Siamo nelle Marche, in provincia di Ancona, dove il piccolo comune di Morro d’Alba, custodisce un piccolo tesoro, il vitigno autoctono a bacca nera lacrima di Morro d’Alba. Un’uva così indissolubilmente legata al territorio da prenderne addirittura il toponimo. Il termine lacrima deriva dalla particolarità degli acini, che durante la maturazione tendono a rompersi facendo uscire delle piccole gocce di succo. Alcune ricerche genetiche fanno supporre la parentela con l’aleatico, antico vitigno semi-aromatico diffuso soprattutto nelle regioni del centro e sud Italia.
Le origini della lacrima di Moro d’Alba sono antichissime, si narra addirittura che fosse il vino preferito da Federico Barbarossa quando, durante l’assedio d’Ancona, aveva preso possesso del castello di Morro d’Alba. All’epoca il vitigno era diffuso nel territorio marchigiano, in Romagna, Toscana, Umbria, Campania e sul versante adriatico fino in Puglia. Ma nel corso dei secoli è stato progressivamente espiantato e sostituito con altre varietà. Il rischio d’estinzione è stato scongiurato, solo grazie alla lungimirante opera di alcuni viticoltori della provincia d’Ancona, culla originaria del vitigno. Nel 1985, il riconoscimento della DOC ne ha sancito l’importanza all’interno del panorama ampelografico italiano, decretandone la rinascita e un rinnovato interesse. Oggi la denominazione comprende territori dei comuni di Morro d’Alba, Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e Senigallia, tutti in Provincia di Ancona.
Il lacrima di Moro d’Alba è un vitigno difficile da coltivare e sensibile ai parassiti. Queste caratteristiche hanno sicuramente contribuito al suo progressivo abbandono in favore di varietà più resistenti e produttive. Predilige le esposizioni collinari e ben ventilate con suoli di natura argillosa, ricchi di minerali. In passato era spesso coltivato secondo l’antica usanza della vite maritata agli alberi. Una consuetudine che ormai ha lasciato il campo a sistemi più moderni e razionali di allevamento. I suoi grappoli sono di media grandezza, gli acini hanno un colore blu scuro, con una buccia spessa ma così delicata da rompersi facilmente nel corso della maturazione, dando luogo alla caratteristica lacrimazione.
Il vino ha un colore rosso intenso con riflessi violacei. Il profilo olfattivo è delicatamente aromatico, con giovanili sentori vinosi, che evolvono verso un bouquet floreale, con note di viola e profumi di piccoli frutti rossi. Al palato è fruttato, armonioso, con tannini morbidi, suadenti e buona freschezza. Proprio per le caratteristiche dei suoi aromi, si preferisce l’affinamento in acciaio, che conserva tutta la fragranza dei profumi.
Il Lacrima di Morro d’Alba si abbina molto bene ai salumi del territorio, ai primi piatti al ragù di carne o ai secondi piatti di carni bianche. Per la sua delicatezza e i tannini vellutati si sposa perfettamente anche con il classico brodetto di pesce all’anconetana.
I migliori Lacrima di Morro d'Alba
Ecco i migliori Lacrima di Morro d'Alba secondo il Gambero Rosso che quest'anno hanno ottenuto i Due Bicchieri Rossi, essendo arrivati in finale durante le degustazioni per la guida Vini d'Italia di Gambero Rosso 2024, o i Due Bicchieri
L'Orgiolo 2021 ha profumi fruttati leggermente surmaturi ed echi tostati; la bocca è rotonda, dall'impatto levigato e compatto, dalla serrata trama tannica. Lorenzo Marotti Campi si occupa sin dall'inizio, nel 1999, dell'azienda di famiglia. Negli anni essa è diventata un vero faro nella piccola denominazione Lacrima: l'opera ininterrotta di scambio di idee e di esperienza con il cantiniere Ivano Belardinelli e l'enologo Roberto Potentini, entrambi con Lorenzo sin dagli inizi, ha dato ottimi frutti in termini espressivi. Ma l'azienda sa il fatto suo anche nella vinificazione del Verdicchio, l'altra varietà dominante nel territorio, declinato in più interpretazioni ben diversificate tra loro.
Il Compagnia 2020 un Lacrima maturato in piccoli legni di rovere francese che offre un profilo olfattivo floreale e speziato di seducente intensità e una bocca fitta, ben registrata sotto il profilo tannico, con una struttura in grado di sfidare il tempo. L'azienda di Claudio Gabellini si era già fatta notare in passato per le sue buone versioni di Lacrima e Verdicchio, la prima ottenuta dai vigneti che circondano l'ampia e attrezzata cantina costruita all'inizio del secolo, il secondo dal vigneto a corpo unico posto ad Arcevia, su freschi terreni posti appena fuori dalla zona classica. Dopo qualche anno Umberto Trombelli, tecnico toscano che ben conosce la realtà marchigiana, torna a guidare il team tecnico e i vini ritrovano un buon rigore e aderenza varietale.
- Lacrima di Morro d'Alba 2022 - Conti di Buscareto
- Lacrima di Morro d'Alba Sup. Compagnia 2020 - Conti di Buscareto
Son passati trent'anni dalla fondazione della cantina da parte di Nazzareno Vicari. E da allora molte viti di verdicchio e lacrima nera sono state impiantate nel numero crescente di ettari sviluppati intorno al nucleo originale. Vico e Valentina da bimbi son diventati adulti e oggi guidano il team di consulenti che si occupano di tramutare i grappoli in vini dal piglio moderno, con uno stile fatto di pienezza maturativa, spessore palatale, fragranza e intensità aromatica. In cantina spazio al solo acciaio per esaltare la forza dei precursori aromatici delle uve.
- Lacrima di Morro d'Alba Dasempre del Pozzo Buono 2022 - Vicari
- Lacrima di Morro d'Alba Sup. Lacrima del Pozzo Buono 2020 - Vicari
Il Lacrima di Morro D'Alba Joy 2022 di Tenuta di Frà è uno dei vini prodotti dall'azienda di Franziska Waldner e la sua famiglia. Innamorati delle Marche, hanno deciso di diventare produttori acquistando un'azienda a Morro d'Alba. A Gianluca Bartolucci e all'enologo Pierluigi Lorenzetti il compito di occuparsi dei quasi dieci ettari per lo più impiantati a verdicchio e lacrima con pochi filari di montepulciano e vitigni bordolesi. La panoramica e attrezzata cantina ha tutto il necessario per dar vita a una gamma brillante, di moderna territorialità.
Le Cantarelle 2020 è un Lacrima maturato in legno dallo sviluppo tenace e complesso. Torna sulla nostra guida VIni d'Italia dopo diversi anni l'azienda della famiglia Balducci, dela quale segnaliamo anche la selezione di Verdicchio Gianni Balducci 2021 dal profilo agile e dinamico, dal ricordo di agrumi gialli e mandorla.
Qualche irrequietezza di troppo nei vini di Paolo Lucchetti: Mariasole 2020, da uve appassite, ha un'originalità volutamente fuori dal coro; Vittoria 2021 dà sensazioni vegetali e sorso consistente, tipicamente amarognolo.