Se dovessimo stilare una lista di quelli che sono i vitigni a bacca nera che vanno per la maggiore nel centro-Italia di certo inseriremmo il sangiovese, il montepulciano, il sagrantino, il cesanese. Ma a queste uve, che sono le più diffuse e protagoniste di diverse denominazioni, anche molto blasonate, se ne accompagnano tante altre a completare un panorama ampelografico che spesso è in grado di regalare belle sorprese. Una di queste è sicuramente il ciliegiolo.
Il Ciliegiolo. Le origini del vitigno
Le origini del ciliegiolo sembra siano antichissime. Qualcuno pensa addirittura sia l'uva utilizzata dagli Etruschi, che abitavano proprio queste zone, per la loro produzione vinicola. Altri invece ritengono che l'uva, il cui nome ovviamente fa riferimento all'analogia olfattiva con la ciliegia, provenga dalla Spagna e sia stata introdotta nel centro-Italia intorno alla seconda metà dell'800 dai pellegrini di ritorno da Santiago de Compostela. A far propendere per un'origine del tutto italica, però, sono gli ultimi studi genetici condotti sulla varietà: infatti sembrerebbe che il ciliegiolo abbia uno strettissimo rapporto di parentela con il sangiovese.

Guai a pensare che sia una sorta di Cenerentola: forse lo era qualche decennio fa, quando veniva utilizzato perlopiù nei blend; ma ora che c'è una rinnovata consapevolezza produttiva, questo vitigno viene vinificato in purezza con risultati davvero intriganti. È diffuso soprattutto in Umbriae inToscana.
In Umbria viene coltivato soprattutto nelle dolci colline intorno a Narni e Amelia, nel sud della regione, ai confini con il Lazio; in Toscana ha trovato terreno fertile in Maremma, dove nel giro di pochi anni gli ettari coltivati a ciliegiolo per produrre Doc Maremma Toscana sono destinati a raddoppiare; più sporadicamente compare anche tra i filari della Liguria.

Accennavamo a un passato in cui l'uva serviva a completare i tagli. Risale invece alla fine degli anni '70 del secolo scorso l'iniziativa di alcuni viticoltori di lavorarlo in purezza. A ben guardare come sono andate le cose, la scelta è stata piuttosto azzeccata: lo stile contemporaneo fatto di vitalità fruttata e leggerezza sembra disegnato intorno alle peculiarità del vitigno, che nelle versioni più ambiziose è capace anche di sostenere qualche anno sulle spalle.

La new entry tra i Tre Bicchieri
Con il Maremma Toscana Ciliegiolo San Lorenzo '21 la cantina Sassotondo si è aggiudicata i Tre Bicchieri per la prima volta. L'azienda è la testimone storica del vitigno ciliegiolo, a guidarla sono i coniugi Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia, che da noi intervistato dopo essere stato premiato, ci ha spiegato di usare lieviti indigeni, seguire la biodinamica, ma di non essere talebano.
I migliori Ciliegiolo assaggiati quest'anno
Se non lo conoscete e siete curiosi, vi forniamo qualche coordinata per andare alla scoperta di questo vino: la lista che segue è quella dei migliori Ciliegiolo dell'Umbria e della Toscana recensiti nelle guide Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025 e Berebene 2025 del Gambero Rosso . Sono etichette spesso anche dall'ottimo rapporto qualità-prezzo.
Umbria
Due i vini al vertice della produzione di Leonardo Bussoletti, entrambi Ciliegiolo. Il 05035 è un rosso dalla beva strabiliante, succoso e pimpante, dal finale saporito e pulitissimo. Il Ràmici è il vero cavallo di razza: complesso, profondo, elegante, profuma di mora, pepe e non manca un tocco fungino. La bocca è sapida, dall'acidità integrata e di grande scorrevolezza.
Leonardo Bussoletti ha saputo dare lustro all'intero territorio di Narni attraverso il grechetto, il trebbiano e, soprattutto, il ciliegiolo: tre vitigni autoctoni che sono le cultivar di riferimento. Produttore illuminato, ha valorizzato la tradizione vitivinicola umbra senza mai cadere in un approccio nostalgico, ma fedelmente interpretata attraverso vini eleganti e dotati di carattere, sapore e persistenza. Merito della perfetta unione tra tecnica, abilità e passione del vignaiolo. Tutte peculiarità che si ritrovano nel bicchiere.
Il Ciliegiolo Flo '22 è un vino pimpante e gioioso, ha beva fresca e sapida, profuma di more e lamponi e il finale è pulitissimo. Giulia e Francesco guidano la cantina La Madeleine acquisita dai genitori Linda e Massimo d'Alema. La cantina è nata nel 2008, a seguito dell'acquisizione di una vecchia azienda agricola. Poco più di sette ettari vitati ospitano diverse varietà che spaziano tra quelle più tradizionali del territorio a quelle internazionali. La produzione è contraddistinta da uno stile internazionale che descrive una gamma aziendale variegata che comprende bianchi, rossi, rosati e due spumanti Metodo Classico.
Il Ciliegiolo Antichi Cloni nasce grazie a una vecchia vigna, mentre il vino è giovane, succoso e colpisce per il sorso agile e il finale fragrante. L'azienda Zanchi conta la terza generazione di produttori ad Amelia, in provincia di Terni. La conduzione è biologica e la produzione è orientata verso gli autoctoni che vengono vinificati in purezza come ciliegiolo, grechetto, malvasia e trebbiano.
Rustico ma con un buon frutto al centro, il Ciliegiolo '22 evidenzia cenni di sottobosco e tratti terrosi, dal discreto allungo. La famiglia Spalletti gestisce l'azienda Pomario, una bella realtà che si trova al confine tra Umbria e Toscana, nel comune di Piegaro. Si coltivano sia vitigni autoctoni, sia internazionali, seguendo un regime biologico e una filosofia artigiana. Vasta la gamma prodotta che abbraccia le nuove tendenze di bevibilità senza dimenticare la tradizione.
Il Ciliegiolo Marchesi Ruffo della Scaletta profuma di frutti rossi e neri come la prugna, la ciliegia di Vignola, mentre al palato è polposo e avvolgente. Quello dei Ruffo della Scaletta è un grande progetto agricolo umbro su terreni che si estendono per ben 650 ettari. L'azienda è condotta da Rufo Ruffo, alla sesta generazione e l'obiettivo è quello di integrare tradizione e contemporaneità, metodi antichi e innovativi per mantenere l'eccellenza dei risultati.
Fruttato e vivace il Ciliegiolo di Narni, è nitido e dalla spiccata piacevolezza in bocca. Da una tradizione di mastri bottai, negli anni Sessanta, la famiglia Paciacconi titolare dell'azienda Sandonna inizia a piantare vigne negli anni Ottanta fino ad arrivare alla costruzione della nuova cantina nel 2006. Il ciliegiolo e il grechetto sono i vini di riferimento in azienda ideali per sviluppare le potenzialità geologiche e climatiche dell'altopiano in cui nascono e crescono.
Toscana
I profumi del Ciliegiolo Nel Tufo '22, dal nome anch'esso evocativo, rimandano ai piccoli frutti rossi appena maturi e sono accompagnati da un sorso solido e ben articolato, che si muove dinamico, fino a un finale croccante. Un ciliegiolo capace di parlare del territorio da cui nasce, unendo forza ed eleganza. Suscita la sensazione che si prova guardando il profilo delicato di Pitigliano e del suo acquedotto cinquecentesco piantato su uno sperone di tufo a strapiombo.
Un Ciliegiolo in purezza, lo Scampoli '22, di bella definizione aromatica con tocchi di melograno e spezie su fondo balsamico, che in bocca offre un altrettanto convincente sviluppo gustativo: succoso, sapido e godibile, dal finale persistente e ben profilato. Poggio Brigante, posta nei pressi di Magliano in Toscana, è la cantina guidata da Franco Rossi e dal figlio Leonardo, che coltivano una ventina di ettari a vigneto.
Ottimo il Ciliegiolo Silio '22, intensamente fruttato. Montauto si trova nei pressi di Manciano, un areale che in qualche modo identifica un'altra Maremma, diversa da quella dove le viti crescono vicino al mare e il clima è tendenzialmente caldo. Qui, la situazione, anche dal punto di vista dei suoli, è, se non opposta, comunque differente. Il luogo giusto dove Riccardo Lepri ha, da tempi non sospetti, puntato su sauvignon blanc e pinot nero e su una un'impostazione stilistica artigianale del vermentino e del ciliegiolo che guarda sempre all'equilibrio, alla finezza e alla bevibilità.
Non tradisce le aspettative il San Lorenzo '21: questo Ciliegiolo negli anni ha acquisito sempre maggiore definizione. Sotto una scia balsamica si manifestano profumi intensi di mirtillo e confettura di mora, che virano poi su note di liquirizia, cardamomo e sottobosco; all'assaggio è ricco, voluminoso, glicerico, con finale sapido e speziato.
Una scelta di vita importante, coraggiosa, quella dei coniugi Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia. Negli anni il loro impegno e la qualità costante delle produzioni li hanno resi protagonisti del panorama enologico, soprattutto nel comprensorio della Maremma Toscana. Sassotondo si estende per 12 ettari, è la testimone storica del vitigno ciliegiolo, ma anche interprete sensibile delle terre del tufo di Sorano, Pitigliano e Sovana.
Tocco rustico a donare bella personalità al ciliegiolo in purezza Il Poggio '22 di Rascioni e Cecconello, dai profumi di terra, melograno e sottobosco, ad anticipare un sorso sapido, continuo e dal finale croccante.
Il Ciliegiolo Vallerana Alta '22 profuma di mirtillo e mora, ad introdurre una bocca dallo sviluppo agile, goloso e scattante. Antonio Camillo, con grande sensibilità, ha saputo leggere le caratteristiche più profonde del ciliegiolo, la varietà più importante per i suoi vini, ricercandone i diversi toni espressivi nella vigna, anzi nelle vigne. Vari appezzamenti presi in affitto da vecchi contadini nelle zone più remote della Maremma, da Capalbio a Manciano, da Montemerano a Pitigliano, recuperati dal passato e riportati nel presente. Una vera e propria operazione di archeologia viticola, che oggi prosegue con nuovi protagonisti, come il grenache e il carignano.
Dal naso ben giocato sull'incrocio tra piccoli frutti, spezie e tocchi balsamici Il Poderone '21, ciliegiolo in purezza, che in bocca si muove con ritmo e contrasto tra sapidità e rimandi fruttati. La cantina sociale Terre dell'Etruria si muove con un approccio ben concepito, quasi fosse una cantina privata. Solo la produzione di soci selezionati che meglio interpretano le varietà locali, dal sangiovese al ciliegiolo, dal vermentino all'ansonica, contribuisce al catalogo di etichette aziendale. Una gamma di vini piacevoli ma non privi di carattere, eseguita con autorevolezza e capace anche di emergere sia per una piena sintonia con il proprio territorio di appartenenza, sia per una cifra stilistica convincente e contemporanea.