Falanghina del Sannio: le 11 etichette top secondo il Gambero Rosso

15 Nov 2024, 10:56 | a cura di
Ottimi risultati sono stati raggiunti anche quest'anno dalla Falanghina del Sannio durante le nostre degustazioni per la guida Vini d'Italia. Ecco le etichette che ci sono piaciute di più

Sono 21 i Tre Bicchieri della Campania assegnati dalla guida Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025 e ben 16 sono bianchi. Il Fiano di Avellino e la Falanghina del Sannio fanno la parte del leone (ma anche il Greco di Tufo). Qui ci concentriamo sulle etichette di Falanghina del Sannio che ci hanno colpito di più.

La Falanghina del Sannio. Un po' di storia...

La falanghina, insieme all'aglianico, è il vitigno che ha più storia alle spalle e tra quelli che sono più legati alletradizioni agricole della Campania, ma la sua ampia diffusione è relativamente recente, risalendo agli anni Settanta del secolo scorso. Il nome sembra derivare da "falanx", il palo utilizzato in quei tempi per fare da sostegno alla vite.

Col passare dei secoli in Campania si sono differenziate geneticamente due tipologie di falanghina; una è quella dei Campi Flegrei, la cui diffusione si deve alla famiglia Martusciello, l'altra è quella del Sannio, molto più diffusa, una varietà che sembrerebbe essere originaria di Bonea e che venne riscoperta da Leonardo Mustilli.

Adattandosi ai due territori, molto diversi tra loro, anche le due varietà si sono differenziate un po' e se vinificate rispettandone le peculiarità, si riesce spesso a percepire le diverse sfumature: sapidità e sensazioni minerali in quella dei Campi Flegrei; acidità e struttura in quella del Sannio. Troviamo vigneti di falanghina, però, in molte altre zone della Campania e non solo: negli anni il vitigno ha varcato i confini regionali attestandosi anche in Molise e nel nord della Puglia.

Mario Fappiano

Tre Bicchieri 2025 della Campania. La new entry

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La Falanghina '22 di Fappiano, new entry tra i Tre Bicchieri, è piuttosto dorata nel colore, si presenta con toni di erbe aromatiche secche e spezie, scorze di cedro e un tocco lievemente minerale e iodato. In bocca ha buona pienezza, tanto sapore, ma il sorso è scandito soprattutto da una vivace scia salina che allunga su un finale che torna sulle erbe aromatiche.

San Lorenzello è un piccolo borgo ai piedi del Massiccio del Matese. Qui da quattro generazioni la famiglia Fappiano produce vino, ma è solo qualche anno fa che Mario, dopo la laurea in Economia, attualmente alla guida dell'azienda che porta il suo nome, decide di fare sul serio. Il vigneto, una dozzina di ettari, ospita perlopiù le tipiche verietà del Sannio: quindi spazio ad aglianico, piedirosso, barbera (o camaiola), fiano e, naturalmente, falanghina.

Prestazione maiuscola da parte della Falanghina Vigna Segreta '22. Un mosaico aromatico fatto di cedri e limoni, erba falciata e salvia, uva spina e susina bianca apre la strada a un bianco tonico nel sorso, elegante e fine, reattivo e scalpitante, infiltrante e profondo.

Il nome è di quelli che contano nel panorama enoico della regione. Il perché è abbastanza risaputo: alla famiglia Mustilli, infatti, va riconosciuto l'importante lavoro di riscoperta e valorizzazione della falanghina. È stato l'ingegner Leonardo, infatti, uno dei primi viticoltori a credere nella varietà, imbottigliandone una versione in purezza già nel 1979. Oggi quell'eredità è in mano alle figlie Paola e Anna Chiara che si occupano di una quindicina di ettari di vigneto, curando una gamma di vini solida e affidabile.

La Falanghina Svelato di Terre Stregate è il vino che come al solito traina la gamma aziendale che risulta solida e convincente tanto sui bianchi quanto sui rossi. Deve dialogare un po' con l'ossigeno prima di esprimersi al meglio attraverso un bouquet dalle chiare sensazioni erbacee, dal tocco lievemente ammandorlato, dalle fresche striature agrumate. La bocca è semplice ma non banale, succosa, polposa e venata da una rinfrescante acidità.

La fondazione dell'azienda risale al 2004, quando Armando Iacobucci, con l'intenzione di riportare in vita un'antica tradizione di famiglia, decide di aggiungere l'attivita vitivinicola a quella olivicola. Restaura la cantina appartenuta a suo nonno e crea Terre Stregate, alla guida della quale oggi troviamo i figli Carlo, in vigna, e Filomena, al reparto commerciale. Le vigne aziendali si trovano tra le dolci colline che guardano il fiume Calore, tra la Valle Telesina e le pendici del Matese, in una delle zone più vocate del Sannio Beneventano, tra Guardia Sanframondi, Castelvenere e Puglianello.

È difficile immaginare la vitivinicoltura sannita senza l'apporto di Fontanavecchia e della famiglia Rillo. L'azienda, fondata da Orazio nei primi anni '90, è da tempo gestita con successo dai figli Libero e Giuseppe, che rimboccandosi le maniche hanno puntato, passo dopo passo, alla valorizzazione del territorio e soprattutto della falanghina.

Ultimo, in ordine di tempo, uno studio sulla zonazione dei vigneti aziendali che ha portato alla nascita di tre etichette diverse della Falanghina Vendemmia Tardiva Libero.  T031'20 viene dai vigneti di Torrecuso, B148 '20 viene da Bonea, F190 invece da Foglianise: la prima è elegantemente agrumata e caratterizzata da un tocco vagamente fumé nel finale; la seconda ha sorso di struttura minerale, grande sapidità e tensione; la terza sfoggia una bocca di grande dinamica e ritmo. Non va però sottovalutata la bontà della Falanghina BjondoRe '23, classica nelle sfumature di fieno, nel tocco di agrumi verdi resi golosi da una sfumatura delicata di pesca bianca. Al palato è scalpitante, energica e di ottima dinamica gustativa.

Nella batteria proposta da Masseria Frattasi spicca la nitida definizione aromatica della Falanghina Bonea: note di agrumi gialli e verdi rincorrono le sfumature di erbe aromatiche prima di concretizzarsi in un sorso teso e lineare, giocato sulla piacevolezza di beva e sulla freschezza senza mai scadere nella banalità.

La famiglia Cecere Clemente è certamente tra quelle che hanno scritto pagine importanti nel libro della tradizione vitivinicola della Campania e del Sannio: basti sapere che il loro impegno nella produzione di vino inizia nella seconda metà del Cinquecento. È dunque una pesante eredità quella attualmente raccolta da Pasquale Clemente, alla guida di Masseria Frattasi. Nella sua cantina, ospitata in un antico edificio del 1779 prende vita una gamma di vini del territorio che nascono dalle vigne di Bonea, Montesarchio, Tocco Claudio e Baselice.

Anche quest'anno la Falanghina Vignasuprema diAia dei Colombi ha dimostrato di avere grande stoffa. Afflato minerale e vagamente affumicato, poi sbuffi iodati che si mescolano a una tipica nota erbacea: è questo lo spettro olfattivo di un bianco di spessore e di buona struttura. I Pascale avviano la propria attività vitivinicola nel 2002, rinnovando la lunga tradizione agricola della famiglia.

Gli ettari vitati sono una decina e insistono sui comuni di Guardia Sanframondi e di Castelvenere, su terreni di matrice calcareo-argillosa: protagonisti tra i filari i vitigni del territorio, aglianico e falanghina, in compagnia di piccole quote di sangiovese, fiano, merlot e cabernet sauvignon. Se per i bianchi si predilige l'acciaio per preservare la freschezza, per l'Aglianico si utilizzano le barrique per smussarne gli spigoli.

La Falanghina del Sannio Identitas '23 offre un'intrigante aroma di spezie dolci si unisce a sensazioni golose di frutto giallo maturo, pesca e nespola soprattutto. La classica sensazione di prato falciato apre la via a un palato di buona pienezza e allo stesso tempo agile, venato da succosa sapidità.

La Cantina di Solopaca è riuscita nel tempo a coniugare le cifre cui abbiamo accennato con programmi concreti legati a qualità e valorizzazione del territorio. Ultimo, in ordine di tempo, quello relativo alla linea Identitas, cui spetta il rilancio di questa enorme realtà produttiva.  Non c'erano i rossi ai nostri banchi d'assaggio di quest'anno.

La Falanghina Anima Lavica sfoggia un ottimo corredo aromatico impostato su note di fiori di acacia, rosa bianca e pesca; le note di fieno contribuiscono a rinfrescare il bouquet che anticipa una bocca elegante e sottile, calibrata nel sapore e nell'acidità.

La Guardiense è una una delle più importanti realtà cooperative del Mezzogiorno. Una direzione attenta e con lo sguardo puntato sul futuro l'hanno definitivamente rilanciata negli anni nell'élite delle aziende sannite, con risultati notevoli sulle diverse linee di produzione, soprattutto sulla linea Janare. La gamma copre tutti i principali vitigni tradizionali del Sannio, falanghina e aglianico in testa, con progetti relativi anche alle bollicine.

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