La crisi economica scatenata dalla pandemia da Coronavirus non sembra aver determinato eccessivi scossoni alla produzione nazionale. In questo 2020, infatti, l’Italia produrrà tra 46 e 48 milioni di ettolitri di vino, secondo le stime di Uiv (Unione Italiana Vini), Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e Assoenologi, presentate giovedì 3 settembre in una inedita versione online.
I volumi medi previsti (65 milioni di quintali di uve che, trasformate, danno 47,2 mln/hl di vino) sono inferiori di appena l’1% rispetto al dato ufficiale Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) relativo alle dichiarazioni di produzione di un anno fa: 47,5 mln/hl. E sono al di sotto delle medie del periodo 2015/19 (-4%), pari a 49,1 mln/hl. La raccolta 2020, iniziata in Sicilia a fine luglio, e proseguita in Puglia, Sardegna e Lombardia (con la Franciacorta), entrerà nel vivo a partire da metà settembre e proseguirà a ottobre, per finire a novembre con gli ultimi grappoli negli areali della Valtellina, dell’Aglianico in Campania e dell’Etna.
Leadership italiana
A livello territoriale, il Veneto resta la prima regione per quantitativi, con circa 11 milioni di ettolitri, seguito dalla Puglia (8,5), dall’Emilia Romagna (7,7) e dall’Abruzzo (3,4), che supera una Sicilia che ha davanti ancora una volta il segno meno. Dalle prime quattro regioni arriveranno circa 30 milioni di ettolitri, circa il 65% di tutto il vino italiano.
Spostando lo sguardo al di fuori dei confini nazionali, l’Italia dovrebbe confermare la sua leadership tra i Paesi produttori. Infatti, le previsioni per Francia e Spagna parlano rispettivamente di volumi a 43,4 e 42 milioni di ettolitri. “Il 2020 non è un anno normale e la crisi del Covid-19 rimane per il momento il fattore più influente e dirompente per le aziende vinicole”, ha detto Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité vins (Ceev), ricordando che a livello europeo il 2020 leggermente superiore (+5 mln/hl) rispetto al 2019 per i primi 5 produttori (Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo) e vicina alla media degli ultimi 5 anni. “Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate” ha aggiunto “la vendemmia 2020 entrerà in un mercato ancora fortemente caratterizzato dall'incertezza e dalla destrutturazione provocata dal Covid-19. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa a livello Ue e internazionale. Senza questa ripresa, più che mai, la sostenibilità delle aziende vinicole sarà a rischio”.
Stime difficili per la vendemmia 2020
Il 2020 è un anno particolare, che rende difficile stimare la produzione. Infatti, alla normale aleatorietà dell’andamento climatico di settembre, decisivo per le sorti del raccolto, si aggiungono le incognite legate all’adesione dei produttori alla misura del Governo relativa alla riduzione volontaria delle rese per Dop e Igp (plafond da 100 milioni di euro) e alla gestione delle produzioni che ha portato molti Consorzi di tutela ad abbassare le rese massime dei disciplinari. Nel complesso, si registra una lieve ripresa di volumi al Nord (+3%), mentre Centro (-2%) e Sud (-7%) mostrano segni negativi.
In alcuni casi, come spiegano Uiv, Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e Assoenologi, le riduzioni delle produzioni sono dovute alla combinazione di eventi climatici avversi: caldo eccessivo e mancanza di piogge nei momenti fondamentali per l’accrescimento dei grappoli, ma anche, per l’appunto, a scelte vendemmiali tra cui l’adesione alla riduzione delle rese o alla distillazione di crisi. Anche se, va precisato, che l’effetto di queste misure non è stato, secondo prime stime Mipaaf, quello atteso. Infatti, dei 50 milioni di euro per la distillazione ne sono stati chiesti appena 14 (soprattutto da Marche, Lazio e Puglia), con 36 milioni di euro che resteranno comunque al settore vino. Mentre dei 100 milioni per la riduzione delle rese, come ha spiegato la stessa ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, ne sono stati chiesti 40, con un tesoretto da 60 milioni di euro che l’Italia dovrà spendere obbligatoriamente entro il 31 dicembre, modificando appositamente la normativa (forse in fase di conversione del Dl Agosto).
La qualità delle uve
Al 3 settembre è arrivato in cantina il 20% delle uve e si registra un lieve anticipo di maturazione. Da un punto di vista fitosanitario i vigneti si presentano sani “anche se le precipitazioni degli ultimi giorni impongono un monitoraggio continuo”, ha fatto sapere il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella sottolineando che la qualità delle uve 2020 è giudicata “buona tendente all’ottimo con alcune punte di eccellenza”. I grappoli sinora conferiti sono risultati sani, grazie soprattutto a una attenta gestione del vigneto da parte di produttori ed enologi. L’andamento climatico caldo temperato, senza eccessi di calore e non particolarmente piovoso, accompagnato da buone escursioni termiche tra il giorno e la notte, ha favorito una lenta ma graduale maturazione delle uve. “I primi riscontri analitici evidenziano gradazioni medio-alte e buon rapporto tra zuccheri e acidità, oltre a un interessante quadro aromatico per le varietà bianche e tenori polifenolici medio-alti nelle uve a bacca rossa. Preludio di interessanti e ottimi vini. L’alta qualità e l’eccellenza” ha spiegato Cotarella “saranno gli elementi determinanti per superare il difficile momento che il sistema vino sta vivendo a causa dell’emergenza Covid”.
Il mercato interno
Secondo un primo bilancio del periodo di lockdown e dei mesi successivi, i listini alla produzione hanno registrato stabilità per i vini e per le Dop e Igp maggiormente venduti nella Gdo. Invece, per quei prodotti destinati all’Horeca si è registrato un calo per un mancato assorbimento degli stock di cantina.
La campagna 2019/2020 che si è chiusa a luglio ha registrato, rispetto al 2018/19, un aumento dei listini dei vini da tavola del 2,8%, rispetto a un calo di Igt (-3,6%) e delle Doc (-5,2%). L’andamento dei futuri listini sarà influenzato anche dalle giacenze. Purtroppo, l’Italia parte con 38,5 milioni di ettolitri di stock di vino che risultano in crescita da almeno cinque anni, dai 24 mln del 2015 a quasi 40 milioni del 2020. “Una situazione” come ha sottolineato Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini “che deve far riflettere e che sta preoccupando molte imprese”.
L’export
Dopo un primo trimestre positivo, i cali di aprile e maggio hanno portato l’export italiano di vini e spumanti a limitare i danni a -2,6% in volume e -4% in valore. Si tratta, comunque, del primo calo sensibile dopo vent’anni. Considerando l’andamento positivo di giugno, si attende, pur tra tante incertezze (Brexit e dazi Usa su tutti), una certa ripresa e “un rimbalzo positivo” come ha sottolineato Fabio del Bravo (Ismea).
A preoccupare gli imprenditori, però, sono le battute d’arresto di Usa, Cina e Russia. Nel primo semestre, il commercio internazionale ha perso il 6% a volume e l’11% a valore. “In questo contesto diventa necessario” secondo il presidente di Unione italiana vini, Ernesto Abbona, che si è appellato alla ministra Bellanova “sostenere la ripresa dei mercati e del nostro export con nuovi investimenti, aumentando a 150 milioni di euro per il prossimo triennio la dotazione dell’Ocm Promozione, orientando adeguatamente le risorse e iniziative del patto per l’export e utilizzando rapidamente i fondi non utilizzati nelle ultime misure del Governo a sostegno del settore: riduzione delle rese e distillazione di crisi”.
L’Italia è al lavoro per incrementare i fondi promozione a partire dal dialogo con l’Ue: “Per il vino, non ci sono risorse aggiuntive rispetto ai 300 milioni del Piano nazionale di sostegno” ha detto Joao Onofre, capo dell’Unità vino della Dg Agri presso la Commissione Ue “ma se l’Italia vorrà destinare più soldi alla specifica misura della promozione, potrà farlo senza passare per Bruxelles”. Con lo sguardo al futuro, secondo Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea, occorrerà capire “in che modo l’economia globale ripartirà. Perché se non si riprendono quei Paesi che oggi registrano -15%, come Germania, Usa, Francia significa che non riprenderà la loro domanda d’importazione e che i nostri prodotti potrebbero incontrare difficoltà”.
Il ruolo del digitale e le prospettive future
Invitato a fornire un commento sulla situazione attuale, il presidente del Gambero Rosso, Paolo Cuccia, ha sottolineato come l’esperienza del Covid abbia insegnato a tutti “che occorre accelerare sul digitale” (il Gambero Rosso ha appena inaugurato il canale tv internazionale) ma ha anche rassicurato sulla grande voglia di ripartire delle imprese: “Abbiamo prenotazioni per i nostri eventi esteri decisamente superiori agli altri anni e anche gli studi delle maggiori società internazionali di consulenza danno il vino come bene che dovrebbe registrare un rimbalzo positivo nei prossimi anni”. Cuccia ha insistito sul tema strategico della formazione in funzione del marketing e dell'export: “È la variabile chiave per molte grandi e piccole aziende, che stanno dimostrando di saper crescere. E lo si potrà fare solo se si avranno adeguate capacità manageriali. L’Italia” ha concluso “ha vini straordinari, ma ancora con prezzi non ancora all’altezza di una qualità che sta crescendo costantemente, come dimostrano anche i risultati della Guida Vini d’Italia 2021 che sarà lanciata il prossimo 16 ottobre”.
Vino e Horeca
La delicata simbiosi tra vino di qualità e ristorazione è stata rimarcata dalla ministra Teresa Bellanova, che spera negli effetti della misura destinata alla ristorazione, inserita nel Dl Agosto, per un valore di 600 milioni a fondo perduto: “A una sola condizione: acquisti di prodotto made in Italy. Una misura importante” ha detto la ministra intervenendo nel dibattito online “capace di generare fatturato pari al quadruplo dell’importo destinato a ciascuna impresa, e che evidentemente avrà un effetto virtuoso proprio sul vino e proprio nei segmenti di eccellenza particolarmente colpiti dalla crisi. Adesso, per il rilancio, puntiamo su export e internazionalizzazione, definendo strategie che dovranno vedere strettamente alleate e coese la filiera istituzionale e la filiera produttiva”.
L’andamento climatico dell’annata 2019-2020
Dopo un novembre e un dicembre con piogge abbondanti, i mesi di gennaio e febbraio sono risultati molto miti e con precipitazioni scarse. Marzo ha goduto di una piovosità in genere abbondante con temperature nella norma (ad eccezione della gelata del 24 marzo). Temperature miti e piovosità scarsa hanno caratterizzato aprile e maggio, mentre giugno ha presentato temperature lievemente inferiori alla norma con piovosità abbondante. Condizioni che si sono mantenute anche a luglio al Nord, mentre al Centro-Sud la piovosità è stata scarsa. Il termometro di agosto ha registrato massime e minime oltre la norma, con scarsa pioggia, salvo eccezioni a carattere locale su Lombardia centro-orientale, Piemonte sud-occidentale, Marche, Salento, Basilicata e Calabria. Condizioni simili alle estati di fine millennio con limitati giorni caldo-afosi e ondate di calore precedute da sporadici fenomeni temporaleschi. L’estate 2020 è stata caratterizzata dall’anticiclone delle Azzorre, che ha limitato quello africano, protagonista delle ultime stagioni. Un quadro che porta con sé il rischio di infiltrazioni di aria più fresca, con possibilità di tempo instabile.
a cura di Gianluca Atzeni
Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri del 3 settembre
Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. È gratis, basta cliccare qui