che lascia il segno. La veste paglierino scarica non lascia immaginare l'ampiezza aromatica che porge al naso, con il frutto bianco intersecato da note floreali e una timida mineralità che attende di emergere dal fondo. Il palato è di grande consistenza e tensione e chiude sapido e molto lungo.
L'azienda dei fratelli Francesca e Marco Sartori ha contribuito in maniera determinante a far compiere il salto di qualità ai vini della Valpolicella, portando le luci dei riflettori in un territorio fino ad allora poco conosciuto. La grande cura posta nella coltivazione della vite permette la vendemmia di uve perfettamente mature e sane, che nella cantina di Mezzane vengono trasformate in una manciata di etichette di assoluto valore.